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Medici e giudici stipati come bestiame. Ma per Cirio non è urgente

Stamattina l’ennesimo treno “corto” sulla Torino-Ivrea. L’interrogazione di Avetta respinta in Regione: chiedere un incontro con Trenitalia non merita nemmeno una risposta

Medici bloccati, giudici a piedi. Ma per Cirio non è urgente

Alberto Avetta

Martedì 17 giugno 2025, ore 7:30 del mattino. Il treno 2714 sulla Torino-Ivrea arriva a Chivasso con il suo solito carico di speranza. Ma è un’illusione che dura poco.

Anche oggi è “corto”, anzi cortissimo. Due carrozze. Due. Per contenere le decine e decine di pendolari che ogni giorno salgono da Torino per andare a lavorare a Ivrea. Medici, infermieri, OSS, impiegati, magistrati, personale amministrativo del tribunale, lavoratori delle aziende eporediesi. Tutti stipati come sardine, anzi peggio.

Nessuna scusa. Solo la porta che si apre, il flusso che sale e la solita, brutale realtà: non c’è posto per te, ma arrangiati comunque. E si parte. In piedi, in apnea, aggrappati alle maniglie, alle borse, agli zaini degli altri. Pigiati come in un carro bestiame che ha perso anche la dignità di esserlo.

Benvenuti sulla linea Torino-Ivrea, dove la civiltà è un ricordo e il disservizio è quotidiano.

E nel frattempo, da Palazzo Lascaris, arriva la vera notizia del giorno: la Giunta Cirio ha respinto l’interrogazione urgente presentata dal consigliere regionale Alberto Avetta, che chiedeva se la Regione avesse almeno intenzione di incontrare Trenitalia per affrontare il problema.

Proprio così: "non è urgente". Non è urgente sapere se la Regione intende sedersi a un tavolo per risolvere i guasti, le soppressioni, le carrozze mancanti, le vite sballate dei pendolari. Non è urgente nemmeno riconoscere che esiste un problema.

“Bastava rispondere con un sì – l’incontro è in agenda – oppure con un no. Invece si è preferito evitare la discussione, cassare la mia interrogazione. È l’ennesima prova del disinteresse totale della Giunta Cirio verso il Canavese”, tuona Alberto Avetta dal banco dell’opposizione, ormai abituato a vedere bocciate anche le richieste più basilari di buon senso.

E mentre l’aria condizionata sul 2714 è un lontano miraggio, e le carrozze sembrano un vagone della metropolitana del Cairo all’ora di punta (ma senza efficienza né orari), Ivrea continua a pagare. Con reparti scoperti, udienze saltate, turni riorganizzati, pazienti lasciati ad aspettare e dipendenti in ritardo cronico.

“Il treno 2717 delle 7:25 da Torino, quello che porta ogni giorno a Ivrea centinaia di lavoratori, giovedì scorso è stato prima rallentato, poi soppresso a Rodallo. Sempre lo stesso giorno è stato cancellato anche il 2716 delle 8:41 da Ivrea a Torino. E il treno serale era ‘corto’ e stracolmo. Questi non sono episodi isolati. È una strategia dell’abbandono” – continua Avetta.

La strategia dell’abbandono. Ecco la formula giusta. Perché qui non c’è solo sciatteria o incompetenza: c’è l’impressione, ormai diffusa, che il Canavese non conti nulla. Che chi lavora a Ivrea, ma parte da Torino, sia considerato un problema secondario, un effetto collaterale della modernità che non interessa più a nessuno.

“Medici, infermieri, magistrati, personale delle aziende: sono loro a tenere in piedi il tessuto professionale e produttivo della città. Ma se non si garantisce neppure un treno decente per farli arrivare in orario, come possiamo pretendere che restino? O che qualcuno decida di trasferirsi qui per lavorare?” – si chiede Avetta, l’unico a battere su questo tasto con costanza.

Mentre la Regione tace, i pendolari parlano ogni giorno con i piedi, o meglio con le gambe doloranti dopo 50 minuti in piedi. E il messaggio è chiaro: questa linea fa schifo. Fa schifo per come è trattata, fa schifo per come viene ignorata. E fa ancora più rabbia sapere che chi potrebbe cambiare le cose non ha nemmeno la voglia di parlarne.

Ma “non è urgente”, dicono da Torino. Forse dovremmo cominciare a mandargli i referti dei ritardi, le cartelle cliniche dei pazienti rimasti scoperti, i verbali delle udienze saltate. Chissà, magari in mezzo a quelle carte qualcuno riscopre il significato della parola servizio pubblico.

Nel frattempo, domani è mercoledì. E il treno 2714 sarà, con ogni probabilità, ancora “corto”.
I pendolari ci saranno. I disagi anche. La Regione? Assente.

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