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Il marciapiede è del Comune. L’erba no...

Foto alla mano, l’erba invade il suolo pubblico. Ma l’assessore Raso si smarca: “Non è competenza nostra”. Quando la realtà è un problema, meglio rifugiarsi nei regolamenti

Il marciapiede è del Comune. L’erba no...

Guardatela bene, questa foto. Non serve una lente d’ingrandimento, né il satellite, né un topografo con bastone GPS. Serve solo un minimo di vista e un barlume di onestà. L’erba è lì, sul marciapiede. Proprio lì dove passano le carrozzine, dove camminano i bambini, dove inciampano gli anziani. E no, non è in un’aiuola privata. Non è dentro una recinzione. È sul suolo pubblico. Punto.

Eppure, per il Comune di Settimo Torinese, non è affar suo.

A denunciare l’incuria sono i cittadini, stufi di vedere i marciapiedi trasformati in giungle urbane, mentre le tasse continuano a uscire dai loro conti come l’acqua da un tombino scoppiato. Sui social, la risposta non si è fatta attendere.

L’assessore Alessandro Raso, che ormai potrebbe insegnare acrobazie dialettiche in un corso di contorsionismo  amministrativo, risponde con calma olimpica: “Se cresce tra marciapiede e strada è competenza del Comune. Ma se spunta tra marciapiede e confine privato, da trent’anni è compito del cittadino.”

 

Ah, interessante. Quindi, per capire chi deve togliere l’erba, bisogna stabilire dove affondano le radici. Serve una perizia agraria? Una TAC al marciapiede? Un carotaggio? Perché, se uno guarda la foto, l’unica cosa che si vede è una selva in mezzo al passaggio pedonale. Sul catrame. In uno spazio pubblico.

La verità è che un po’ ovunque i regolamenti comunali dicono questo. Lo fanno per dirimere le controversie sugli alberi che escono fuori dalle proprietà e danno fastidio, mica sull'erba.
Ma qui non c’è nessun albero. Solo incuria. Sul marciapiede. Pubblico.

Ma il Comune insiste. Comunicato ufficiale: “Il diserbo proseguirà a rotazione fino a settembre. Intanto, se l’erba sta a cavallo del confine, tocca al supercondominio.”

Chiaro, no? Se inciampi su un cardo selvatico uscendo di casa, devi prima capire a chi appartiene il millimetro di marciapiede sotto la pianta. Poi — e solo poi — potrai indignarti con l’ente giusto.

Peccato però che il Codice della Strada, DL 285/92 art. 14, sia un po’ meno fantasioso: “La manutenzione e la pulizia delle strade e delle relative pertinenze è competenza dell’ente proprietario.”

E a Settimo Torinese, l’ente proprietario non è il cittadino col rastrello. È il Comune.

E allora? Allora, se l’erba cresce troppo, si cambia l’interpretazione. Se la foto mostra chiaramente che è sul marciapiede, ci si affida ai regolamenti tanto chi guarda le radici e soprattutto, chi si metterà lì a leggere attentamente quelle parole ben dette con il piglio di chi fa vedere che la sa lunga... Insomma: il rimbambimento continua.

Nulla di nuovo sotto il sole, considerando che l’assessore Alessandro Raso è lo stesso che l’anno scorso aveva lanciato la battaglia “l’erba alta è bella” in difesa degli insetti impollinatori.

E mentre gli insetti impollinano, i topi scorazzano, le zanzare banchettano, e i cittadini devono imparare a camminare nel verde.
Ma guai a chiamarlo degrado. È solo un problema di competenze. Millimetriche

L’erba del vicino è sempre tua

C’è un’Italia che taglia l’erba. E poi c’è Settimo Torinese, dove prima di farlo bisogna capire di chi è la radice. Non l’erba, eh. La radice. Perché lì, sulle questioni veramente importanti, il Comune si muove con cautela chirurgica. Altro che manutenzione: serve una tomografia del marciapiede.

È successo davvero. Una foto ritrae un marciapiede pubblico invaso dalle erbacce. Il cemento non si vede più. Le carrozzine ci pattinano sopra, i pedoni fanno slalom, i topi fanno festa. Ma il Comune non interviene. E sai perché? Perché forse l’erba è cresciuta un centimetro troppo in là. Forse ha messo piede nella zona proibita: quel maledetto tratto tra cordolo e recinto. Zona franca. Nessuno ci può mettere mano, tranne l’amministratore di condominio. O magari l’ONU.

A spiegare l’arcano ci pensa l’assessore Alessandro Raso, un uomo che non si sporca le mani ma sfodera il regolamento comunale come altri sfoderano la Costituzione. Tant'è!

Ma il problema non è l’erba. Non sono i regolamenti. E nemmeno i millimetri.
Il problema è il rimpallo.
È l’arte di non fare. È quella sottile, inconfondibile vigliaccheria amministrativa tutta settimese che si nasconde dietro ogni “non è competenza nostra”.

Tubature rotte? Rivolgetevi a Smat!
Rifiuti? Colpa di Seta!
Luci? È Enel!
Trasporti? GTT!
Dissesto strade comunali? Colpa di Meloni!
E poi?

Poi si staccano assegni come se piovesse per foraggiare le Fondazioni e le partecipate. Perché anche qui c’è una verità da raccontare.

La giunta di Settimo non è come una giunta qualsiasi. Altrove si moltiplicano delibere su manutenzioni, spese, piccole e grandi decisioni. Qui no. Qui si decide poco. O nulla.

Qui si delega. Si passa la palla. Si lavora per interposta azienda.

Fondazione ECM, Patrimonio, e giù a seguire. L’Amministrazione distribuisce i fondi (tantissimi), indica la via, e poi... silenzio.
Salvo immaginare sindaca e assessori in perpetuo colloquio con chi quelle aziende le amministra. 

La verità è che agli assessori, Raso compreso, non resta che guardare l’erba.
Invece di tagliarla, ci fanno sopra un corso.
Di diritto comparato. Con erbaccia applicata.

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