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John Elkann vuole costruire auto piccolissime

"Verso una mobilità europea più snella e accessibile: Elkann propone regole innovative ispirate alle K-car giapponesi per promuovere piccole vetture elettriche e sostenere l'elettrificazione diffusa, mentre Stellantis prosegue sulla strada della transizione ecologica con nuovi modelli e investimenti."

John Elkann vuole costruire auto piccolissime

John Elkann vuole costruire auto piccolissime

Torino, Museo dell’Automobile. Nell’ambito dell’Automotive News Europe Congress, il presidente di StellantisJohn Elkann torna a battere un tasto che considera strategico per il futuro dell’auto europea: servono nuove regole, più snelle, per incentivare la produzione di vetture piccole e leggere, sul modello delle celebri K-car giapponesi. Un’idea, questa, che Elkann aveva già lanciato nei mesi scorsi insieme all’amministratore delegato di Renault, Luca De Meo, e che ora torna al centro del dibattito.

"Il Giappone ha le kei car, che rappresentano il 40% del mercato nazionale. Perché l’Europa non dovrebbe avere le sue e-car? Servono regole intelligenti", ha detto Elkann. "La K-car può essere costruita anche qui, può essere venduta a un prezzo accessibile e, allo stesso tempo, avere un design emozionale. In fondo siamo sempre stati bravi a costruire piccole auto. Lo dimostra il successo della Pandina", ha aggiunto, citando la nuova incarnazione della storica Panda. Il problema, però, sono i numeri: "Nel 2019 in Europa vendevamo un milione di auto sotto i 15.000 euro, oggi meno di 100.000. È evidente che le regole attuali non aiutano".

Elkann ha voluto sottolineare che una regolamentazione più pragmatica, vicina alle esigenze del mercato e del cittadino, rappresenterebbe un’occasione per rendere accessibile l’elettrificazione anche alle fasce di reddito medio-basse. L’auto del futuro, insomma, non può essere solo un bene per élite. E l’Europa, con il suo tessuto urbano denso e storico, è il terreno ideale per una mobilità compatta, leggera e sostenibile.

Non solo piccoli veicoli nel discorso del presidente di Stellantis. C'è spazio anche per una riflessione più ampia sulle strategie industriali del gruppo, a partire dalla nomina del nuovo amministratore delegato Antonio Filosa, che entrerà ufficialmente in carica il 23 giugno. "È stato scelto all’unanimità. È una persona empatica, capace di comprendere e relazionarsi con le persone. Conosce a fondo il settore dell’automotive e soprattutto il nostro gruppo: per noi è un punto di forza, è l’uomo giusto", ha dichiarato Elkann.

Il curriculum di Filosa parla chiaro: esperienze in Europa, Nord e Sud America, un profilo internazionale che, secondo Elkann, sarà fondamentale per "costruire un dialogo proficuo con governi e istituzioni, in un contesto sempre più regolato e interdipendente".

Il numero uno di Stellantis ha anche confermato l’impegno concreto del gruppo sulla strada della transizione ecologica: ben 14 nuovi modelli elettrici sono in arrivo, affiancati da investimenti strategici in gigafactory per la produzione di batterie, considerate "il componente chiave dell’auto elettrica".

Ma Elkann non si ferma qui. Parla anche di un principio che considera irrinunciabile: la libertà di scelta per il consumatore. "Dobbiamo offrire ai clienti le auto che vogliono davvero. Per questo crediamo in un ventaglio ampio: combustione, ibrido, elettrico. La decarbonizzazione è un obiettivo, certo, ma l’equazione energetica va affrontata con realismo e gradualità", spiega.

A questo proposito, snocciola dati interessanti: "In Europa circolano circa 250 milioni di veicoli, con un’età media molto alta. In Grecia, per esempio, è di 17 anni. Se aiutassimo i cittadini a passare da una vecchia Euro 3 a una Euro 6, avremmo un impatto ambientale molto più significativo rispetto al passaggio da una Euro 6 a un’elettrica. È qui che sta la vera opportunità: migliorare l’ambiente con scelte realistiche, non ideologiche. Ma per farlo servono regole che ci consentano di lavorare bene".

A margine dell’intervento, è intervenuto anche Jean Philippe Imparato, responsabile europeo di Stellantis, che ha affrontato un tema delicato: l’approvvigionamento delle terre rare, fondamentali per i componenti delle auto elettriche. "Per giugno siamo a posto, ma abbiamo vissuto momenti difficili. La Cina ha bloccato l’export e ci siamo trovati a gestire una situazione molto complessa. È una questione che richiede attenzione politica e strategica".

Il messaggio finale di Elkann è chiaro: l’Europa deve riscoprire il gusto e la necessità della semplicità. Servono regole smart, come le definisce lui stesso, che favoriscano la mobilità accessibile e una reale transizione sostenibile. Le K-carnon sono un nostalgico ritorno al passato, ma forse la chiave di un futuro più democratico, più economico e più adatto alle città che abitiamo.

auto

K-carissima Europa

Ma quanto ci piace l’Europa delle regole. Quella che sa dirti esattamente quanta percentuale di succo deve esserci in un’aranciata per chiamarla tale, ma che sul futuro dell’auto brancola nel buio come un vecchio diesel in una galleria senza fari. Ci voleva John Elkann, in arte l’ectoplasma dell’Avvocato, per ricordare al continente culla della Panda che si possono ancora costruire macchine piccole, leggere, intelligenti e – udite udite – accessibili. Roba da fantascienza nel 2025.

Parlando all’Automotive News Europe Congress, nella scenografica cornice del Museo dell’Auto di Torino (dove si celebrano gloriosamente cose che non si fanno più), il presidente di Stellantis è tornato sulla sua idea fissa: fare in Europa quello che il Giappone fa da anni con le kei car, le celebri scatole da scarpe motorizzate che da sole rappresentano il 40% del mercato nipponico. Ma dai, davvero? Auto leggere, compatte e, soprattutto, economiche?

"Servono regole smart", ha detto. Il che, tradotto dal lobbistese all’italiano, significa: "Fateci costruire le macchinine che vogliamo senza strangolarci con omologazioni pensate per i carri armati".

E infatti la K-car in versione europea, secondo Elkann, non solo si può fare. Si deve fare. Perché oggi, in Europa, se vuoi un’auto sotto i 15 mila euro devi viaggiare nel tempo e tornare al 2019. “All’epoca ne vendevamo un milione l’anno. Oggi? Meno di 100 mila”, piagnucola il rampollo con la voce flebile ma il pedigree Fiat. Forse perché, nel frattempo, mentre il mercato veniva inondato da SUV pachidermici per neo-genitori terrorizzati, la politica guardava altrove. Magari al prossimo convegno sulla mobilità sostenibile, dove si arriva rigorosamente in SUV plug-in da 70mila euro.

Poi Elkann si lancia nell’elogio della Pandina – il nome che già da solo evoca l’infantilizzazione del pensiero automobilistico – presentata come prova che “sappiamo ancora fare le auto piccole”. E già qui si sente un applauso in sottofondo. O forse è solo il rumore del buco nero in cui è finita la classe media che le comprava.

Ma non è finita. Il presidente annuncia trionfante che Stellantis lancerà ben 14 nuovi modelli elettrici. Bene, direte. E invece no, perché tanto poi arriva il solito discorso sulla libertà di scelta, che fa tanto liberalismo 2.0: “Combustione, ibrido, elettrico… decidano i clienti”. Salvo che i clienti, se vogliono un’elettrica, devono accendere un mutuo; e se vogliono una Panda devono accontentarsi della nostalgia.

Poi Elkann prova a ragionare con logica, che già di per sé è una notizia: “In Europa ci sono 250 milioni di auto, l’età media è altissima. In Grecia è di 17 anni. Basterebbe far passare la gente da una Euro 3 a una Euro 6 per ottenere benefici ambientali enormi”. Vero. Ma spiegatelo voi a Bruxelles, che se non sei Euro 7, vegan e gender fluid non ti fanno neanche entrare nei fondi PNRR.

Nel frattempo, nel fantastico mondo delle terre rare (quelle cose che non trovi neanche su Google Maps ma senza le quali non funziona un’auto elettrica), Stellantis se la cava. Ce lo dice il responsabile europeo Jean Philippe Imparato: “Per giugno siamo a posto”. Che detto così sembra più un “intanto metti l’antifurto e speriamo bene”, che un piano industriale. Dopo il blocco cinese all’export, il colosso automobilistico ha dovuto sudare sette camicie per assicurarsi le forniture. Altro che K-car: qui servono i superpoteri.

Infine, c’è la celebrazione del nuovo amministratore delegato Antonio Filosa, che si insedierà il 23 giugno con la benedizione dell’intero consiglio: “Scelto all’unanimità, empatico, competente, l’uomo giusto”, dice Elkann. Lo stesso Elkann che, a ogni cambio al vertice, recita il rosario dell’entusiasmo. Poi magari tra due anni si cambia di nuovo, e via col prossimo “uomo giusto”.

Insomma, l’Europa potrebbe ripartire dalle piccole auto. Magari non saranno sexy come una Tesla, ma almeno si parcheggiano senza il bisogno di un drone, consumano poco e costano – si spera – meno di un rene. Il problema? Che bisogna cambiare le regole. E per cambiare le regole, servono politici. Seri. Competenti. Presenti.

Ecco, adesso sì che possiamo parlare di fantascienza.

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