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28 Giugno 2025 - 11:18
Le tre studentesse
Con l’esame di maturità ormai alle porte, per molte ragazze e ragazzi è tempo di guardare avanti, immaginare un domani e cominciare a costruirlo. Abbiamo incontrato tre studentesse del Canavese, pronte a chiudere il capitolo delle scuole superiori per iniziarne uno nuovo, altrettanto incerto quanto pieno di speranze. Provengono da istituti diversi — l’I.I.S. Federico Albert di Lanzo Torinese, l’I.I.S. Fermi–Galilei e il Tommaso D’Oria di Ciriè — ma tutte e tre hanno una cosa in comune: il desiderio di trovare la propria strada, senza rinunciare ai sogni.
Lara Ramondino, classe 2006, vive a Balangero e frequenta il liceo scientifico sportivo “Galilei” di Ciriè. Quando era in terza media, la scelta dell’indirizzo fu abbastanza naturale: giocava a pallavolo da anni, e la proposta sperimentale del liceo sportivo le sembrò perfetta. Oggi, alla fine del suo percorso, si dice “abbastanza soddisfatta”. Non nega le difficoltà.
“È stato un cammino lungo, impegnativo, ma anche bello - ci dice - L’unica cosa che mi ha lasciato perplessa sono stati i progetti di educazione fisica: molti si sono ripetuti e, nel tentativo di farne più possibile, il tempo dedicato a ogni sport era troppo ridotto per approfondirlo davvero.”
Quei progetti, però, hanno comunque lasciato un segno.
“Uno dei momenti più interessanti è stato l’incontro con un osteopata sui traumi sportivi. Già prima pensavo a un’università in ambito medico, ma quell’esperienza ha rafforzato l’idea.”
Ora è combattuta tra medicina, fisioterapia e osteopatia, ma sa già che — “per comodità e vicinanza” — preferirebbe restare in Piemonte, idealmente a Torino. L’Erasmus? “Per ora non ci penso, ma non escludo che in futuro possa cambiare idea.”
Nonostante l’attualità del tema, nel suo liceo non sono stati organizzati veri e propri incontri con le università. “Sarebbero stati molto utili. Alcune attività erano anche interessanti, ma avere un panorama più chiaro del mondo universitario sarebbe stato decisamente meglio.”
La storia di Giorgia Nonnis, che preferisce farsi chiamare Alex, è diversa. Diciottenne, residente a Ciriè, oggi frequenta la quinta B del liceo linguistico ESABAC all’Albert di Lanzo, ma all’inizio il suo cammino era partito altrove.
“Ero al liceo Juvarra di Venaria, poi ho cambiato - racconta - Cercavo un ambiente in cui potessi crescere davvero, anche a livello personale. All’Albert ci sono riuscita: i professori sono stati capaci di tirare fuori il meglio di me.”
La scelta del linguistico è nata da un desiderio preciso: “Volevo imparare le lingue per poter viaggiare senza timori, con più autonomia.” Dopo anni di studio, si dice “più soddisfatta che mai”.
Il valore aggiunto? “I rapporti umani. All’Albert si cresce come persone, non solo come studenti.”
Per il futuro ha le idee chiare: iscriversi a Scienze della Comunicazione, specializzarsi in marketing, e magari un giorno lavorare nella pubblicità o nel design. “Mi ha sempre affascinato quel mondo. E preferisco l’università di Torino, che mi permetterà di mantenere una vita sociale attiva, cosa che una facoltà telematica non garantisce.”
E se le chiedi se sogna l’estero, risponde con sincerità: “Per ora resto in Italia. Voglio stare vicina agli amici e alla famiglia, ma non escludo un trasferimento in futuro.”
Anche il suo istituto ha cercato di accompagnare gli studenti nella scelta post-diploma. All’inizio dell’anno, era stata data la possibilità di andare al Salone dello Studente di Torino, anche se molte delle realtà presenti erano private. In seguito, è stata organizzata una giornata di orientamento interna, aperta sia a chi voleva continuare a studiare sia a chi puntava a entrare subito nel mondo del lavoro. “Inoltre, la scuola ha condiviso sul registro elettronico tutte le date degli open day delle università, così ognuno poteva informarsi autonomamente.”
Infine Elisa Crivello, di San Maurizio, iscritta all’indirizzo sociosanitario del Tommaso D’Oria. “Ho scelto questa scuola perché offriva più stage rispetto ad altri istituti. E mi attiravano molto le prospettive lavorative.”
Le esperienze sul campo non sono mancate: Elisa ha lavorato con bambini nelle scuole dell’infanzia e con anziani nelle RSA, assistendo anche i fisioterapisti. “Le attività che ho amato di più sono quelle con i bambini. Facevamo pittura, giochi, li seguivamo nella loro quotidianità.”
Oggi ha capito cosa le piacerebbe fare davvero: diventare educatrice.
L’esperienza più forte?
“La visita al carcere minorile Ferrante Aporti. Mi ha segnato. Da lì ho deciso di iscrivermi a Scienze dell’Educazione, a Torino.”
Il suo sogno è chiaro: “Voglio aiutare gli altri. Vorrei stare accanto ai minori in difficoltà, quelli in situazioni di disagio, e provare a fare la differenza.”
A differenza delle altre, Elisa all’inizio non era convinta di proseguire con gli studi e per questo non ha partecipato agli incontri di orientamento. Ma oggi è certa della sua scelta. E sogna anche un futuro all’estero: “È sempre stato un mio desiderio, fin da piccola.”
Tre ragazze, tre percorsi diversi, tre storie che si incrociano in un punto comune: la voglia di sognare in grande. In queste scelte, i progetti scolastici, gli stage e le attività extracurricolari hanno giocato un ruolo fondamentale. Quando la scuola funziona, non forma solo studenti, ma persone capaci di immaginare un futuro. E, un passo dopo l’altro, cominciare a costruirlo.
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