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24 Giugno 2025 - 22:11
Barbara Manucci, Elisa Bolzanello e Emanuele Longheu
Il Consiglio comunale di lunedì prossimo si prepara a discutere una mozione che rappresenta un segnale politico chiaro e deciso: basta compromessi sul gioco d’azzardo, servono regole stringenti, tutele per i più fragili e il ritorno a una legge che aveva dimostrato di funzionare. A firmarla sono i capigruppo Barbara Manucci(Partito Democratico), Andrea Gaudino (Laboratorio Civico Ivrea) e Vanessa Vidano (Viviamo Ivrea), che chiedono alla città di farsi portavoce di una battaglia di civiltà, “nel nome della legalità e della salute pubblica”.
La mozione non è un’iniziativa estemporanea, ma il frutto di un lungo percorso politico, sociale e istituzionale. Si parte da un dato ormai assodato: il Gioco d’Azzardo Patologico – GAP, come lo definisce la letteratura sanitaria – è una vera e propria dipendenza, con impatti devastanti sulla vita delle persone, delle famiglie, delle comunità. A confermarlo sono istituti pubblici e indipendenti come il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’IRES Piemonte e l’Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze.
Il governatore regionale Alberto Cirio
Secondo questi enti, la legge regionale piemontese del 2016 – la famosa “legge anti-slot” – aveva prodotto effetti concreti e positivi. In soli tre anni, tra il 2016 e il 2019, le persone prese in carico dai servizi piemontesi per problemi di gioco patologico erano scese da circa 1.500 a poco più di 1.000. Nello stesso periodo, nelle regioni confinanti – Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria – i numeri erano aumentati di oltre il 20%. In Piemonte, inoltre, il volume complessivo delle giocate era calato dell’11%, pari a una riduzione di 572 milioni di euro, e le perdite dei giocatori si erano ridotte del 16,5%. “Nel 2019 – anno in cui è entrata pienamente in vigore la legge – i giocatori hanno perso 206 milioni di euro in meno rispetto al 2016”, si legge nel testo della mozione.
Un calo netto, significativo, che non è stato accompagnato da un aumento del gioco online, come spesso viene sostenuto per giustificare le retromarce legislative. Un successo, insomma. Eppure, nel 2021, la Regione Piemonte ha deciso di smantellare quella legge. La modifica approvata dalla maggioranza di centrodestra ha ridotto i vincoli, riportando le slot nei bar, riaprendo sale da gioco in prossimità di scuole, oratori, ospedali, e riportando il fenomeno del GAP a livelli preoccupanti.
A nulla sono valse le iniziative di 40 associzioni e 21 comuni che nel 2022-2023 avevano raccolto decine di migliaia di firme per una nuova legge regionale più severa. La proposta era infatti stata bocciata con superficialità. E pochi giorni fa, il 16 giugno 2025, il Consiglio Regionale ha respinto anche due emendamenti al nuovo testo di legge – l’articolo 53 bis – presentati dai consiglieri del Partito Democratico, che chiedevano più tutele sociali e sanitarie
La mozione che sarà discussa in aula lunedì prossimo chiede che il Comune di Ivrea non resti a guardare. “L’offerta determina la domanda: più slot e più sale giochi portano inevitabilmente a un aumento dei giocatori patologici”, si legge nel testo. Il GAP colpisce in modo particolare le fasce più fragili: gli anziani over 65 e i giovani under 25, categorie vulnerabili che cadono nella trappola della speranza a pagamento. E quando la speranza fallisce, restano solo debiti, povertà, solitudine, e a volte anche usura e criminalità organizzata.
I promotori della mozione citano l’articolo 41 della Costituzione, che garantisce la libertà di impresa ma ne pone un limite invalicabile: “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. E in questo senso il gioco d’azzardo, quando non è regolato con rigore, rappresenta una minaccia alla dignità stessa delle persone.
Non basta più un intervento regionale. I consiglieri chiedono che la mozione venga inviata anche al Parlamento, per sollecitare l’approvazione di un Testo Unico nazionale sul gioco d’azzardo. Un’unica legge quadro, chiara, forte, stabile, sul modello della normativa antifumo, che ha cambiato la cultura del Paese in pochi anni. “Il contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico è una battaglia di civiltà, che deve vedere unite tutte le forze politiche, nel nome della tutela dei più deboli, della legalità, e del diritto alla salute come bene supremo della nostra Repubblica”.
Nella parte più operativa, la mozione chiede che anche il Comune faccia la sua parte, redigendo un Regolamento Comunale per garantire un accesso responsabile al gioco, tutelare i soggetti più fragili e limitare le conseguenze sociali dell’offerta di gioco. Ma chiede anche di attivarsi per costruire un coordinamento tra Comuni, Asl, scuole, associazioni. Perché, come nel caso delle campagne contro il tabagismo, solo un’alleanza larga tra istituzioni e società civile può invertire la rotta. “Serve un investimento strutturale in educazione alla salute, prevenzione e sensibilizzazione sul tema delle dipendenze”, ribadiscono i consiglieri.
Infine, il testo solleva una questione delicata: la necessità di tutelare i sindaci e le amministrazioni comunali che, opponendosi al business dell’azzardo, finiscono nel mirino di pressioni, ricorsi, intimidazioni, quando non addirittura minacce da parte di ambienti legati alla criminalità organizzata. “È fondamentale prevedere una tutela rafforzata per chi, nei territori, cerca di difendere i cittadini”, si legge nella mozione.
La discussione in aula sarà dunque l’occasione per Ivrea di uscire dal silenzio e schierarsi. In un momento storico in cui la Regione ha smantellato una delle leggi più avanzate d’Italia in tema di contrasto all’azzardo, e lo Stato tace, i Comuni possono diventare presidio di responsabilità e coraggio. Lunedì sera, Ivrea dovrà scegliere da che parte stare. E, come spesso accade, sarà una scelta che andrà ben oltre il voto su una mozione. Sarà una dichiarazione d’intenti, una presa di posizione, una questione di dignità. Perché, quando a perdere sono i più fragili, il silenzio non è mai neutro. È complicità.
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