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Il passo degli Alpini al fianco del Corpo di Cristo: Favria e Oglianico uniti nella fede

Nella solennità del 19 giugno, le comunità di Favria, Busano e Oglianico unite in processione. Gli Alpini portano il baldacchino e rinnovano i valori di fratellanza, sacrificio e appartenenza

Testimonianza degli Alpini di Favria e Oglianico al Corpus  Domini.

In un giovedì di giugno che sa di tradizione e spiritualità, le comunità di Favria, Busano e Oglianico si sono strette attorno alla solennità del Corpus Domini, celebrata il 19 giugno con sentita partecipazione dal parroco Don Gianni Sabia. Una processione che non è stata solo rito, ma testimonianza viva di fede, di appartenenza e di servizio, arricchita dalla presenza austera e silenziosa degli Alpini.

La celebrazione del Corpus Domini affonda le sue radici nel XIII secolo. Fu istituita nel 1246 grazie alla visione mistica della beata Giuliana di Retìne, monaca del convento di Mont Cornillon a Liegi, in Belgio. Due anni dopo, papa Urbano IV la estese a tutta la cristianità, dopo il celebre miracolo eucaristico di Bolsena, dove l’ostia consacrata stillò sangue, a dimostrazione della reale presenza di Cristo nel sacramento. Da allora, si celebra il giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità, in un inno solenne alla presenza viva di Gesù nell’Eucaristia.

E a Favria, come da tradizione, la processione ha preso forma tra le vie del paese, avvolta in un silenzio orante e scandita dal canto dei fedeli. In testa, sotto al baldacchino, camminava l’ostia consacrata, il Corpo di Cristo, portato tra la gente. Accanto, a sorreggere il baldacchino e a scortare la sacra presenza, c’erano loro: gli Alpini. Fieri, sobri, discreti. Simboli di un’Italia che ancora sa cosa voglia dire parola come sacrificio, lealtà, servizio.

Per gli Alpini dei gruppi di Favria e Oglianico, partecipare alla solennità del Corpus Domini non è stata solo una tradizione da onorare, ma un’occasione per riflettere sul senso profondo della loro stessa vocazione. Così come il Corpo di Cristo si dona ogni giorno per la salvezza dell’umanità, gli Alpini scelgono, nel silenzio dell’agire concreto, di donarsi alla comunità. Camminare con Gesù nella processione significa, per loro, camminare ogni giorno con chi ha bisogno, con chi soffre, con chi cerca una mano salda cui aggrapparsi.

I nomi che si sono distinti in questo cammino di fede e fratellanza sono: Martino Vaira, Roberto Bongera, Tomaso Baudino, Renzo Scaraffia, Aldo Nora, Antonio Freisa e Andrea Dematteis. Non solo portatori del baldacchino, ma portatori di valori. Perché essere Alpino non significa indossare un cappello con la penna, ma incarnare un ideale di dedizione e servizio che resiste al tempo, che affonda le sue radici nel sacrificio, nella solidarietà, nella fratellanza.

Il Corpus Domini è memoriale del sacrificio di Cristo, ma anche richiamo al sacrificio umano per il bene comune. E in questo, la presenza degli Alpini diventa simbolo potente: uomini abituati a marciare in silenzio, ma capaci di gridare con la forza dell’esempio il valore della presenza, della vicinanza, della testimonianza.

In un tempo in cui le comunità sembrano frammentarsi, dove l’individualismo prende il sopravvento, la processione di giovedì ha restituito il senso di una Chiesa e di una società che camminano insieme. Favria, Busano e Oglianico hanno sfilato unite, come un unico corpo. E dentro quel corpo, c’erano anche gli Alpini, a ricordarci che l’Italia che serve in silenzio esiste ancora. E continua a camminare, passo dopo passo, al fianco del Corpo di Cristo.

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