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A Torino aumentano i biglietti del bus. Ma tranquilli: non è colpa di GTT, è colpa dell’ISTAT

Dal 1° luglio il BIM A sale a 3,90 euro. Un altro rincaro per chi prende i mezzi pubblici. L’azienda si lava le mani: “Ce lo chiede l’inflazione”. E intanto il Comune parla di città green. A chiacchiere

A Torino aumentano i biglietti del bus. Ma tranquilli: non è colpa di GTT, è colpa dell’ISTAT

A Torino aumentano i biglietti del bus. Ma tranquilli: non è colpa di GTT, è colpa dell’ISTAT

Altro che città sostenibile: a Torino anche per prendere il bus bisogna stringere la cinghia. Dal 1° luglio 2025, il prezzo del biglietto integrato metropolitano (BIM A) salirà da 3,80 a 3,90 euro. E non è un errore di battitura: è l’ennesimo aumento in due anni consecutivi. Era già successo nel 2024. Succede di nuovo nel 2025. E succederà ancora, perché tanto la colpa – dicono – non è di nessuno.

O meglio: la colpa è dell’ISTAT. Già, proprio così. Il rincaro viene “adeguato automaticamente in base all’inflazione” come prevede la normativa regionale. Tradotto: il prezzo cresce da solo, come le zucchine in estate. GTT e Comune alzano le mani: “Non possiamo farci niente, è la legge”. Loro si limitano a incassare.

Anche il BIM B – che copre la seconda cintura e comprende i collegamenti con le tratte ferroviarie e le linee extraurbane – passa da 4,50 a 4,60 euro. E gli abbonamenti integrati Formula si adeguano con un +3,64% medio. Tutto “automatico”, tutto “neutrale”, tutto “tecnico”. Nessuna responsabilità politica. Nessuna discussione pubblica. Solo un altro colpo al portafoglio di chi ogni giorno prende tram, bus e metro per andare a lavorare o studiare.

E intanto il Comune? Il Comune organizza convegni, conferenze, tavoli strategici. Si parla di “green city”, di “neutralità climatica”, di “transizione ecologica”, di “smart mobility”. Si piantano alberelli e si inaugurano colonnine elettriche. Ma la sostenibilità vera, quella che passa da un trasporto pubblico accessibile, efficiente e a basso costo, finisce sotto il tappeto.

Torino è la città dove si promuove la mobilità alternativa rendendola ogni anno più cara. Dove si chiede ai cittadini di rinunciare all’auto, ma si alzano i prezzi del bus. Dove si dice che “il futuro è green”, ma si fanno pagare 3,90 euro per un biglietto da 100 minuti.

E chi si lamenta? Zitto. Perché non è colpa di GTT, non è colpa della Regione, non è colpa del Comune. È colpa dell’ISTAT. Cattivo ISTAT. Colpevole di calcolare l’inflazione e rovinare la festa a chi ancora credeva nella favola del trasporto pubblico per tutti.

Ma una cosa è certa: se nel 2026 il BIM A dovesse arrivare a 4 euro, nessuno si stupirà. Ce lo chiederà l’ISTAT. E noi, come sempre, obbedienti e rassegnati, pagheremo.

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