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Ivrea, una serata tra memoria e visioni d’autore nella vecchia Biblioteca Olivetti

Fotografie, disegni d’archivio e creatività studentesca: il Club per l’UNESCO celebra l’architettura razionalista e l’arte che unisce le generazioni

Ivrea, una serata tra memoria e visioni d’autore nella vecchia Biblioteca Olivetti

Ivrea, una serata tra memoria e visioni d’autore nella vecchia Biblioteca Olivetti

C’è un luogo a Ivrea dove il tempo non ha spento la voce della storia, ma la fa risuonare tra immagini e tratti di matita. È l’ex Biblioteca Olivetti di via Jervis, oggi sede di Spazio-O, che mercoledì 5 giugno ha aperto le porte a una serata densa di suggestioni e memoria condivisa, con l’inaugurazione della mostra fotografica e pittorica promossa dal Club per l’UNESCO di Ivrea.

Un evento che è andato ben oltre il vernissage di rito, trasformandosi in un vero e proprio incontro tra generazioni, linguaggi artistici e valori civici. Lo spazio espositivo, messo a disposizione da Spazio-O, ha accolto una selezione raffinata di fotografie storiche provenienti dall’archivio del collezionista Roberto D’Angelo, che documentano gli edifici dell’ex Biblioteca progettati da Luigi Figini e Gino Pollini, due colonne dell’architettura razionalista italiana e interpreti sensibili dello spirito olivettiano.

bilioteca

mostra

Accanto a queste immagini, un’emozionante raccolta di disegni firmati dall’architetto Enrico Finotti, prematuramente scomparso, ha offerto uno sguardo più intimo e poetico sulla città. Le opere, donate dalla moglie Tullia Udovicich nel rispetto delle volontà dell’artista, erano già state esposte presso la sede dell’Agenzia delle Entrate, ma è proprio nel contesto della vecchia biblioteca che hanno trovato nuova luce e nuova voce.

Il momento più fresco e vitale della serata è arrivato con l’intervento degli studenti del Liceo Gramsci di Ivrea, che hanno saputo interpretare i temi della mostra con originalità e sensibilità. I loro lavori hanno raccontato un dialogo tra memoria e futuro, tra l’eredità architettonica della città e lo sguardo curioso delle nuove generazioni. Un contributo che ha arricchito l’iniziativa e sottolineato quanto sia ancora fertile la lezione di chi ha saputo progettare non solo edifici, ma anche visioni sociali.

A chiudere la serata, un rinfresco sobrio ma sentito, offerto congiuntamente dal Club per l’UNESCO e da Spazio-O, che ha offerto l’occasione per confronti, sorrisi e scambi di impressioni tra i partecipanti, riuniti dalla comune passione per l’arte e la cultura.

Quella del 5 giugno non è stata una semplice mostra, ma un atto di cura verso il patrimonio della città e le sue potenzialità narrative. Un piccolo grande evento che ha messo in rete collezionisti, architetti, studenti, insegnanti e cittadini, nel nome di una bellezza che resiste al tempo e continua a parlare a chi sa ascoltarla

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