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Volpiano, l’ultima patronale di don Marco finisce tra accuse e imbarazzi

Una messa tra accuse e tensioni: il commiato polemico di don Marco a Volpiano scuote la comunità parrocchiale

Volpiano, l’ultima patronale di don Marco finisce tra accuse e imbarazzi

don Ghiazza

Volpiano nel giorno dei Santi Patroni Pietro e Paolo tra i canti solenni di una Messa gremita come ogni anno, è andata in scena quella che molti parrocchiani definiscono ormai senza esitazioni una resa dei conti. Non spirituale, ma tutta terrena. Sul pulpito, don Marco Ghiazza, parroco in partenza – a settembre si trasferirà a Moncalieri – ha colto l’occasione della sua ultima patronale per lanciare accuse che hanno lasciato attoniti i presenti.

Il bersaglio? Il suo predecessore, don Claudio Bertero. Non una frecciata, non un’allusione. Ma un attacco diretto, verbale, frontale. L’accusa: mala gestio nella conduzione economica della parrocchia. Un’accusa vecchia, certo, ma stavolta rilanciata nel giorno più solenne dell’anno liturgico per la comunità, davanti a una navata gremita.

De zuanne

Emanuele De Zuanne

Ma il vero colpo di scena è arrivato quando don Marco ha trascinato nella sua requisitoria un nome che fino a quel momento nessuno si sarebbe aspettato di sentire durante un’omelia: Emanuele De Zuanne, ex sindaco del paese, presente in chiesa come da tradizione. Il suo coinvolgimento, inserito nel racconto delle “presunte malefatte” dell’amministrazione precedente della parrocchia, è piombato nella celebrazione come una pietra. De Zuanne non ha potuto replicare. In chiesa non si può. E così si è trovato pubblicamente esposto, indicato, senza alcuna possibilità di parola.

La reazione dei fedeli? Uno sguardo, un respiro trattenuto, un silenzio che pesava più di mille commenti. Uscendo dalla chiesa, qualcuno ha scosso la testa, altri hanno provato a trovare giustificazioni: “Forse doveva togliersi un peso”, han detto in tanti a bassa voce. Ma la maggior parte dei presenti non ha avuto dubbi: “Non era il luogo. E soprattutto non era il momento.”

Perché l’omelia di don Marco, in quello che avrebbe dovuto essere un giorno di fede, appartenenza e comunità, ha diviso, ha ferito, ha incrinato. Non è la prima volta che il parroco denuncia problemi gestionali del passato. Ma che lo faccia nel cuore della patronale, sotto gli occhi di tutta Volpiano, e trascinandoci dentro anche l’ex primo cittadino, rappresenta un salto di tono, se non un salto nel vuoto.

C’è chi ha parlato di scorrettezza ecclesiale, chi di mancanza di carità fraterna, chi più semplicemente di una triste caduta di stile. Anche perché, a volerla leggere con malizia, la scena assomigliava più a una conferenza stampa di commiato con attacco finale che a una celebrazione eucaristica. La Messa come palcoscenico. Il microfono come pulpito giudiziario. I fedeli come pubblico muto.

E ora? Nessuna replica da don Claudio Bertero. Nessuna replica – per ora – da parte di De Zuanne, che in paese continua a godere di una certa stima personale. Ma la ferita è aperta. Si parla di “parrocchia spaccata”, di “comunità confusa”, di “epilogo amaro”. E di una domanda che serpeggia tra i fedeli: chi raccoglierà ora i cocci?

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