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Ivrea parla (anche) francese. Cresce il turismo e la città riscopre se stessa

Dai pernottamenti in aumento alle visite al Visitor Centre, dal castello riaperto alla canoa sulla Dora, dai laghi alla Via Francigena: Ivrea cambia pelle e si propone come meta viva, accogliente, sorprendente. E tra i turisti stranieri, i più affezionati arrivano dalla Francia

Ivrea parla (anche) francese. Cresce il turismo e la città riscopre se stessa

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Ivrea non è più soltanto la città della battaglia delle arance e dell’ingegno olivettiano. C’è un’altra Ivrea che cresce in silenzio, mese dopo mese, cifra dopo cifra, pernottamento dopo pernottamento. È l’Ivrea che inizia a essere visitata, cercata, scelta. Non più per caso, ma per volontà. È l’Ivrea che riscopre se stessa patrimonio UNESCO e decide di investire, finalmente, nella propria bellezza, nella propria identità e nella propria anima. E i numeri, questa volta, non mentono.

Nel 2023, secondo i dati ufficiali dell’Ufficio Tributi, i pernottamenti dichiarati ai fini dell’imposta di soggiorno sono stati 45.704, con 26.565 ospiti e un gettito totale per il Comune di 66.266 euro. Nel 2024, alla stessa data, si è arrivati a 48.306 pernottamenti, 29.218 ospiti e 87.261 euro incassati.

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Un balzo in avanti netto, un incremento dell’11% in termini di ospiti e del 31,6% per quanto riguarda le entrate. Tradotto: più persone dormono a Ivrea e sono disposte a pagare di più per farlo. È il segnale che la città ha smesso di essere semplicemente luogo di passaggio, per diventare destinazione. Una vera e propria tappa, non solo una fermata.

A spingere questa crescita sono soprattutto i mesi primaverili ed estivi. Tra maggio e agosto 2024, i pernottamenti hanno toccato punte superiori ai 15.000 per trimestre, con introiti che sfiorano i 30.000 euro in pochi mesi. Il trend è chiaro, solido, continuo. Ma sarebbe miope fermarsi solo ai numeri delle imposte. Perché il motore del rilancio turistico di Ivrea si muove altrove. E si chiama Visitor Centre.

Il piccolo centro accoglienza situato in via Jervis, all’ingresso del sito UNESCO, ha registrato nei primi sei mesi del 2024 una media di oltre 1.300 ingressi mensili, con picchi a febbraio (1.183), marzo (1.377), aprile (1.502), maggio (1.451) e giugno (1.405). Numeri che nel 2022 erano impensabili. Basti pensare che a febbraio 2022 gli ingressi erano stati solo 298, meno di un quarto di quelli attuali. Questo significa che chi arriva a Ivrea non si limita a dormire, ma cerca informazione, cultura, comprensione. E si ferma a esplorare.

Le provenienze confermano una vocazione ancora fortemente nazionale. Nell’estate 2023, il 67% dei turisti erano italiani, seguiti da francesi (11,7%), spagnoli (3,8%), tedeschi (2,7%), svizzeri (2,3%), olandesi (2,2%), britannici (2,1%) e poi a scalare il resto d’Europa. I dati sui visitatori stranieri provenienti da fuori Unione Europea sono ancora marginali, ma in crescita.

Infine sui passaggi rilevati all’Ufficio del Turismo. Mostrano che la curiosità per Ivrea è alta. A febbraio 2024, ad esempio, si sono contati 1.108 passaggi, in crescita rispetto all’anno precedente. Le email e le telefonate sono in leggera diminuzione, ma probabilmente perché chi arriva a Ivrea lo fa di persona, non più solo virtualmente.

Ivrea è ancora una meta “da scoprire”, e lo sta facendo soprattutto grazie a una nuova narrazione.

La città, infatti, non si sta promuovendo solo come sito industriale del XX secolo. Al contrario, ha scelto di aprire le proprie porte alla storia medievale, alla natura, allo sport e all’outdoor. È tornato finalmente accessibile al pubblico il Castello di Ivrea, uno dei simboli più fotografati della città, per troppo tempo chiuso, dimenticato, lasciato in disparte. Oggi il castello vive con visite guidate e aperture straordinarie e anche questo contribuisce a ridargli un ruolo centrale nell’immaginario collettivo.

Ma non è solo questione di mattoni e memoria. C’è un altro turismo che bussa alle porte di Ivrea. Quello della Via Francigena, che attraversa la città portando con sé camminatori, pellegrini, amanti della lentezza e della spiritualità. Un turismo silenzioso, che non fa rumore, ma che genera valore. E chi cammina cerca accoglienza, piccole strutture, locande, botteghe. E qui il centro storico può giocarsi le sue carte.

Il centro storico, appunto, a cominciare da via Arduino. Per anni svuotata da politiche poco lungimiranti e dalla concorrenza dei centri commerciali, oggi tenta la risalita, con eventi mensili organizzati dai commercianti riuniti in Sbam, un'associazione che fa rumore.

A sostenere questa nuova immagine contribuiscono il festival letterario "La Grande Invasione" e la patronale di San Savino, che richiama ogni anno centinaia di "amici del cavallo". Infine la valorizzazione del paesaggio. Ivrea è al centro del Parco dei 5 Laghi, un unicum ambientale che collega la città a cinque specchi d’acqua: Sirio, Pistono, Nero, Campagna e Montalto. Un sistema di percorsi a piedi e in bicicletta che intercetta un turismo sempre più sensibile all’ambiente, alla sostenibilità, al benessere. E poi c’è il fiume Dora Baltea, che con le sue rapide ospita gare di canoa internazionali e attrae atleti da tutta Europa.

Ivrea, insomma, non è più solo una città da visitare: è un luogo dove vivere esperienze. Il paesaggio, la cultura, il cibo, le storie. Tutto inizia a parlare lo stesso linguaggio.

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“Le interazioni crescono, le presenze aumentano, l’identità si ricompone. Ivrea non è perfetta, ha ancora molto da fare. Ma oggi può dire, con cognizione, di essere una città turistica in cammino...” commenta l’assessore Massimo Fresc, peraltro titolare di un Bed and Breakfast.

E il cammino, in una città che è anche tappa della Via Francigena, è la metafora perfetta per raccontare una rinascita lenta, concreta, duratura. Una rinascita che non si limita a un picco stagionale, ma che si radica, si stratifica e si struttura. Perché dietro ogni arrivo, ogni pernottamento, ogni timbro sulla credenziale del pellegrino, c’è un pezzo di identità che torna a casa. E questa volta, casa si chiama Ivrea.

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