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08 Giugno 2025 - 15:20
Autobus Vita e Lancia Y
Altro giorno, altro incidente. Sabato scorso, davanti alla ex stazione ferroviaria, un autobus del servizio sostitutivo VITA ha speronato una Lancia Y ferma. Il proprietario dell’auto, testimone diretto della scena, ha avuto il sangue freddo di fotografare il mezzo e bloccarlo prima che si dileguasse. Se non lo avesse fatto, oggi non saprebbe nemmeno a chi dire grazie. Ma il ringraziamento, a Ivrea, va probabilmente esteso all’Amministrazione, che continua a ignorare il disastro in corso.
Il copione è noto e ripetitivo come una replica di Don Matteo: da quando sono partiti i lavori per l’elettrificazione della linea Ivrea-Aosta, Corso Nigra è diventato il capolinea provvisorio degli autobus sostitutivi. Risultato? Cento bus al giorno che si incastrano tra le auto, le pensiline, i pedoni, i parcheggi e la logica. E il caos non è un’eccezione: è diventato lo stato naturale delle cose.
Nell’attesa della smart city e mentre si dialoga sulla mobilità sostenibile, su Ivrea facile, di peba e pums, a Ivrea va in scena la mobilità a caso, dove a regnare è l’anarchia meccanizzata. Corso Nigra si è trasformato in un’arena urbana dove pedoni, ciclisti, automobilisti e autisti si sfidano quotidianamente a colpi di clacson e frenate improvvise. Una giostra dell’assurdo, dove si entra gratis ma si esce — se va bene — con lo specchietto penzolante. E se va male? Beh, basta consultare l’archivio dei disastri.
Ce n’è per tutti i gusti: il motociclista abbattuto a gennaio, la pensilina piegata a maggio, la pista d’olio d’autobus a luglio, il bus kamikaze che ha sfondato un muro ad agosto. Senza contare l’episodio tragicomico che ha coinvolto anche il consigliere comunale Massimiliano De Stefano, la cui auto è stata sollevata da un bus in una manovra che nemmeno in Fast & Furious. L’autista, ovviamente, volatilizzato nel nulla.
Ma c’è di più. Questo caos non è un danno collaterale, è la diretta conseguenza di una scelta politica. Il Piano Regolatore Generale del 2020 indicava chiaramente il Movicentro come nodo intermodale tra gomma e ferro. Una struttura già esistente, già predisposta, già funzionante. Eppure, la giunta ha scelto di ignorarlo, preferendo spostare il capolinea in Corso Nigra. Perché? Non si sa. Nessun atto pubblico, nessuna delibera chiara, nessuna comunicazione trasparente. Solo una decisione piovuta dall’alto.
E c’è chi, da tempo, questa follia prova a denunciarla in Consiglio comunale. Proprio su questo punto, il consigliere De Stefano aveva qualche mese fa interrogato la giunta. «Quali atti hanno permesso l’istituzione della fermata provvisoria in Corso Nigra? Quali osservazioni scritte sono state presentate dal Comune?» Domande rimaste senza risposta. Nel frattempo, i bus continuano a invadere uno spazio che non regge, mettendo a rischio la sicurezza e la funzionalità della zona.
La proposta di De Stefano? Tornare al Movicentro. Semplice, logica, concreta. Ma ignorata. E così, la sua diventa una battaglia quotidiana, ostinata, quasi donchisciottesca, che rischia di andare avanti fino al 2026, «fino a far dire al sindaco “non ne posso più”», come lui stesso aveva ironizzato. O fino a quando non ci scapperà un incidente serio. Perché finora ci sono stati feriti, danni e paura, ma un giorno — se non si interviene — potrebbe succedere l’irreparabile. E allora, come ci si giustificherà?
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