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04 Giugno 2025 - 11:50
Dopo un secolo torna la Messa alla Cappella dell’Assunta: un simbolo restituito al Canavese
Un luogo dimenticato che torna a vivere, un pezzo di storia restituito alla comunità, un tesoro architettonico e devozionale che ha attraversato i secoli fino a rinascere oggi sotto una nuova luce. È la Cappella dell’Assunta del Castello di Castellamonte, che svetta sulla collina dominando il paese come un tempo, rinnovata nel corpo e nello spirito grazie a un intervento di restauro straordinario, reso possibile dal finanziamento europeo del PNRR. Un gioiello riscoperto, firmato da Amedeo di Castellamonte, architetto di casa Savoia e mente dietro capolavori come la Reggia di Venaria, che ora torna al suo splendore originario.
Il bando “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale” (M1C3, Misura 2.2), vinto nel 2022 e portato avanti dal settembre 2023 fino all’aprile 2025, ha permesso di restituire alla comunità non solo una cappella, ma un simbolo identitario, un presidio spirituale e culturale che nei secoli ha rappresentato un punto focale per Castellamonte e i suoi abitanti. L’intervento è stato magistralmente guidato dall’architetto Marialuce Reyneri di Lagnasco e realizzato da una squadra di oltre 50 persone tra artigiani, restauratori, esperti, alcuni dei quali castellamontesi. Il risultato è un restauro che ha saputo coniugare rigore scientifico e sensibilità artistica, valorizzando la memoria senza stravolgerne l’anima.
L’operazione ha restituito leggibilità alla facciata, al timpano, al campanile, alla macchina d’altare dipinta su tela, che rappresenta uno dei tre esemplari conosciuti in Piemonte di “architettura effimera”: una scenografia sacra dove colonne, marmi, timpani sono finemente rappresentati su grandi tele di canapa tese su telai lignei, create per dare profondità e maestosità all’altare nello stretto spazio disponibile. È un’opera unica nel Canavese e nel Piemonte settentrionale, e la sua conservazione è stata uno degli interventi più delicati dell’intero cantiere. Le tele, fortemente danneggiate, sono state pulite, disinfestate, suturate, ridipinte con toni neutri là dove mancavano riferimenti certi, riportando così in vita l’illusione architettonica barocca tanto cara alla liturgia secentesca.
L’altare, incorniciato da questa scenografia pittorica, un tempo ospitava un quadro raffigurante l’Assunzione di Maria, oggi perduto, mentre la mensa dell’altare era decorata da un paliotto in cuoio con lo stemma dei Conti di Castellamonte. La Cappella stessa ha radici antiche: già presente nel Cinquecento, fu ricostruita nella sua forma attuale da Amedeo di Castellamonte tra il 1647 e il 1662, come attestano le visite pastorali. L’edificio sostituiva un’antica cappella medievale di forma oblunga, di cui rimangono la cripta sepolcrale e la pietra sacra dell’altare, consacrata nel 1597. La cripta era destinata esclusivamente a tre rami dei Conti di Castellamonte, testimoniando il legame nobile e spirituale di questa struttura con il territorio e la sua élite. Tra i sepolti, documenti del Cinquecento ricordano Aimone e i suoi figli Luigi e Pietro, descritti fin nei tratti somatici.
Nei secoli successivi, la cappella fu luogo di celebrazioni solenni, processioni, benedizioni, specialmente per la festa dell’Assunta del 15 agosto e la commemorazione dei defunti il 2 novembre, quando le confraternite salivano in processione al castello per ricevere la benedizione dell’Arciprete. Un vero e proprio rito comunitario che invocava protezione celeste sul paese. Ma la storia non è stata sempre benevola. Dopo il periodo giacobino e napoleonico, l’edificio cadde in abbandono. Solo tra il 1842 e il 1874, durante i lavori per la nuova chiesa parrocchiale, la Cappella riprese funzione pubblica. Poi il silenzio. Fino ad oggi.
Il restauro ha interessato ogni elemento della cappella: dal tetto alle murature, dagli intonaci al portone, dalla balconata lignea all’impianto elettrico. Le cromie originali, come il rosa pallido delle pareti e le lesene gialle, sono state ricostruite sulla base di indagini stratigrafiche. Gli esterni sono stati ripuliti da vegetazione infestante e riportati al loro splendore con malte di calce compatibili. Sulla facciata, accanto alla finestra centrale, è stata riproposta l’antica decorazione, oggi visibile grazie a un intervento materico lasciato volutamente a vista. Il portone, gravemente danneggiato, è stato sostituito con una copia fedele al disegno storico, realizzata con legni originari da Andrea e Amleto Bellino. La balconata lignea, instabile e deformata, è stata consolidata e decorata con colori originali. Persino i gradini del presbiterio sono stati smontati, lavati, ricollocati e armonizzati con velature.
Un esempio di restauro virtuoso, che ha saputo rispettare la complessità del manufatto e la sua vocazione devozionale. Oggi, la Cappella torna ad accogliere la comunità. “Così la campana è tornata nel campanile e i vasi di coronamento svettano di nuovo sul timpano”, ha sottolineato con emozione Tomaso Ricardi di Netro, che ha voluto ringraziare ogni persona coinvolta nel progetto, compresi i funzionari della Regione Piemonte e la Soprintendenza alle Belle Arti.
Emozionante anche la prima celebrazione della Santa Messa, avvenuta dopo circa un secolo di silenzio, alla presenza del Vescovo di Ivrea monsignor Daniele Salera e dell’Arciprete don Angelo Bianchi. A rendere ancora più forte il legame con la comunità, molte associazioni locali si sono dichiarate disponibili alla futura valorizzazione della cappella, tra cui ADSI, FAI Canavese, Associazione Costantino Nigra, TerraMia e il Consorzio Operatori Turistici del Canavese.
La Cappella tornerà così ad avere anche una funzione culturale, ospitando eventi, mostre e iniziative. Un futuro che sa di passato, una rinascita che affonda le radici nella memoria, nella devozione, nell’identità di un paese intero. Il gioiello riscoperto di Amedeo di Castellamonte oggi è pronto a vivere un nuovo capitolo della sua storia.
I restauratori
La facciata ed il portale
Il vaso centrale
L'esterno prima del restauro
L'esterno dopo il restauro
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