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26 Giugno 2025 - 10:35
Nuova truffa su WhatsApp: la finta multa. Ecco come difendersi
Non servono più telefonate insistenti o malintenzionati che si presentano alla porta di casa. Oggi le truffe arrivano in silenzio, via messaggio, e si presentano con toni credibili, riferimenti normativi, link ben camuffati e tempistiche strette. La più recente delle numerose truffe su WhatsApp è quella della finta multa per la violazione della ZTL.
Il messaggio imita una comunicazione istituzionale, cita l’articolo 7 del Codice della Strada e parla di una sanzione da 196 euro, che potrebbe salire a 468 in caso di ritardo nel pagamento. Il tutto condito da un’offerta di “sconto” per chi paga subito.
Si tratta di un inganno costruito con attenzione per sembrare autentico. L’obiettivo è spingere la vittima a cliccare su un link, che non porta a un sito ufficiale ma a una pagina creata dai truffatori, dove l’utente inserisce i propri dati bancari, credendo di regolarizzare una violazione mai commessa. Il messaggio arriva da un numero sconosciuto, non legato ad alcun ente pubblico. Eppure, riesce a colpire per l’aspetto apparentemente professionale e per la pressione che induce.
Chi ha maggiore dimestichezza con il web e con i rischi digitali può intuire la truffa già dai primi segnali: le multe non vengono mai notificate via WhatsApp, ma solo attraverso raccomandata, posta elettronica certificata o app istituzionali come IO. Nessun ente locale o nazionale utilizza chat private per comunicare sanzioni amministrative.
Immagine di archivio
Ma non tutti riconoscono l’inganno in tempo, soprattutto anziani o persone poco esperte. Ed è per questo che truffe simili continuano a diffondersi. La falsa multa è solo uno dei tanti esempi.
Da mesi circola anche la truffa del “pacco in giacenza”, un messaggio apparentemente inviato da un corriere noto, che informa l’utente di una spedizione da sbloccare dietro pagamento di pochi euro. Il link contenuto nel messaggio porta a un sito che chiede i dati della carta di credito, ma l’unico esito è l’attivazione di prelievi illeciti o abbonamenti mai richiesti.
Molto diffuso anche l’inganno delle false e-mail da parte di banche o Poste Italiane, con cui si chiede di “verificare un’anomalia” o “autenticare un’operazione sospetta”. In realtà, le credenziali inserite sul sito fasullo vengono immediatamente registrate dai criminali, che le usano per accedere al conto dell’utente e prelevarne il contenuto.
Un altro stratagemma ben collaudato è la truffa affettiva, nota anche come “figlio in difficoltà”. Il truffatore scrive fingendosi un parente – spesso un figlio – che dice di aver cambiato numero e chiede aiuto economico urgente per un imprevisto. Il tutto con toni preoccupati e affettuosi, che innescano un meccanismo emotivo difficile da spezzare. In molte occasioni le vittime, convinte di aiutare un familiare, effettuano bonifici senza sospettare nulla.
Non mancano i messaggi relativi a finti rimborsi dell’Agenzia delle Entrate, in cui si promette un accredito su IBAN, purché si compili un modulo con dati bancari e anagrafici. Anche in questo caso, la comunicazione è strutturata con cura e fa leva su un linguaggio formale per sembrare ufficiale.
Recentemente si sono registrati anche falsi avvisi INPS, con l’invito a scaricare documenti pensionistici o a visualizzare arretrati. Il link non scarica documenti autentici, ma un malware in grado di rubare dati, leggere messaggi, accedere a foto e intercettare codici di sicurezza bancari.
Altro inganno molto diffuso riguarda le finte bollette: e-mail o SMS che sembrano provenire da fornitori di luce o gas e segnalano un presunto mancato pagamento. Anche qui si invita a saldare subito, ma chi clicca finisce in un sito falso, con conseguenze potenzialmente gravi.
Il meccanismo è sempre lo stesso: sfruttare l’urgenza e l’apparente ufficialità per spingere le vittime a compiere azioni immediate. Il consiglio più importante resta quello di non cliccare mai su link non verificati, di non fornire dati personali tramite messaggi e di contattare direttamente l’ente coinvolto se si hanno dubbi. Se si è già caduti nel raggiro, bisogna agire senza perdere tempo: denunciare l’accaduto alla Polizia Postale e bloccare l’accesso ai propri conti presso la banca.
Le truffe digitali si evolvono con estrema rapidità. Ma il primo strumento di difesa è la consapevolezza. Non bisogna mai sottovalutare la sofisticazione con cui certi messaggi vengono costruiti. Dietro ogni comunicazione sospetta si nasconde la possibilità concreta di un furto. E solo l’attenzione quotidiana può evitare che quel rischio si trasformi in danno.
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