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Ivrea in azione

I giovani fanno rumore? Lasciateli vivere

I giovani di Ivrea tra tradizione e modernità: difendiamo la vivacità estiva e il diritto alla socialità

I giovani fanno rumore? Lasciateli vivere

I giovani fanno rumore? Lasciateli vivere

C’è chi li chiama schiamazzi, chi disturbo della quiete pubblica. E poi ci sono quelli che, con un sospiro nostalgico, ricordano le loro notti d’estate tra brindisi, motorini e risate fino a notte fonda. A Ivrea, negli ultimi tempi, si è acceso un dibattito - diciamocelo - un po’ bigotto sui giovani che animano le serate del centro, tra via Palestro e le vie limitrofe, colpevoli di turbare la tranquillità di chi dorme.

La verità è che d’estate, le finestre si spalancano e insieme all’aria fresca entrano anche i suoni di chi sta fuori. Motorini, voci, musica. Fastidio per alcuni, normalità per altri. Ma davvero siamo arrivati al punto da scandalizzarci per ciò che, da sempre, è la colonna sonora dell’estate in città? Davvero c’è chi dimentica com’erano le notti di Ivrea qualche decennio fa?

Chi oggi si lamenta, ieri probabilmente festeggiava una vittoria al torneo di calcetto, brindava in compagnia, si stringeva attorno a una chitarra in piazza. E allora, cosa è cambiato? Nulla, se non lo sguardo con cui si osserva la gioventù. Uno sguardo impaziente, stanco, talvolta infastidito di chi non ricorda più cosa voglia dire essere giovani. Eppure, proprio quelle esperienze condivise hanno contribuito a costruire la nostra identità collettiva.

giovani

Sia chiaro: il rispetto è un valore imprescindibile. Ma un conto è pretendere equilibrio tra diritto al riposo e socialità, un altro è trasformare ogni sera d’estate in un bollettino di guerra tra generazioni. I ragazzi di oggi non fanno nulla di diverso da ciò che abbiamo fatto noi. Non sono più rumorosi, né più maleducati. Sono semplicemente... giovani. Ed è naturale che la sera escano, si incontrino, vivano. È naturale che facciano un po’ di rumore: il rumore della vita.

Se davvero qualcuno cerca silenzio assoluto, forse dovrebbe interrogarsi se il centro storico di una città sia il luogo giusto dove cercarlo. O forse dovrebbe provare a ricordare quanto rumore faceva in gioventù.

La socialità è il cuore pulsante di ogni comunità sana. Dove si ride, si parla, ci si incontra, lì c’è crescita. Lì c’è futuro. È nostro compito, oggi più che mai, garantire ai ragazzi uno spazio sicuro, aperto, vivo. Dove possano essere se stessi, creare legami, costruire ricordi.

Smettiamola di demonizzare ciò che non controlliamo. I giovani hanno diritto alla città. Come noi lo avevamo ieri. Offriamo loro occasioni, contesti, stimoli. E magari, qualche panchina in più, qualche iniziativa pensata davvero per loro, qualche luogo dove poter stare senza sentirsi un problema.

Perché la giovinezza, prima che passare, suona. E chi vuole solo silenzio, forse, ha smesso di ascoltare.

W l’estate, W i giovani! Non spegniamo il loro entusiasmo. Diamo voce alla città che vive, che si anima, che respira. Perché in fondo, la vera domanda è questa: vogliamo una città viva o una città muta?

Ivrea ha bisogno di futuro. E il futuro fa rumore.

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