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Direttissima della Mandria: la strada della morte...

Tragedia e polemica sulla Direttissima della Mandria: incidenti, promesse disattese e un dibattito infuocato sui social

Direttissima della Mandria: la strada della morte...

Direttissima della Mandria: la strada della morte...

Ancora un incidente. Ancora una corsa disperata verso l’ospedale. Ancora una polemica. La Direttissima della Mandria, il lungo rettilineo che collega Cafasse a Fiano, è tornata tristemente sotto i riflettori lo scorso 22 giugno per uno scontro frontale devastante tra una Jeep Renegade e una Renault Kadjar. Tre i feriti, tra cui una donna in condizioni critiche, ancora ricoverata al CTO di Torino. Una tragedia che si è consumata nel tratto più veloce e pericoloso della zona. Quello dove da anni si corre troppo. E si promette troppo.

A nulla sono serviti appelli, comunicati, sopralluoghi, incontri istituzionali. Le promesse sono rimaste tali. Nessun autovelox, nessun intervento strutturale, nessun deterrente. Solo disastri e rabbia. E come spesso accade, la rabbia si è riversata tutta sui social, trasformando il dolore in sfogo, la paura in accuse, la frustrazione in un’arena digitale.

C’è chi se la prende con gli automobilisti: “Non è la strada, sono gli imbecilli al volante!”. E chi ribatte: “Il pericolo è la gente, non la strada, ignoranti”. Opinioni opposte, ma figlie della stessa esasperazione. Perché quella strada, chi la percorre ogni giorno, la conosce bene: bastano pochi secondi per trasformare una disattenzione in tragedia.

Non mancano gli appelli mai esauditi: “Un velox a 70 e si risolve tutto”, scrive qualcuno. Ma c’è anche chi contesta l’idea stessa dei limiti: “Chi va piano è d’intralcio, chi ha fretta deve poter sorpassare!”. E da lì, via alle schermaglie: ortografia contro velocità, sarcasmo contro buon senso. C’è chi corregge la grammatica dei post altrui con l’aggressività di un insegnante esasperato, chi ironizza: “Che mandria era, di vacche o di asini?”. Persino il tono degli utenti diventa parte del caos, come se tra una battuta e un insulto si potesse risolvere qualcosa.

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In mezzo a tutto questo, una donna è rimasta incastrata tra le lamiere. Per liberarla, i vigili del fuoco di Lanzo, Mathi e Torino hanno usato cesoie e divaricatori idraulici. È stata stabilizzata sul posto e portata in elicottero al CTO. La strada, per ore, è rimasta chiusa. Il traffico è andato in tilt. I carabinieri di Fiano hanno eseguito i rilievi. Ma già pochi minuti dopo, mentre i mezzi di soccorso erano ancora sul posto, l’incidente era diventato oggetto di commento. Di divisione. Di dimenticanza programmata.

Eppure è sempre la stessa storia. Dal 2018 al 2022, lungo la SP1 — che comprende anche la Direttissima della Mandria — si sono registrati 108 incidenti, con 9 morti e 138 feriti. Un bollettino da zona di guerra. Nel 2017, dopo l’ennesimo decesso, si parlava finalmente di autovelox fissi, con il sostegno dei sindaci di Fiano e Robassomero. Ma la macchina burocratica, come spesso accade, ha impantanato tutto: pareri, competenze, autorizzazioni. E nel frattempo, il nulla.

Sette anni, decine di feriti, chilometri di parole. Ma nemmeno un misuratore di velocità. Perché?

Il rischio è che se ne parli solo dopo l’ennesimo incidente. Che si commenti, si litighi, si dimentichi. Come sempre. Finché un altro frontale, un altro ricovero, un altro sfogo social non ci ricorderà che la Direttissima è ancora lì, dritta come una lama. Pronta a colpire di nuovo. E chi dovrebbe disinnescarla, continua a guardare altrove.

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