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21 Giugno 2025 - 15:42
Cibo che nasce nei boschi: il Canavese conquista il mondo con erbe spontanee e cucina d’autore
C’è un Canavese che sa sorprendere, che sa emozionare e che riesce persino a rubare la scena ai riflettori di eventi globali. È il Canavese delle erbe selvatiche, dei profumi autentici, dei sentieri di montagna e dei vini autoctoni. È il Canavese che ha stregato una delegazione internazionale di giornalisti enogastronomici arrivati da Giappone, Canada, Stati Uniti e altri Paesi, richiamati in Piemonte dalla kermesse mondiale The World’s Best Restaurants, ma rapiti – letteralmente – da un progetto nato tra le montagne della Valchiusella.
Il nome dell’iniziativa è Fame d’Erba e già racchiude un mondo: il desiderio di esplorare, assaggiare, conoscere una cucina che nasce dalla spontaneità della natura. A fare da ciceroni in questa esperienza multisensoriale è stato Luca Berolatti, chef del Ristorante Del Monte, ideatore del progetto Connessioni Spontanee, che ha unito sotto la stessa visione il Club Amici Valchiusella e la Cantina della Serra.
La zuppa di ajucche
Il cuore dell’evento è stato un Convivium ospitato nelle suggestive casette delle erbe: una passeggiata in mezzo al verde, un viaggio attraverso le piante spontanee che crescono in Valchiusella, spiegate e raccolte per essere poi trasformate in piatti sorprendenti. A completare il quadro, l’Erbaluce di Caluso, vitigno identitario del Canavese, proposto in tutte le sue declinazioni. Una sinergia rara tra paesaggio, cultura, storia agricola e talento culinario.
In un periodo in cui Torino brulica di grandi eventi, Fame d’Erba ha saputo creare una bolla di autenticità, convincendo un pubblico esperto e internazionale a varcare i confini urbani per addentrarsi in una terra spesso sottovalutata, ma capace di regalare emozioni profonde. E così, il Canavese ha parlato il linguaggio del mondo attraverso le sue radici più vere: erbe spontanee, vino e accoglienza.
Il lavoro di squadra tra chef, associazioni e produttori locali ha portato alla ribalta un Canavese nascosto, genuino, ma pronto a mostrarsi nella sua eleganza più discreta. Ecco allora che le colline della Serra e i boschi della Valchiusella si trasformano in scenografie perfette per un racconto gastronomico che non ha nulla da invidiare a mete ben più celebri.
L’esperienza vissuta dai giornalisti internazionali non è stata solo un momento di gusto, ma un atto di narrazione. Un racconto che ora viaggia oltreoceano, carico di immagini, sapori e profumi, con il potenziale di generare nuova attenzione, nuovi turismi, nuove economie per un territorio che spesso si sente ai margini.
In tutto questo, è doveroso sottolineare quanto conti il lavoro “dietro le quinte”: quello delle realtà locali, delle associazioni come il Club Amici Valchiusella, dei produttori come la Cantina della Serra, ma anche – e forse soprattutto – dei privati che credono nel territorio e decidono di investire tempo, idee e competenze per renderlo visibile. In un'epoca in cui le istituzioni spesso rincorrono, sono le iniziative come Connessioni Spontanee a dimostrare come la promozione possa (e debba) partire dal basso.
Insomma, il Canavese non è più solo un territorio da raccontare in chiave nostalgica. È un laboratorio vivo, contemporaneo, dove la tradizione incontra l’innovazione e dove anche un’erba di campo può diventare ambasciatrice di un’identità profonda, ricca e – finalmente – anche esportabile.
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