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L'Unione fa la forza

Una sconfitta annunciata (e meritata)

"Una sconfitta del centro-sinistra: riflessioni sull'astensione e la crisi di credibilità del Partito Democratico"

Una sconfitta annunciata (e meritata)

Referendum

È inutile fare giri di parole: è stata una sconfitta!!
Si eviti di trovare motivazioni di tipo numerico sui votanti e confronti con le elezioni politiche per andare a cercare un successo dove non c’è.
Il risultato dell’affluenza era purtroppo prevedibile, anche per chi come il sottoscritto ha lavorato ininterrottamente affinché questo non accadesse.
Ma una volta tanto diciamo le cose come stanno.
Su questa sconfitta pesa tutta la responsabilità del centro-sinistra e in particolare di quel Partito Democratico, ossia lo stesso che quelle leggi da abrogare aveva proposto e approvato quando era al governo.

Ma davvero si pensa che la memoria dell’elettore italiano sia tanto corta?
Si legge sui social in queste ore accusare i lavoratori di tradimento, dire che non sanno fare i loro interessi… Senza capire che le ragioni profonde dell’astensione sono ben altre.

Il ruolo del sindacato, ancor prima di quello di chi si presenta come sinistra e sinistra non è, dovrebbe essere quello di impegnarsi per riaccendere una stagione di lotte e di scioperi a partire dai posti di lavoro.
E per quanto riguarda i partiti di opposizione, non basta darsi una pennellata di sinistra o dirsi, a parole, vicini ai lavoratori solo quando al governo c’è la destra: questo camuffamento non può mutare la natura profondamente neoliberista del PD e di tutto il centro-sinistra.
Il PD di oggi, anche con la nuova segreteria, non è poi tanto diverso da quello dei Renzi, dei Letta & C.: è un partito che da tempo ha abbracciato il riformismo neoliberista.

Certo, oggi è più difficile, nell’era dell’anti ideologia, la lotta di chi ogni giorno dovrebbe combattere per i lavoratori e gli oppressi, ma la responsabilità è chiara: è innanzitutto dei partiti di centro-sinistra che hanno, di fatto, fornito un enorme assist ai partiti di governo per accelerare ancora di più l’attacco ai lavoratori e tirare dritto su tutta una serie di misure, utili ai padroni, che chiedono un lavoro ancora più precario, ricattabile e insicuro.

Il governo Meloni esce rafforzato dall’esito di questo referendum: il dato elettorale non sarà solo usato dall’esecutivo per legittimarsi e stabilizzarsi ulteriormente, ma diventerà strumento, oggi e in futuro, per estromettere ancor di più dal dibattito pubblico qualsiasi discussione relativa alla necessità di garantire maggiori diritti sul lavoro e di contrastare precarietà e sfruttamento.

Da questa tornata di voto emergono due fatti molto chiari.

Il primo è che l’opposizione al governo della guerra, dello sfruttamento, della precarietà e della repressione è oggi affidata a chi in Europa vota a favore dell’aumento della spesa militare per poi accorgersi che non ci sono più risorse per il lavoro, per la sanità, per il sociale.
Si mettano d’accordo i tanti Bonaccini, Fassino e la Segretaria Schlein, che si dimostrano incapaci di fare opposizione anche sul semplice terreno elettorale.

referendum

Il secondo dato importante è che nonostante tutto, senza una forte organizzazione e con una scarsa credibilità del centro-sinistra, sono andate a votare 14 milioni di persone, per lo più giovani, che dimostrano come ingiustizia, precarietà, sfruttamento siano il pane quotidiano per milioni di persone.
E di come esista una voglia genuina di combatterli.

È di qui che bisogna partire e trasformare questi voti in una vera risposta sociale attraverso l’organizzazione, la lotta e la ricostruzione di una sinistra che sia davvero in grado di rappresentarne gli interessi contro le illusioni riformiste fornite fino ad oggi da chi la sinistra l’ha abbandonata da tempo.

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