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Da Rocca Canavese a Stoccolma. Il viaggio di Andrea contro il cancro: 2800 chilometri di amore e memoria

Un viaggio di speranza: Andrea attraversa l'Europa in bici per combattere il cancro e trasformare il dolore in forza

Da Rocca Canavese a Stoccolma. Il viaggio di Andrea contro il cancro: 2800 chilometri di amore e memoria

Il viaggio dell'anno scorso, nei pressi di Zandvoort

C’è un ragazzo di 26 anni che quest’estate non partirà per una spiaggia affollata né si concederà il lusso di un resort. Si chiama Andrea Chiadò Puli, vive e lavora a Rocca Canavese, un piccolo paese della provincia di Torino incastonato tra le montagne. Per molti, l’estate è tempo di riposo. Per lui, invece, sarà tempo di coraggio.

Andrea ha deciso di partire. Ma non per fuggire. Piuttosto per ricordare. Per trasformare un dolore sopito in un’azione collettiva. Per dare senso alla fatica, chilometro dopo chilometro. Destinazione: Stoccolma. Partenza: casa sua. Nel mezzo, 2.800 chilometri da percorrere in solitaria, attraversando mezza Europa. Una strada lunga tre settimane, fatta non solo di salite e pianure, ma soprattutto di emozioni, ricordi e desideri.

Non è un’impresa sportiva, né un’avventura da raccontare al ritorno per impressionare gli amici. Questo viaggio ha un senso molto più profondo. Andrea pedalerà per raccogliere fondi a favore della ricerca sul cancro. E lo farà per chi oggi combatte contro la malattia. Ma anche per chi, quella battaglia, l’ha persa troppo presto.

Ho perso tre nonni per colpa del cancro. Non li ho mai potuti conoscere. Mio padre si è ammalato quando io avevo pochi mesi. Per fortuna non ricordo bene quei momenti, ma so quanto abbiano segnato la vita dei miei genitori”, racconta Andrea.

Le sue parole sono semplici, ma contengono un carico di emozione che scuote. La sua voce è la voce di chi ha scelto di non restare fermo davanti al dolore.

E così ha deciso: userà le ferie estive per costruire qualcosa di bello, che resti, che serva. Che faccia bene. A lui e agli altri.

A Stoccolma

Lo scorso anno a Stoccolma

Andrea ha aperto una raccolta fondi, dove chiunque può contribuire. Anche con un piccolo gesto.

Non importa quanto grande o piccola sia la donazione. Ogni contributo può fare la differenza. Quello che conta è il gesto, e la condivisione”, scrive. E lo crede davvero. Perché lo scopo non è solo economico. È umano, prima di tutto. È il bisogno profondo di lanciare un messaggio: che la memoria può diventare azione, che la solitudine si può vincere condividendo il senso del proprio viaggio.

Per chi vorrà seguirlo passo dopo passo, Andrea sarà presente su Instagram con il profilo @il_chiado_sr. Pubblicherà foto, video, pensieri, momenti di fatica e di gioia. Racconterà il suo percorso giorno per giorno, con la trasparenza e la freschezza di chi non cerca applausi, ma connessioni.

Le immagini dell’anno scorso, che mostrano Andrea a Copenaghen davanti al canale Nyhavn, con le borse appese alla bicicletta e lo sguardo fiero, sono già un manifesto. Un simbolo di resilienza, di essenzialità, di libertà. Ma quest’anno, dice, sarà diverso. Perché questa volta pedalerà per loro. Per i suoi nonni che non ci sono più. Per il padre, per chi ha vissuto quella paura, per chi la sta vivendo adesso.

E forse, mentre salirà verso il nord, mentre attraverserà città e campagne, paesi sconosciuti e grandi capitali, sentirà vicino qualcosa che le ruote non possono trasportare ma che il cuore porta con sé: la gratitudine di chi crede nella ricerca, la forza di chi non si è mai arreso, l’amore di chi non è riuscito a dire addio.

Andrea non è un atleta professionista. Non è un influencer. È solo un ragazzo con un passato che pesa, un presente che pulsa e un futuro che vuole rendere migliore. Con le gambe, certo, ma soprattutto con l’anima.

Perché ci sono strade che non si percorrono solo per arrivare. Ci sono strade che si percorrono per ricordare. E, nel ricordo, trovare la forza di cambiare il mondo.

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