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20 Giugno 2025 - 17:05
Sisal Wincity
Ivrea si ferma a quattro. La quinta sala scommesse non aprirà mai i battenti: la Questura di Torino ha negato l’autorizzazione all’attività che Sisal Wincity avrebbe voluto inaugurare in corso Vercelli, dentro un capannone da 200 metri quadrati pronto ad accogliere slot machine, videolottery, giochi virtuali, scommesse e dirette streaming delle partite di calcio. Tutto pronto, tutto organizzato. Ma non basta. Perché la legge — in questo caso la legge regionale n. 19 del 2021 contro la ludopatia — è chiara, e stavolta non si chiude un occhio.
Secondo il testo normativo in vigore in Piemonte, le nuove attività legate al gioco d’azzardo devono rispettare una distanza minima di 400 metri dai cosiddetti “luoghi sensibili” nei Comuni con più di 5.000 abitanti. Luoghi sensibili che non sono solo scuole o ospedali, ma anche istituti di credito, sportelli bancomat, agenzie formative, università, strutture per categorie protette e — come nel caso di Ivrea — esercizi pubblici dotati di macchinette cambiamonete.
E proprio due di questi esercizi si trovano troppo vicini al capannone destinato a diventare la nuova sala giochi eporediese. La distanza non regge, l’autorizzazione salta. La Questura ha posto un netto rifiuto, facendo valere le disposizioni regionali in materia di contrasto al gioco d’azzardo patologico.
Un colpo secco al progetto imprenditoriale, che ricalcava il modello degli altri store Sisal in Italia: ambienti luminosi, partite in streaming, promozione delle lotterie più in voga, appeal commerciale garantito. Ma tutto è stato stoppato, almeno per ora. Resta aperta l’ipotesi di un ricorso al TAR, ma l’orientamento della normativa piemontese e i precedenti non sembrano lasciare molti spiragli.
Non si tratta di un episodio isolato. Dal 2021 a oggi, la legge regionale ha permesso a molti comuni e alle autorità competenti di fermare l’apertura indiscriminata di nuovi centri scommesse, contrastando la proliferazione di attività che, seppur lecite, comportano rischi reali per la salute pubblica, soprattutto nei contesti più fragili.
Ivrea, già dotata di quattro sale attive, non vedrà dunque crescere ancora l’offerta di gioco. Il capannone di corso Vercelli, che secondo i piani avrebbe dovuto diventare un nuovo polo del divertimento a suon di gettoni e scommesse, resta fermo al palo. Nessun taglio del nastro, nessuna inaugurazione. Solo una porta chiusa. Dalla legge. E dalla Questura.
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