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05 Giugno 2025 - 23:51
Loredana Devietti
Annunci roboanti, progetti ambiziosi, conferenze dei servizi concluse e perfino una convenzione con la Regione alle porte. Eppure, a oggi, il nuovo sottopasso ferroviario di via Torino a Ciriè resta un’idea senza gambe, una di quelle opere di cui si parla tanto ma che, quando si va a scavare – è il caso di dirlo – rivelano un gigantesco vuoto finanziario. Un'opera, insomma, che rischia di essere il simbolo perfetto della politica dell’annuncio: dichiarazioni ottimistiche da un lato, bilanci in rosso dall’altro.
Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, è stato il gruppo del Partito Democratico ad accendere i riflettori sulle tante zone d’ombra che ancora avvolgono il progetto. I consiglieri hanno chiesto chiarimenti precisi: quanto costerà davvero questo sottopasso alla collettività? Chi pagherà la manutenzione negli anni a venire? Dove si prenderanno i soldi che ancora mancano?
La risposta della sindaca Loredana Devietti è stata netta: «Nessun disservizio sulla Torino-Ceres». Una frase che sembra voler liquidare anni di lamentele da parte di studenti e pendolari, costretti ogni giorno a fare i conti con ritardi cronici, coincidenze saltate e carrozze affollate. Un’affermazione che suona quasi provocatoria a chi, quel servizio ferroviario, lo usa tutti i giorni.
Ma le perplessità sollevate in aula non si limitano alla qualità attuale del trasporto. Il vero nodo sta nei numeri. Il costo complessivo dell’opera – secondo quanto emerso dal progetto di fattibilità approvato dalla Giunta a ottobre 2024 – sfiora i 19 milioni e 833mila euro. Una cifra importante, per una cittadina come Ciriè. Una parte dei fondi, all’inizio, era stata promessa dalla Regione. Ma oggi quella disponibilità si è ridimensionata drasticamente: i fondi sono stati destinati ad altri interventi, lasciando scoperta metà della cifra necessaria. E soprattutto: non c’è un piano dettagliato su dove si troveranno i soldi mancanti, né un cronoprogramma aggiornato che dica quando i lavori inizieranno davvero.
In compenso, non mancano le rassicurazioni. «Noi non costruiamo cattedrali nel deserto», ha affermato con enfasi la sindaca Devietti, difendendo la serietà dell’iniziativa. Ma la frase, se da un lato vuole tranquillizzare, dall’altro evoca il sospetto che ci sia qualcosa da smentire. Perché di cattedrali nel deserto, sul nostro territorio, ne sono già state viste. E la tentazione di mettere il cappello su un’opera, magari inaugurando la prima pietra prima della fine del mandato, è forte. Anche se i cantieri veri potrebbero toccare a qualcun altro.
Sul tavolo, intanto, si muovono alcuni pezzi importanti. Il Comune firmerà a breve una convenzione con la Regione: servirà per ottenere il rimborso delle spese di progettazione anticipate (con soldi presi in prestito dalla Cassa Depositi e Prestiti) e per coprire i costi delle indagini preliminari e delle acquisizioni delle aree. Il progetto tecnico è stato approvato, ha superato la conferenza dei servizi e la valutazione di impatto ambientale. La Regione lo ha inserito tra le sue priorità e lo ha trasmesso al Ministero dei Trasporti per inserirlo nella ricognizione nazionale delle opere strategiche.
Secondo l’Amministrazione, tutto questo conferma che il sottopasso non è un sogno irrealizzabile ma un obiettivo concreto. Un tassello fondamentale del progetto “Stazioneporta”, che dovrebbe trasformare l’area ferroviaria in un nodo di interscambio moderno, con parcheggi, zone verdi, spazi condivisi e un nuovo movicentro. Quest’ultimo sarà finanziato separatamente, con fondi già candidati a bandi nazionali e contributi legati ai patti territoriali.
«Il nostro progetto è già pronto per l’appalto integrato», ha spiegato in aula l’assessore Alessandro Pugliesi, sottolineando che il Comune ha fatto tutto ciò che era di sua competenza. Ora tocca agli enti sovraordinati, Regione e Ministero, reperire i fondi. Solo dopo si potrà partire davvero con i lavori.
Peccato che il “piccolo dettaglio” dei finanziamenti mancanti non sia di poco conto. Senza copertura economica certa, ogni entusiasmo rischia di trasformarsi in frustrazione. Lo sanno bene i cittadini, che hanno già visto troppe promesse sgonfiarsi come palloncini. E lo sanno anche i consiglieri del Pd, che hanno denunciato l’atteggiamento della Giunta: più attenta alla propaganda, dicono, che alla sostenibilità dei progetti.
Perché la vera domanda resta sospesa in aria, tra un consiglio comunale e l’altro, tra una dichiarazione e un comunicato stampa: chi pagherà tutto questo? E soprattutto: quando vedremo davvero partire i lavori? Finché le risposte resteranno vaghe, il rischio è che il sottopasso resti... sottoterra, ma solo nei documenti.
Il progetto del sottopasso di via Torino a Ciriè, parte integrante del piano “Stazione Porta”, è recentemente entrato nella fase operativa grazie allo stanziamento dei primi fondi regionali, destinati a coprire la progettazione e l’acquisizione delle aree. L’opera, strategica per il territorio canavesano, affianca la riattivazione della linea ferroviaria Torino-Ceres e prevede anche la realizzazione di un movicentro con parcheggi, spazi verdi e aree di interscambio.
Il costo complessivo stimato è di circa 19,8 milioni di euro. Dopo l’approvazione del progetto di fattibilità da parte della Giunta comunale (ottobre 2024), sono arrivati i pareri positivi degli enti competenti e il superamento della valutazione d’impatto ambientale. Grazie a questi passaggi, la Regione ha inserito il sottopasso tra le opere prioritarie per il Ministero dei Trasporti, condizione necessaria per poter procedere con l’appalto integrato e l’inizio dei lavori, non appena saranno disponibili tutti i finanziamenti.
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