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25 Giugno 2025 - 15:59
Una Panda. Due uomini. Migliaia di chilometri da percorrere e un’idea semplice quanto potente: aiutare chi soffre, attraverso un viaggio che non è solo geografico, ma profondamente umano. Parte da qui l’impresa di Mario Gobbere Gianfranco Balduzzi, due medici in pensione dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, che hanno deciso di riportare a casa dall’Estremo Oriente una vecchia Fiat Panda, attraversando mezzo mondo per sostenere una causa benefica.
Ma questa non è solo una storia di motori. È una storia di amicizia, passione, coraggio e cura. È la prosecuzione ideale del viaggio intrapreso nell’estate 2024 da Fabrizio e Salvo, i primi vercellesi che — sulle orme del leggendario Francis Lombardi — hanno condotto quella stessa Panda da Vercelli a Tokyo via terra. Il loro progetto, Panduma a Tokyo, fu un successo: non solo per l’impresa tecnica, ma per il forte impatto solidale che ebbe, con una raccolta fondi importante per AVMA e una città intera che tifava per loro.
Oggi, quella Panda è ancora in Giappone. Ma non può restarci. Non può, perché è diventata un simbolo: di resistenza, di amore per la propria terra, di umanità in movimento. Così Mario e Gianfranco hanno deciso di riprendere in mano quella bandiera e rilanciare.
“Panduma a Vercelli – Di ritorno da Tokyo” non è una semplice missione di recupero. È una nuova grande avventura solidale. I due medici, con una lunga storia di volontariato alle spalle e una vocazione che non si è spenta con la pensione, si stanno preparando a una traversata che si annuncia difficile, piena di incognite e ostacoli: burocrazia, dogane, dazi, tempi stretti. Ma non si tirano indietro.
Attraverseranno la Corea del Sud, la Russia, la Mongolia, la Georgia, la Turchia e i Balcani, guidando per migliaia di chilometri fino a raggiungere Vercelli, entro la fine di luglio. Potrebbe volerci più tempo, e forse il viaggio andrà diviso in due fasi, ma il cuore dell’iniziativa non cambia: raccogliere fondi per l’Associazione “Insieme”, che a Vercelli da anni si prende cura dei pazienti oncologici e delle loro famiglie, offrendo trasporti gratuiti e supporto umano.
Durante il viaggio, faranno tappa a Arvaiheer, in Mongolia, dove già un anno fa si era fermato l’equipaggio di andata. Questa volta, Mario e Gianfranco offriranno un modesto ma prezioso contributo economico alla Missione della Consolata, che lavora per migliorare i servizi igienici e per il recupero dalla dipendenza dall’alcol, soprattutto tra gli uomini. “Anche pochi euro possono fare la differenza”, dicono, con quella convinzione semplice di chi ha visto da vicino la sofferenza.
E se è vero che il mondo corre veloce, loro hanno scelto un altro passo. Un passo lento, consapevole, pieno di senso. Hanno scelto la Panda. Quella del 1987, squadrata, rumorosa, che oggi sembra un relitto ma che — in fondo — è indistruttibile, come i sogni quando sono veri.
Chiunque vorrà, potrà seguire l’avventura attraverso i canali social del progetto “Panduma” e sostenere la raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe. Perché anche chi resta fermo può contribuire a far andare lontano una causa.
In un tempo in cui si viaggia per fuggire, loro viaggiano per restare. Per restare umani, per restare accanto a chi soffre, per restare fedeli a un’idea di medicina che non finisce quando termina il turno, ma continua finché c’è qualcuno che ha bisogno.
E mentre affrontano dogane siberiane, guasti improvvisi, notti in tenda e mille incognite, Mario e Gianfranco sanno bene che la meta non è Vercelli. La vera meta è ogni persona che, grazie a quel viaggio, riceverà aiuto, conforto, ascolto.
Una Panda. Due uomini. Un intero mondo da attraversare. E il cuore che batte, instancabile, verso casa.
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