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115 milioni di gettoni per Cirio & Co. M5S: “Ecco come affondano la sanità pubblica”

Scena da commedia amara in Consiglio regionale: Disabato, Unia e Coluccio (M5S) consegnano scatole di “gettoni” a Cirio, Riboldi e Icardi. “Altro che ospedali nuovi: qui si premiano le cooperative degli amici”

115 milioni di gettoni per Cirio & Co. M5S: “Ecco come affondano la sanità pubblica”

Altro che programmazione sanitaria. In Piemonte la sanità si regge ormai su una montagna di gettoni, e oggi in Consiglio regionale i consiglieri del Movimento 5 Stelle Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio hanno deciso di chiamare le cose col loro nome. Anzi, col loro valore: oltre 115 milioni di euro. Tanto ha speso la Regione nel 2024 per mantenere in vita il sistema delle cooperative di gettonisti, medici assunti a giornata, a turno, a pezzo. Professionisti spesso pagati più di quelli assunti, ma senza stabilità, senza continuità, senza futuro.

E allora ecco la scena, che se non fosse drammatica sembrerebbe una farsa: una scatola piena di gettoni di cartaconsegnata in aula direttamente nelle mani del presidente Cirio, dell’assessore Riboldi e dell’ex assessore oggi presidente della Commissione Sanità Icardi. “Ecco il simbolo della vostra sanità a gettone”, hanno detto i consiglieri. Altro che eccellenza piemontese: qui si gioca al casinò con i soldi dei cittadini.

I dati parlano chiaro. La Corte dei Conti ha bacchettato la Regione Piemonte, evidenziando come l’amministrazione Cirio abbia speso più perfino della Lombardia – quella delle supercliniche private – per rimpiazzare medici e infermieri con personale a chiamata. Altro che investimenti strutturali, altro che concorsi: si butta denaro pubblico per tappare buchi che questa stessa Giunta ha creato.

Nel frattempo, i nuovi ospedali promessi da sei anni non si vedono, e il piano socio-sanitario regionale giace in qualche cassetto polveroso, probabilmente vicino a quello dove tengono i moduli dei referendum che tanto li disturbano. Perché sì, la stessa destra che ha sostenuto i referendum sulla giustizia ora piagnucola per i costi del referendum sulla sanità, con una faccia tosta che nemmeno nei peggiori talk show politici.

“Abbiamo votato a favore del disegno di legge che recepisce i contenuti del referendum popolare”, spiegano i 5 Stelle, “ma è solo l’inizio. Se davvero vogliamo difendere la sanità pubblica dobbiamo tagliare con l’ipocrisia, con le cooperative degli amici, e tornare ad assumere personale vero, stabile, competente”. Perché oggi, negli ospedali piemontesi, si muore d’attesa. Ma qualcuno, con quei milioni, ride.

Una cosa è certa: la scatola dei gettoni oggi in Consiglio ha mostrato il vero volto della politica sanitaria del centrodestra piemontese. Un volto cinico, interessato, che non fa sconti a chi ha bisogno di cure, ma li fa eccome a chi si mette in fila – con partita IVA o tramite cooperativa – per mungere il sistema.

Altro che “ospedali del futuro”: qui si costruiscono solo clientele del presente.

getoni

I gettonisti del pronto soccorso:
l’Italia che cura... a turni (pagati a peso d’oro)

Altro che “eroi in corsia”. Oggi i veri protagonisti dei pronto soccorso italiani sono i gettonisti, medici a chiamata che non conoscono il paziente, non vedono l’ospedale come casa loro e, soprattutto, non fanno nemmeno il turno successivo. Arrivano, lavorano, incassano. Fine della missione. Mica male, per un sistema sanitario che si definisce pubblico.

E così, mentre i pronto soccorso collassano, i gettoni girano come in un flipper impazzito, con le Regioni – Piemonte in testa – che spendono milioni per tamponare le falle di un sistema che hanno contribuito a far affondare. In Piemonte, giusto per non fare nomi, si è superata la soglia dei 115 milioni di euro nel solo 2024. Una follia che neppure la Lombardia delle cliniche private ha osato toccare. E noi che pensavamo di essere “un modello”.

Eccoli, i nostri presidi d’emergenza. Non ospedali, ma sale d’attesa dove il medico cambia più in fretta del codice assegnato. Entri, ti visitano (forse), e il giorno dopo non trovi più nessuno di quelli che c’erano ieri. Medici usa-e-getta, strapagati da cooperative private, mentre chi ha vinto concorsi pubblici e combatte ogni giorno con i turni massacranti guadagna la metà. Un’equità, va detto, commovente.

Nel frattempo, gli assessori annunciano ospedali “futuristici”, magari alimentati a LED e aria fritta, ma di personale strutturato nemmeno l’ombra. Eppure, come ci ha insegnato il mercato – e certe dinamiche recenti lo confermano – tutto ha un prezzo, anche la sanità pubblica. Basta pagare, e qualcuno lo trovi. Magari non conosce i protocolli, non ha mai visto quel paziente prima e se ne va dopo otto ore, ma hey, almeno è presente.

Si dirà: meglio un gettonista che il nulla. Certo, ma meglio ancora sarebbe uno specialista assunto, formato, motivato, che fa parte di una squadra e non di una lista Excel di turni. Ma per quello servirebbero assunzioni vere, investimenti veri, volontà politica vera. E forse anche un po’ meno di quel gusto tutto italiano per le scorciatoie – che alla lunga, costano sempre di più.

Insomma, abbiamo trasformato il pronto soccorso in una roulette sanitaria, dove si gioca con la salute dei cittadini e si vince solo se esce il gettone giusto. E intanto la sanità pubblica si svuota, lentamente ma inesorabilmente, di tutto ciò che era pubblico: medici, infermieri, risorse. Rimangono le cooperative. E le scatole di gettoni. Quelle sì, ormai non mancano mai.

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