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07 Giugno 2025 - 19:44
Cinque schede, mille dubbi: cosa votiamo davvero l’8 e 9 giugno? Ve lo spieghiamo in modo semplice
Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 si torna alle urne. Ma questa volta non per eleggere qualcuno, bensì per decidere cosa deve restare e cosa deve essere cancellato dalle leggi italiane. Si vota infatti su cinque referendum abrogativi, cinque quesiti che riguardano diritti del lavoro e cittadinanza. Cinque schede colorate, cinque crocette da mettere con consapevolezza. Il principio è semplice: votando SÌ si chiede di cancellare la norma attuale, votando NO si vuole mantenerla così com’è.
I seggi saranno aperti in tutta Italia domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Per votare è necessario presentarsi al seggio con un documento d’identità valido e la tessera elettorale. Una volta entrati, l’elettore riceverà cinque schede di colore diverso, ciascuna per un quesito. È possibile votare solo su alcune o tutte le schede, senza alcun obbligo di votare su tutte. Attenzione però: perché ciascun referendum sia valido, serve che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Questo significa che l’astensione non è un gesto neutro: è un modo per rendere nullo il risultato.
Ma su cosa siamo chiamati a esprimerci? Ecco una guida semplice e chiara per comprendere ciascun quesito.
1. Licenziamenti illegittimi nelle grandi aziende – Scheda verde
Il primo quesito riguarda i lavoratori assunti dopo il 2015 nelle grandi imprese. La legge oggi prevede che, se vengono licenziati ingiustamente, abbiano diritto solo a un risarcimento economico – una somma di denaro – ma non al reintegro nel posto di lavoro.
Chi propone il referendum vuole cancellare questa norma, per tornare alla possibilità che il giudice, riconoscendo un licenziamento illegittimo, possa obbligare l’azienda a riassumere il lavoratore, come accadeva con l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Votare SÌ significa chiedere di ripristinare il diritto al reintegro. Votare NO significa mantenere l’attuale sistema, basato sull’indennizzo economico.
2. Licenziamenti nelle piccole aziende – Scheda arancione
Il secondo quesito riguarda invece le piccole imprese, quelle con meno di 16 dipendenti. Attualmente, se un lavoratore viene licenziato ingiustamente in queste aziende, il giudice può disporre un indennizzo economico ma solo fino a sei mensilità di stipendio, non un euro in più.
Il referendum chiede di abrogare questo tetto massimo. In caso di vittoria del SÌ, il giudice potrà stabilire liberamente l’importo dell’indennizzo, in base alla gravità del caso.
Chi vota SÌ vuole rimuovere il limite e dare più potere al giudice. Chi vota NO preferisce mantenere un tetto certo all’indennizzo.
3. Contratti a termine – Scheda grigia
Oggi, grazie a una norma introdotta nel 2018, è possibile assumere con contratto a termine fino a 12 mesi senza specificare una motivazione. Solo dopo il primo anno serve una “causale”, cioè un motivo oggettivo che giustifichi la temporaneità dell’assunzione.
Chi ha promosso il referendum sostiene che questa regola facilita la precarietà. Per questo propone di cancellarla. In pratica, se vince il SÌ, anche per contratti inferiori a 12 mesi sarà obbligatorio indicare la causale, rendendo più difficile e meno arbitrario l’uso del tempo determinato.
Chi vota SÌ vuole limitare il ricorso ai contratti precari. Chi vota NO vuole lasciare maggiore libertà alle imprese nella gestione del personale a termine.
4. Responsabilità negli appalti – Scheda rossa
Questo quesito tocca un tema delicato: la sicurezza sul lavoro negli appalti. Oggi, se un lavoratore si fa male mentre lavora per una ditta appaltatrice, il committente non è responsabile se l’infortunio è causato da un “rischio specifico” dell’appaltatore.
Chi propone il referendum chiede di abrogare questa esclusione. Se vince il SÌ, il committente sarà responsabile insieme all’appaltatore, anche quando il rischio è specifico di quest’ultimo. In pratica, si chiede più tutele per i lavoratori e più responsabilità per chi affida lavori in appalto.
Votare SÌ significa ampliare la tutela per i lavoratori. Votare NO significa lasciare inalterata la distinzione delle responsabilità.
5. Cittadinanza per stranieri – Scheda gialla
Il quinto e ultimo quesito riguarda la cittadinanza per stranieri extracomunitari maggiorenni. Oggi la legge prevede che per chiedere la cittadinanza servano almeno 10 anni di residenza legale continuativa in Italia.
Il referendum propone di abrogare questo requisito, per riportare a cinque anni la soglia minima, come previsto in passato. Il tema è molto discusso e riguarda migliaia di persone che vivono e lavorano in Italia da anni, ma che oggi devono attendere un decennio prima di poter diventare cittadini italiani.
Chi vota SÌ vuole semplificare e velocizzare l’accesso alla cittadinanza. Chi vota NO vuole mantenere l’attuale soglia dei dieci anni.
Un’occasione di partecipazione
Cinque quesiti, cinque scelte che toccano il lavoro, i diritti, la sicurezza, la cittadinanza. I promotori sono in gran parte sigle legate al mondo del lavoro – in particolare la CGIL – e i temi trattati nascono da leggi approvate negli ultimi dieci anni, spesso molto contestate.
La partecipazione, come sempre nei referendum, è fondamentale: se non si raggiunge il quorum del 50% più uno, tutti i voti espressi – anche i SÌ – non avranno valore. Informarsi, comprendere, scegliere: è questo l’invito per ogni cittadino. Le urne ci aspettano.
Domenica 8 giugno: dalle ore 7:00 alle 23:00
Lunedì 9 giugno: dalle ore 7:00 alle 15:00
I seggi saranno aperti in tutta Italia in queste fasce orarie .
Tipo di referendum: abrogativo. Votare SÌ significa voler abrogare (eliminare) la norma esistente; votare NOsignifica mantenerla.
Schede: riceverai cinque schede di colori diversi, ciascuna corrispondente a un quesito.
Documenti necessari: tessera elettorale e documento d'identità valido.
Quorum: affinché il referendum sia valido, è necessario che voti almeno il 50% più uno degli aventi diritto .
Quesito: abrogare la norma che, per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, prevede solo un'indennità economica in caso di licenziamento illegittimo, senza possibilità di reintegro.
Cosa cambia con il SÌ: si ripristina la possibilità di reintegro nel posto di lavoro per i licenziamenti ingiustificati, come previsto dall'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori .
Quesito: abrogare il limite massimo di sei mensilità di indennizzo per i lavoratori licenziati illegittimamente nelle imprese con meno di 16 dipendenti.
Cosa cambia con il SÌ: il giudice potrà determinare l'indennizzo senza un tetto massimo, valutando caso per caso .
Quesito: abrogare la possibilità di stipulare contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza specificare una causale.
Cosa cambia con il SÌ: sarà sempre obbligatorio indicare la motivazione per cui si ricorre a un contratto a termine, anche per quelli inferiori a 12 mesi .
Quesito: abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale del committente in caso di infortuni sul lavoro causati da rischi specifici dell'appaltatore.
Cosa cambia con il SÌ: il committente sarà responsabile insieme all'appaltatore per gli infortuni sul lavoro, anche se derivanti da rischi specifici dell'appaltatore .
Quesito: abrogare la norma che richiede dieci anni di residenza legale in Italia per gli stranieri extracomunitari maggiorenni che vogliono ottenere la cittadinanza.
Cosa cambia con il SÌ: il periodo di residenza richiesto si riduce da dieci a cinque anni .
Chi può votare: tutti i cittadini italiani maggiorenni iscritti alle liste elettorali.
Dove si vota: nel proprio Comune di residenza, presso il seggio indicato sulla tessera elettorale.
Cosa portare: tessera elettorale e documento d'identità valido.
Voto fuori sede: è prevista la possibilità di votare fuori dal Comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cura, previa richiesta entro il 4 maggio 2025 .
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