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06 Giugno 2025 - 17:11
Andrea Gavazza, da Cavagnolo
Allora ricapitoliamo.
Il 16 e 17 aprile, l’Oltrepò torinese viene devastato.
Case allagate, colline che franano, strade che scompaiono, famiglie sfollate, un morto.
A Cavagnolo, il Trincavena fa il suo ingresso trionfale nelle case popolari: un metro e venti d’acqua nei salotti, tutto da buttare, vite sospese, gente che oggi ancora dorme con gli incubi, quando riesce a prendere sonno.
E cosa comunica trionfalmente la Città Metropolitana di Torino?
Che il Dipartimento Viabilità, a inizio aprile, ha tolto i tronchi da sotto due ponti.
Avete letto bene: tronchi.
Sotto due ponti.
Uno sulla SP 107, tra Brusasco e Verrua Savoia.
Uno sulla SP 595, sotto il ponte sulla Dora Baltea a Mazzè.
A parlare, col tono di chi ha appena evitato il Diluvio Universale, è Andrea Gavazza, sindaco di Cavagnolo e presidente della II Commissione Lavori Pubblici metropolitana.
Dice che senza quella pulizia preventiva sarebbe stato “molto molto più drammatico”.
Peccato che tutto quello che può accadere di drammatico sia già accaduto.
A meno che per Gavazza “drammatico” voglia dire “due morti invece di uno”.
Ma il punto, ovviamente, non è questo.
Il punto è che Gavazza rivendica con orgoglio un intervento di manutenzione ordinaria – togliere tronchi da sotto un ponte – come se avesse salvato la nazione.
Come se bastasse una ruspa per fermare l’effetto serra, il dissesto idrogeologico, l’inerzia cronica, i rii mai puliti, i canali secondari ostruiti da anni.
E intanto, mentre si celebra l’epica della rimozione legnosa, il resto del territorio affoga.
In quel comunicato, la parola “morto” non compare.
Neanche “frane”.
Neppure “sfollati”.
Ma “tronchi” sì.
Tre volte.
E con tanto di raccomandazione finale: “Gli amministratori locali e le comunità devono essere consapevoli del valore di questi interventi.”
Certo. Lo saranno.
Così consapevoli che hanno dovuto spalare il fango da soli, svegliarsi alle 4 per salvare i figli, telefonare a protezione civile e Croce Rossa, e adesso aspettano le briciole del fondo emergenze.
E mentre aspettano, c’è chi si fa bello perché ha tolto tre rami da un torrente.
E pretende anche l’applauso.
Ora: nessuno pretende miracoli. Ma almeno il pudore, sì.
Almeno evitare di essere citato in un comunicato stampa in cui si spaccia l’ordinaria amministrazione per intervento risolutivo.
Perché se davvero togliere i tronchi è l’unico merito che si può vantare, è la dimostrazione perfetta di quanto poco si sia fatto. E se ci vuole un comunicato per raccontarlo, è la prova che non si ha nient’altro da raccontare.
Insomma, un morto c’è stato. Frane ce ne sono state. Famiglie ancora sfollate pure. Ma Gavazza è sereno: i tronchi, almeno quelli, sono stati tolti.
Grazie. Ci sentiamo alla prossima piena.
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