Cerca

Attualità

Marsan, Castello conferma l'ipotesi dormitorio: ma è ancora tutto da decidere. Intanto i cittadini preoccupati per l'amianto fondano un comitato

L'amministrazione comunale fa l'ennesima marciaindietro sul dormitorio di via Nino Costa: non chiude il 30 giugno. Resta aperto fino al 31 dicembre

Marsan, Castello conferma l'ipotesi dormitorio: ma è ancora tutto da decidere. Intanto i cittadini preoccupati per l'amianto fondano un comitato

Marsan, Castello conferma l'ipotesi dormitorio: ma è ancora tutto da decidere. Intanto i cittadini preoccupati per l'amianto fondano un comitato

Ci sono città dove il tempo scorre. E poi c’è Chivasso, dove il tempo si attorciglia. Si avvolge come l’edera attorno a certe promesse mai mantenute, come quella della demolizione della scuola Marsan, l’“amianto school” che da otto anni torna ciclicamente a infestare i verbali del Consiglio comunale.

Siamo nel 2025. La scuola è ancora lì. Chiusa dal 2019 per la presenza di amianto, dichiarata “da abbattere” dallo stesso sindaco Castello fin dal 2017. Ma ancora in piedi. Ancora protagonista. E, udite udite, oggi potenziale nuova sede del dormitorio pubblico. Proprio così.

Il cortocircuito è totale. Perché mentre il bilancio previsionale 2025–2027 del Comune tagliava i fondi al dormitorio pubblico di via Nino Costa (destinato a chiudere il 30 giugno, ma la storia è cambiata), e mentre l’amministrazione ipotizzava vagamente “nuove soluzioni”, si faceva largo – con insistenza crescente – l’ipotesi Marsan.

E lì, il caso è riesploso.

Claudia Buo consigliera comunale di Liberamente Democratici

Nel Consiglio comunale di mercoledì 25 giugno è stata Claudia Buo, consigliera di Liberamente Democratici, a rompere gli indugi. La sua interrogazione ha riportato al centro del dibattito la contraddizione madre: come può un edificio chiuso da anni per amianto – vetusto, non a norma, con impianti obsoleti e sprovvisto di docce e spogliatoi – essere oggi ipotizzato come sede per un dormitorio?

La Buo ha puntato il dito anche su un altro dettaglio non irrilevante: nel Documento Unico di Programmazione 2024–2026, la scuola Marsan veniva indicata da demolire, con tanto di stima: 446.000 euro. Nessun cenno al dormitorio.

E allora, cosa è cambiato?

L’interrogazione ha riportato anche una nota tecnica datata aprile 2025 dello Studio Comola e indirizzata all’ingegner Fabio Mascara (dirigente del settore Governo del Territorio), in cui si apre alla possibilità di un uso parziale dell’edificio. Ma solo a patto di mettere in sicurezza le zone contaminate, escludere l’accesso alle aree non fruibili, informare dettagliatamente chiunque venga coinvolto nella gestione. Il tutto in un quadro che, secondo il Programma Amianto Rev. 3, fotografa oltre mille metri quadri di materiali contenenti amianto.

La consigliera ha poi contestato la mancata pubblicazione dei dati analitici del 2022, chiedendo spiegazioni sulla loro assenza e sulle modalità di monitoraggio. Ha sottolineato che, nei nuovi rilevamenti del 2025, il limite di rilevazione delle fibre aerodisperse è salito da 0,08 a 0,27 ff/l, compromettendo – a suo dire – la comparabilità e la trasparenza dei dati nel tempo.

Ultimo ma non ultimo, l’aspetto economico: “Nel 2024 erano stati stanziati 56.000 euro per il dormitorio, dimezzati a 28.000 nel 2025, completamente azzerati nel 2026 e nel 2027. Ma sulla Marsan, in alternativa, si ipotizza un intervento da 1,5 milioni. Dove sono le priorità?”.

Insomma, Buo c'ha messo il carico pesante. Come ha risposto il sindaco Claudio Castello? Ovviamente, con una "supercazzola" delle sue.

Nel suo lungo intervento, il primo cittadino ha letto un documento zeppo di passaggi tecnici, riferimenti a delibere, richiami normativi, senza però offrire una risposta netta sul punto chiave: che fine farà la Marsan?

«La posizione ufficiale dell’Amministrazione sul futuro della ex scuola Marsan è riportata nei documenti programmatori dell’Ente. Il nostro obiettivo strategico è attivare tutte le azioni possibili per procedere a una sua riqualificazione».

Peccato che questa “riqualificazione” sia sospesa tra sei scenari ipotetici elencati nel Docfap (Documento di fattibilità delle alternative progettuali): demolizione con vendita del terreno, demolizione per costruire edilizia pubblica, area verde, parcheggi, residenza per studenti con coworking o – ultima ipotesi – riutilizzo dell’immobile esistente per servizi del terzo settore.

Un ventaglio di possibilità, insomma. Ma zero decisioni.

Nel frattempo, «tutti i controlli strumentali previsti sono stati effettuati», ha assicurato Castello, «non sono emersi pericoli per la salute pubblica», e i campionamenti – ha aggiunto – non hanno rilevato dispersioni pericolose di fibre di amianto. Tutti i laboratori incaricati, ha detto, applicano i limiti stabiliti dal decreto ministeriale del 6 settembre 1994, e nel 2022 il valore registrato era di 0,27 fibre per litro.

«Tutti i soggetti che hanno visitato l’immobile sono stati informati», ha precisato, aggiungendo che «il Politecnico di Torino ha rinunciato alla riqualificazione per l’indisponibilità dei fondi PNRR».

E il dormitorio? «Non sono ancora stati acquisiti i pareri formali da Asl e Arpa per l’utilizzo notturno e continuativo dell’edificio, ma il parere tecnico favorevole è stato ottenuto». Tuttavia, «non sono allocate somme a bilancio per impianti igienico-sanitari, docce, spogliatoi».

In sintesi: si sta ancora “valutando tutto”.

Nel frattempo la Giunta comunale ha approvato una delibera che cambia tutto: il dormitorio pubblico di via Nino Costa non chiuderà il 30 giugno, come previsto nel bilancio approvato a febbraio. Resterà aperto fino al 31 dicembre 2025, in attesa di nuove soluzioni organizzative.

La decisione arriva dopo mesi di incertezza, polemiche e interrogativi. Il documento – firmato dal sindaco Castello e approvato all’unanimità dalla Giunta – specifica che la proroga è subordinata al rinnovo della concessione dei locali da parte del C.I.S.S., ma sottolinea la volontà politica di mantenere il servizio attivo almeno fino a fine anno.

Un colpo di scena, considerato che – fino a pochi giorni prima – l’orientamento era opposto.

I cittadini si organizzano: nasce il Comitato “Nord Ferrovia”

Mentre la politica tergiversa, i cittadini reagiscono. Il 25 giugno è nato il Comitato Spontaneo di Quartiere “Nord Ferrovia”, un gruppo apartitico che si propone di dare voce alle esigenze degli abitanti della zona nord della ferrovia, una delle più popolate di Chivasso ma, secondo i promotori, “troppo spesso ignorata dalle scelte amministrative”.

Cittadini che fanno parte del Comitato Spontaneo Nord Ferrovia

Tra le priorità segnalate:
– la riqualificazione dell’ex scuola Marsan,
– l’accessibilità alla passerella di via Caluso, con l’installazione di ascensori,
– l’apertura di una farmacia di quartiere, oggi inesistente.

“Vogliamo essere ascoltati – spiegano – non per protestare, ma per proporre. Chiediamo un confronto diretto e trasparente con l’amministrazione, affinché anche il nostro quartiere venga incluso nelle scelte strategiche per il futuro della città”.

Il comitato, coordinato da Andrea Rigoni con il supporto di Alessandro Francia, Raffaella Actis Dato e Rosario Tarantino, ha già avviato una rete civica attiva e lanciato canali social per raccogliere proposte e segnalazioni.

La Marsan è solo un simbolo. Ma quello che racconta – oggi più che mai – è una distanza sempre più ampia tra la città che amministra e la città che vive. Tra la Chivasso delle delibere e quella della gente che aspetta risposte.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori