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Urlava alla città, nessuno lo ascoltava. Finché sono arrivati i volontari di LiberiGatti

Era rimasto intrappolato per nove giorni sul tetto di un capannone abbandonato. L’intervento decisivo dell’associazione Liberigatti e dei pompieri ha permesso di metterlo in salvo. Ora si cercano sue tracce nei giardini vicini.

Il gattino del tetto è salvo: mobilitazione dei volontari e dei Vigili del Fuoco a Settimo

Il gattino del tetto è salvo: mobilitazione dei volontari e dei Vigili del Fuoco a Settimo

È una storia che aveva commosso un’intera comunità. Per nove lunghi giorni quel gattino — piccolo, tigrato, con il dorso bianco e la coda insolitamente corta — aveva resistito sul tetto in lamiera di un capannone abbandonato dietro la caserma dei Carabinieri di Settimo Torinese. Immobilizzato dalla paura, aveva miagolato giorno e notte attirando l’attenzione e la preoccupazione dei residenti, che non hanno mai smesso di tentare di aiutarlo.

Finalmente, nella serata di venerdì 13 giugno, si è scritta la parola “fine” in fondo a questa vicenda. A intervenire sono stati i volontari dell’associazione Liberigatti ODV, insieme ai Vigili del Fuoco, in un’operazione non semplice né scontata.

Lo racconta Maurizio Leone, volontario e consigliere dell’associazione.

liberi gatti

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“Siamo entrati nella fabbrichetta abbandonata con l’aiuto dei pompieri, cercando di raggiungere il gattino. Non siamo riusciti a prenderlo, ma è comunque stato messo in salvo: è riuscito a scendere, e ora molto probabilmente si è rifugiato nei giardini limitrofi. Stiamo continuando le ricerche per assicurarci che stia bene”.

L’intervento ha coinvolto anche Victor Marotta, presidente dell’associazione, il segretario Pietro Marotta, la vicepresidente Tiziana Baledda e le volontarie Sarah Trovato e Silvia Gerardi. Un lavoro di squadra, fatto di competenza e amore, che ha dato finalmente una svolta positiva al dramma del gattino del tetto.

A dare il primo allarme, lo ricordiamo, erano stati i residenti di un condominio vicino, che avevano lanciato un appello disperato sui social. Per giorni hanno portato cibo e acqua, costruito scivoli di fortuna, fatto il possibile per aiutarlo. Ma era rimasto lì, immobile e impaurito, forse perché abituato alla casa e incapace di orientarsi in quell’ambiente ostile.

Ora quel tetto è vuoto. E il silenzio, dopo tanto miagolare, è un buon segno. Non si vedono più zampette tremanti né musetti affacciati nel vuoto. Ma soprattutto, non si avverte più quel senso di impotenza che per giorni aveva stretto il cuore a tutti.

Le ricerche nei dintorni continuano, con l’augurio di riuscire a ritrovare il micio e, magari, riportarlo alla sua casa. O trovarne una nuova, sicura e affettuosa. E in tutto questo, resta la gratitudine per chi si è mobilitato senza clamore, per chi ha deciso di esserci, per chi non ha mai detto “non è affar mio”.

Perché a volte basta poco per fare la differenza. Una scala, una mano, una carezza. E un gattino che torna a vivere.

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