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06 Giugno 2025 - 11:01
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Una distesa di pannelli solari al posto dei mezzi escavatori, l’energia del sole al posto della polvere di ghiaia. A Crotte, piccola frazione del Comune di Strambino, sta nascendo uno dei più importanti parchi fotovoltaici del Canavese. Il progetto è ambizioso: oltre 4 megawatt di potenza installata, centinaia di moduli fotovoltaici posati su più livelli e una produzione annua stimata capace di coprire il consumo elettrico di circa la metà delle utenze residenziali strambinesi. Un cambio di passo, anzi di paradigma, per un’area che in passato ha rappresentato una delle ferite industriali del territorio e che oggi si prepara a diventare simbolo di transizione ecologica.
L’iniziativa è stata promossa da Futura Energies, azienda altoatesina con sede a Bolzano, che ha acquistato i terreni dell’ex cava e ha dato il via alla trasformazione dell’area. I lavori sono in corso da settimane: i pannelli solari vengono installati su due piattaforme, sfruttando al massimo la morfologia del sito dismesso. L’energia prodotta sarà venduta al Gestore dei Servizi Energetici (Gse) e successivamente immessa nella rete nazionale attraverso E-Distribuzione, il gestore di rete del gruppo Enel. Secondo il cronoprogramma, l’impianto dovrebbe entrare in funzione nella seconda metà del 2025, una volta ottenute tutte le autorizzazioni.
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A occuparsi dell’installazione sono imprese specializzate del settore, tra cui la Soletec di Brunico e la Sanvido Benefit di Parma, chiamate a garantire standard elevati di qualità e sicurezza. Ma l’aspetto più interessante è che questo grande impianto privato non sarà un intervento a sé stante, isolato dal contesto. La realizzazione del parco fotovoltaico ha infatti previsto anche una compensazione ambientale a favore del Comune di Strambino, in linea con quanto stabilito dalla normativa nazionale che regola il riutilizzo delle cave dismesse.
In concreto, l’azienda ha riconosciuto al Comune un contributo economico di 47.607 euro, destinato alla progettazione e realizzazione di un secondo impianto fotovoltaico, questa volta pubblico. I pannelli saranno installati sul tetto della scuola primaria “Carlo Alberto Dalla Chiesa” e avranno una potenza di 25 kilowatt, sufficiente – secondo le analisi preliminari – a coprire quasi per intero il fabbisogno energetico dell’edificio scolastico. Un’operazione che si inserisce in un quadro più ampio di efficientamento energetico del patrimonio pubblico e di educazione alla sostenibilità.
L’intervento è stato definito nei dettagli attraverso una convenzione sottoscritta tra l’amministrazione comunale e la società proponente, in cui si precisa che il progetto per la scuola è stato elaborato dopo un’attenta analisi dei consumi e della soluzione tecnica più adatta. La progettazione è stata affidata allo studio Tecnergia di Piazzolla sul Brenta, in provincia di Padova, che ha incluso nella propria relazione anche le spese relative alla direzione lavori e alla sicurezza.
Tuttavia, la posa dei pannelli sulla scuola non potrà avvenire prima dell’inizio del 2026. Il motivo è legato ai lavori di messa in sicurezza sismica dell’edificio, attualmente in corso, che devono essere completati prima di poter intervenire sulla copertura. Si tratta di un cantiere di grande portata, con un importo complessivo che supera i 955 mila euro, affidato all’impresa Cogeis di Quincinetto. Una parte dei lavori – per un valore di circa 20 mila euro – è stata subappaltata alla Sicet di Ivrea.
Il risultato, al termine di questo duplice percorso – uno privato e uno pubblico – sarà un raddoppio dell’impatto positivo sul territorio: da un lato, la produzione di energia rinnovabile su scala industriale, in grado di contribuire alla riduzione delle emissioni in atmosfera; dall’altro, l’ottimizzazione energetica di un edificio scolastico, con risparmio di risorse economiche per la collettività e un esempio tangibile di sostenibilità applicata alla vita quotidiana.
La realizzazione del parco fotovoltaico nell’ex cava di Crotte rientra tra le operazioni consentite dalla normativa del 2021 sul riutilizzo dei siti estrattivi dismessi. Una legge pensata proprio per trasformare aree compromesse dal punto di vista ambientale in spazi di produzione energetica, evitando nuovo consumo di suolo e valorizzando ciò che già esiste. È una delle strade più concrete per avvicinarsi agli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica fissati dall’Unione Europea.
In questo senso, Strambino si candida a diventare un piccolo modello locale. Non solo per la capacità di attrarre investimenti nel settore delle rinnovabili, ma anche per l’attenzione mostrata nel collegare le iniziative private con ricadute dirette sul territorio. E se è vero che ogni chilowattora prodotto da fonte solare è un passo in meno verso le fonti fossili, allora quel buco nella terra che per anni ha fornito ghiaia ai cantieri del Canavese oggi si prepara a restituire qualcosa di molto più prezioso: energia pulita e un’idea concreta di futuro.
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