Cerca

Attualità

Abrogano la legge, salvano i gettonisti: la sanità pubblica può morire

Oltre 5.000 firme ignorate. Abrogata la norma sulle società miste, ma resta in piedi la legge nazionale. Polemica furiosa in Consiglio. Intanto i cittadini aspettano mesi per curarsi.

. Abrogano la legge, salvano i gettonisti: la sanità pubblica può morire

Mauro Salizzoni

La legge è stata abrogata, ma le polemiche restano. Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato oggi all’unanimità la proposta che cancella l’articolo 23 della legge regionale 12/2008 e la legge 1/2012, che permettevano la costituzione di società miste pubblico-private nella gestione della sanità. Una normativa al centro, per anni, di sperimentazioni che hanno diviso opinione pubblica e politica.

L’iniziativa dell’abrogazione è arrivata dopo la raccolta di oltre 5.000 firme da parte di un comitato composto da Cgil Piemonte, Ordine dei Medici e Anaao Assomed, intenzionato a promuovere un referendum abrogativo. Il quesito, validato anche dal Collegio di garanzia della Regione, era pronto a essere sottoposto ai cittadini.

Ma prima che venisse fissata la data del voto, la Giunta regionale guidata da Alberto Cirio ha deciso di anticiparne l’esito con una proposta legislativa, formalizzata e approvata nel giro di poche settimane. Secondo l’Esecutivo, si trattava di evitare costi superflui. Ma per le opposizioni, la scelta ha avuto l’effetto di soffocare un confronto pubblico necessario.

“Per ottenere che la Giunta Cirio presentasse in fretta il testo approvato oggi ci sono volute oltre 5000 firme e la richiesta di un referendum, fatto che testimonia, ancora una volta, l’immobilismo del centrodestra”, ha affermato Mauro Salizzoni (Pd), relatore di minoranza. “Adesso si abolisce la possibilità di creare soggetti con società private per gestire i servizi sanitari, ma bisogna fare di più: ridurre il lavoro privato all’interno della sanità pubblica, sia quello strapagato dei gettonisti, sia quello sottopagato dei multiservizi”.

In Aula, il dibattito è stato lungo e acceso. Sarah Disabato (M5s) ha criticato la scelta della Giunta, sostenendo che “si elimina una norma regionale, ma resta quella nazionale che consente nuove sperimentazioni, senza che la Giunta abbia dato rassicurazioni che non vi farà ricorso”.

A rincarare la dose è stata Alice Ravinale (Avs), prima firmataria di un ordine del giorno – poi bocciato – che chiedeva l’impegno della Regione a non ricorrere in futuro alla normativa nazionale: “Addurre tra le motivazioni il costo del voto è un argomento populista e pericoloso. Il referendum avrebbe consentito un vero dibattito pubblico”.

Ma per la maggioranza il provvedimento ha una sua logica. “Alla luce della conclusione dei programmi di sperimentazione già autorizzati e della stabilizzazione dell’unico modello gestionale ancora attivo, quello del COQ di Omegna, non aveva senso mantenere norme ormai superate”, ha dichiarato Gianluca Godio (FdI).

Il caso di Omegna è emblematico. Il Centro Ortopedico di Quadrante è considerato un esempio positivo, al contrario della sperimentazione di Settimo Torinese, dove l’Hôpital du Piemont è stato chiuso senza successo. Lo ha confermato anche l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, che ha parlato di “una valutazione pragmatica, fatta nel merito”, pur precisando: “Se saranno utili per i cittadini, valuteremo nuove collaborazioni con il privato”.

Tuttavia, tra le opposizioni resta il sospetto che l’abrogazione serva soltanto ad evitare il referendum, mantenendo però la possibilità di nuove sperimentazioni tramite la normativa nazionale. “La mossa aggira la volontà popolare e consente comunque alla Giunta di attivare nuove sperimentazioni”, ha detto Domenico Rossi (Pd).

Sulla stessa linea anche Nadia Conticelli: “Le firme raccolte rappresentano un grido di dolore della cittadinanza contro la destrutturazione della sanità pubblica. Vogliamo sapere cosa intende fare la Giunta per preservarla”.

Nel frattempo, la sanità piemontese resta in affanno. Secondo l'ultima relazione della Corte dei Conti, la Regione ha speso nel 2024 oltre 115 milioni di euro per medici a gettone, cifra giudicata insostenibile. Le liste d'attesa si allungano: più di sei mesi per una visita cardiologica, oltre otto per una risonanza magnetica. A ciò si aggiunge una carenza strutturale di personale, con oltre 1.200 posti vacanti tra medici e infermieri. Il 10% dei cittadini rinuncia alle cure per ragioni economiche o per difficoltà di accesso ai servizi. Un sistema in evidente sofferenza, che esige interventi urgenti.

Lo ha ribadito anche il gruppo del Movimento 5 Stelle, dopo l’audizione in Commissione Sanità degli ordini professionali: “Carenza di medici, fuga dalla professione, edilizia sanitaria ferma, un piano sociosanitario che si attende da sei anni. Il disinteresse del centrodestra è evidente. Il Piemonte merita di meglio”, hanno dichiarato Disabato, Unia e Coluccio.

Il piano sociosanitario diventa quindi il nuovo campo di battaglia. Anche Salizzoni lo ha sottolineato: “Occorre approvare finalmente un piano che risponda ai bisogni dei cittadini e dei territori. Non possiamo più permetterci di sprecare altro tempo”.

Dal centrodestra, invece, si respinge ogni accusa. Per Paola Antonetto (FdI), “dire che il referendum è stato negato è una distorsione della realtà: abbiamo ottenuto lo stesso risultato senza spese per le casse pubbliche”. Per Daniela Cameroni (FdI), “demonizzare il privato non serve a nulla: dove le collaborazioni funzionano, vanno mantenute”. E Fabrizio Ricca (Lega) ha aggiunto: “La norma abrogata l’aveva voluta proprio il centrosinistra che oggi ne chiede la cancellazione”.

Ma per le opposizioni la vera questione è il metodo e la trasparenza. “Si è persa l’occasione di aprire una discussione vera sulla politica sanitaria regionale”, ha detto Daniele Valle (Pd). “La Giunta comunica le decisioni attraverso i giornali, mentre il Consiglio resta escluso dal confronto”.

Un coro, quello delle minoranze, che chiede una cosa chiara: meno privatizzazione, più governo pubblico. “La sanità privata funziona quando è complementare e guidata dal pubblico, non quando lo sostituisce”, ha ribadito Domenico Ravetti.

Intanto, il Piemonte aspetta. I cittadini – quelli che hanno firmato per il referendum, quelli che aspettano mesi per una visita, quelli che rinunciano a curarsi – guardano ai palazzi della politica con crescente sospetto. E il futuro della sanità pubblica, al di là delle leggi abrogate, è ancora tutto da scrivere.

DOSSIER OSPEDALE DI SETTIMO TORINESE

Hanno stappato lo spumante troppo presto. Era il novembre 2024 quando Elena Piastra, sindaca in cerca di titoli e visibilità, sfilava tronfia a braccetto con il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, davanti a fotografi e telecamere, per annunciare urbi et orbi la che l’Ospedale Civico sarebbe passato nelle mani dell'Asl to4 con una gestione completamente pubblico.

L’acquisto era avvenuto, il mutuo era stato estinto, SAAPA Spa (che per la cronaca è in liquidazione dal 2021…) doveva essere chiusa, e finalmente la sanità pubblica avrebbe ripreso il controllo di una struttura fondamentale. Applausi, selfie, post sui social. Missione compiuta? Tutt’altro.

Perché oggi, a maggio 2025, la situazione è ancora in alto mare. L’ospedale è sospeso in una sorta di purgatorio gestionale, in attesa di un piano industrialecommissionato alla Bocconi solo a marzo, con otto mesi di ritardo e dopo che sono già stati investiti un mucchio di milioni di euro.

Nel frattempo, la SAAPA vegeta in coma farmacologico, senza una regia, con i liquidatori che aspettano istruzioni e con i debiti ancora lì, a fare compagnia ai soci pubblici. E chi sono questi soci? L’ASL TO4 (34%), il Comune di Settimo (31,48%), la Città della Salute (18%), Patrimonio Spa (1%) e la cooperativa Frassati (16,5%).

Peccato che solo alcuni abbiano davvero i mezzi – o la voglia – di ripianare il disastro. Forse c’è un piano per scaricare tutto sull’ASL TO4? Forse è già stato fatto? Forse non ce lo dicono?

Ma mentre si aspetta che i liquidatori ricevano la grazia e i tecnici della Bocconi tirino fuori un progetto, l’ospedale continua a funzionare a vista, senza una direzione strategica, senza chiarezza sul futuro del personale, senza certezze per i pazienti.

E poi c’è la retorica. “Investiamo per migliorare l’offerta sanitaria”, diceva la Regione. Ma quali investimenti? Dove sono i miglioramenti? Il personale lavora in una bolla di incertezza, i cittadini assistono al solito teatrino del faremo, stiamo valutando, è in fase istruttoria.

La politica dello storytelling a uso social, dove l’apparenza batte la sostanza 10 a 0.

Restano le slide e un ospedale che continua a svolgere un ruolo fondamentale, nonostante tutto. Nonostante l’incompetenza di chi dovrebbe guidare. Nonostante i giochi di potere che hanno svuotato il significato di “sanità pubblica”. Nonostante una transizione che di “transitorio” ha solo il nome, perché pare destinata a non finire mai.

L’Ospedale civico di Settimo Torinese? Con i suoi 235 posti letto e oltre 1.600 pazienti l’anno si occupa di "Recupero e Riabilitazione Funzionale di II livello, Lungodegenza" e "Continuità assistenziale a valenza sanitaria". E' un presidio sanitario di scala regionale, al servizio tanto dell’ASL TO4 quanto dell’ASL Città di Torino. Ma senza un progetto vero, la sua valorizzazione rimane solo uno slogan.

Cos'era successo nel novembre del 2024?

Sulle prime pagine di tutti i giornali la notizia che l'ospedale di Settimo sarebbe passato completamente in mano al pubblico.

Ad annunciarlo (incredibile ma vero) c'era proprio lei, la sindaca Elena Piastra che, fino 5 anni prima, quando aveva cominciato ad occuparsene l'unica cosa che voleva fare (da novizia) era "cacciare" il direttore amministrativo di SAAPA, nonché ex sindaco di Settimo Torinese Aldo Corgiat (cosa che gli è poi riuscita) per far sedere alla presidenza del cda l'allora fido Alessandro Scopel della corrente Pd di Mauro Laus.

In Regione la guardarono negli occhi, si misero a ridere, e le dissero "mavalà". Scopel "incazzato" come una biscia, saluta tutti e passa alla corrente di Raffaele Gallo con Caterina Greco e qualche tempo dopo gli si cuce addosso un incarico politico alla Città della salute, trullalero trullalà... Com'è finita con Gallo è, evidentemente, un'altra storia.

Tornando alle cose serie, la Regione, in quel novembre del 2024, annunciava di aver stanziato 15 milioni di euro da erogare a Asl To4 per pagare i debiti e chiudere SAAPA SPA la società che ancora gestisce l'ospedale di Settimo Torinese attualmente nelle mani dei liquidatori Alessandro Rossi, Asvisio Luca e Fabrizio Mondello.

15 milioni di euro da aggiungere ai 28 milioni di euro per l’acquisto dell'immobile,  con estinzione del mutuo, avvenuto nell'aprile del 2024, davanti a un notaio, con tanto di rinuncia dei diritti da parte della società Saapa, che possedeva il bene .

Un'operazione resa possibile da un emendamento specifico presentato dalla Giunta regionale, denominato emendamento 66, attraverso cui si autorizza l'investimento con l’obiettivo di migliorare l'offerta sanitaria sul territorio.

Detto questo i riflettori ora si spostano sull’ASL TO4, chiamata a gestire le risorse per la liquidazione, posto che in SAAPA SPA Asl To4 detiene il 34%, Asl Città della saluteil 18%, resta da capire dove troveranno le risorse gli altri soci chiamati a ripianare i debiti.

Nessun problema per la Cooperativa Frassati socia al 16,50% che è anche "creditore", qualche guaio lo potrebbe invece passare il Comune di Settimo Torinese socio al 31,48 e con il Comune pure Patrimonio SPA, socio all'1.

Staremo a vedere perchè può anche essere che si sia fatto un accordo far pagare tutto all'Asl To4 e, a queso punto si capirebbe il perchè dei 15 più che sufficienti.

Le foto della visita

L'ospedale di Settimo

Un ospedale vero a Settimo, proprio come nel 1997 si erano immaginati l’allora assessore regionale Antonio D’Ambrosio di Alleanza Nazionale e Silverio Benedetto, politico di lungo corso, che avevano sostenuto l’iniziativa invitando una società francese, la SIAS, a costruire l’immobile su un’area di proprietà dell’ASL e in parte del Comune di Settimo, data in concessione. Poi i lavori finirono e per anni la struttura rimase chiusa.

 

ospedale di Settimo torinese

ospedale di Settimo torinese

Un unico inquilino, Michel Veillet (qualcuno se lo ricorda?). Tutti i giorni chiamava i giornalisti per raccontare che lo avevano “ciulato”. Lo diceva alla francese, ma in un “italiano” tondo tondo. Chiamò anche il Gabibbo e Settimo finì su Striscia La Notizia. Famosa quell’intervista in cui definì l’Italia una “repubblica bananiera”… Qualcuno se la ricorda?

Ne disse talmente tante e tali che la politica, a tutti i livelli, si vergognò e a un certo punto agì.

La prima parte della telenovela finisce mercoledì 25 giugno 2008 con l’atto definitivo di cessione delle azioni di Sias Italia Spa a una nuova compagine societaria composta da Asl To2 e Asl To4 per il 52%, il Gruppo Asm Spa al 31,5% e la Cooperativa Frassati al 16,5%. A presiedere la conferenza stampa gli allora direttori Marina Fresco e Giulio Fornero, delle Asl TO4 e TO2, il presidente del Gruppo Asm Silverio Benedetto, con l’assessore alla Sanità della città di Settimo, Giuseppe Palena, e Amelia Argenta per la Cooperativa Frassati.

Morale? La Regione Piemonte autorizzava (Legge Regionale 12/2008), su proposta del Comune di Settimo, una sperimentazione gestionale, rinnovabile ogni 5 anni. Alle Asl sarebbe toccato il coordinamento del personale medico e infermieristico; l’Asm si sarebbe occupata della gestione energetica e la cooperativa Frassati dell’assistenza e del personale. Tanto per cominciare 170 posti letti, di cui 90 destinati alle dimissioni protette (per i pazienti che avevano subito un intervento chirurgico). Gli altri sarebbero stati ripartiti tra lungodegenti (20) e pazienti che necessitavano di riabilitazione (60). Per la città di Settimo, un successo che portava la firma dell’allora sindaco Aldo Corgiat e della presidente della Regione Mercedes Bresso.

Nel 2008 si costituisce la società per azioni SAAPA S.p.A. (a controllo pubblico) che succede a Sias. Contestualmente, la Regione Piemonte sottoscriveva con il Monte dei Paschi di Siena un prestito di circa 30 milioni di euro, con scadenza al 31 dicembre 2041.

Inizialmente, l’Ospedale Civico di Settimo era stato inserito dalla Giunta Regionale nella rete ospedaliera pubblica come ospedale di post-acuzie, successivamente (nel 2015) viene assimilato alle strutture sanitarie private accreditate.

Fin qui la storia, tutto il resto è cronaca.
Dal punto di vista economico-finanziario, dopo i primi tre o quattro anni di perdite (circa 7 milioni di euro), SAAPA raggiunge il pareggio e poi consolida un utile di esercizio di circa 200 mila euro all’anno, rispettando l’obiettivo della sperimentazione gestionale di restituzione del debito finanziario e dei relativi interessi per circa 1,5 milioni di euro.

Dal 2017 al 2019, la gestione della società produce un surplus di oltre 1,8 milioni di euro all’anno.

I problemi cominciano nel giugno del 2020, in concomitanza con la nomina del nuovo amministratore Alessandro Rossi e la trasformazione di due piani (dei tre esistenti) in reparti COVID per casi non gravi, che producono costi aggiuntivi e perdite per 3,5 milioni di euro, solo parzialmente riconosciuti dalla Regione Piemonte.

Da qui la decisione di vendere, senza neanche prendere in considerazione le possibilità concesse dai decreti COVID emanati dal Governo, che riconoscevano la possibilità di ammortizzare le perdite in cinque esercizi consecutivi, senza obbligo di ricapitalizzazione della società.

La decisione di acquisto della struttura da parte della Regione Piemonte, maturata nell'aprile 2024, mette fine a un tira e molla cominciato nel marzo del 2023, con la messa in vendita della struttura ai privati, cosa che non è mai riuscita anche a causa d'un prezzo a base d'asta troppo alto e pari a 50 milioni di euro...

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori