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In un piccolo comune del vercellese il burqa diventa fuorilegge: multa fino a 300 euro per chi “non si fa riconoscere”

Il sindaco Daniele Pane firma un’ordinanza che vieta niqab, passamontagna, caschi e maschere: “Così garantiamo ordine pubblico e dignità delle donne”. La libertà, però, va in faccia scoperta

In un piccolo comune del vercellese il burqa diventa fuorilegge: multa fino a 300 euro per chi “non si fa riconoscere”

Vietati Niqab, burqa, passamontagna e maschere da carnevale,

A Trino, cittadina del Vercellese famosa per la centrale nucleare (quella spenta) e per l’ordine pubblico (quello da costruire), si è deciso di affrontare di petto i grandi problemi del nostro tempo. Terrorismo? Immigrazione? Crisi economica? No. Il nemico si chiama niqab. O, più genericamente, qualsiasi cosa copra il volto.

Con effetto immediato, l’ordinanza firmata dal sindaco Daniele Pane vieta l’uso di “qualsiasi indumento o accessorio che renda irriconoscibile il volto nei luoghi pubblici o aperti al pubblico”. Una misura che, tradotta dal burocratese, suona più o meno così: “A Trino si entra solo a viso scoperto, come al banco salumi del supermercato”.

Niqab, burqa, passamontagna, maschere da carnevale, caschi da moto con visiera oscurata (ma solo se non si è in moto!). L’elenco è lungo e lascia intendere un’allerta tale da far impallidire i protocolli anti-terrorismo delle capitali europee. Peccato che l’allarme, qui, sembri più simbolico che reale. Ma si sa, ogni sindaco ha la sua priorità, e a Trino la sicurezza passa dalla trasparenza... epidermica.

Chi infrange il divieto si becca una sanzione da 100 a 300 euro. Non solo: l’indumento sarà rimosso seduta stante (ci sarà un kit d’emergenza del Comune per chi si ritrova in mutande?) e la persona potrà essere identificata dalle forze dell’ordine. Perché, spiega il sindaco Pane, “il riconoscimento visivo nei luoghi pubblici è un presidio essenziale di legalità e convivenza civile”. Eh già, perché se non ti riconosco, non ti posso voler bene.

niqab

Ma attenzione: l’ordinanza è “inclusiva”. Il primo cittadino ci tiene a precisare che si tratta anche di un atto “a tutela della dignità della persona, soprattutto nei confronti delle donne”. Tradotto: per garantire la libertà delle donne, si decide cosa possano o non possano indossare. La libertà è tale solo se calibrata con il metro dell’occidente. E rigorosamente a faccia scoperta.

Il tutto in un “contesto internazionale complesso e instabile”, come spiega lo stesso Pane. Una frase che, più che rassicurare, fa venire in mente una puntata di Black Mirror in salsa padana.

Insomma, a Trino non si scherza con l’anonimato. Nel dubbio, meglio indossare un bel sorriso (e basta), altrimenti scatta la multa. Per i furti di dignità, invece, nessuna sanzione.

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