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Alcol vietato, Piastra istituisce la “zona rossa”: basta bottiglie, silenzio o multe

Dal 27 maggio stop alla vendita serale di alcolici in quattro vie del centro. Il Comune chiude i rubinetti: troppi ubriachi, troppi schiamazzi, troppi minorenni fuori controllo

Alcol vietato, Piastra istituisce la “zona rossa”: basta bottiglie, silenzio o multe

Elena Piastra vieta la vendita di alcolici

A Settimo Torinese arriva la “zona rossa dell’alcol”. Non è un’emergenza sanitaria, ma poco ci manca. Con una delibera approvata il 27 maggio, la Giunta comunale ha deciso di imporre il divieto di vendita di alcolici e superalcolici tra le 21.30 e le 3 del mattino in un’area residenziale del centro dove, da anni, la situazione è fuori controllo.

Le vie interessate dal provvedimento sono: via Petrarca (nel tratto tra via G. Ferraris e via Italia), via Silvio Pellicovia Ugo Foscolo e via Verdi (tra via Da Vinci e via Roma).

Un quadrilatero in cui, secondo la relazione allegata all’atto, si è consolidato un fenomeno notturno ormai ingestibile: comitive, spesso di giovanissimi e anche minorenni, si ritrovano dopo aver fatto incetta di bottiglie nei negozi di vicinato – attratti da prezzi stracciati – per poi consumare per strada, disturbando il sonno e la quiete dei residenti con urla, risse, comportamenti molesti. Insomma, una piccola movida low-cost che ha trasformato vie tranquille in spazi di bivacco a cielo aperto.

Il Comune non usa mezzi termini. Si parla di “assunzione massiva di sostanze alcoliche”, di “turpiloquio notturno”, di “clientela extracittadina richiamata dalle offerte promozionali”, e di un “regime di tranquillità compromesso”.

E così arriva la stretta. Per un anno intero, nei tratti indicati, i negozi e i locali dovranno sospendere la vendita di alcol dopo le 21.30. La Polizia Locale è stata incaricata di notificare formalmente il provvedimento agli esercenti. A vigilare sull’esecuzione della misura sarà il Commissario Capo Renato Pontoriero, responsabile del Servizio Sicurezza del Territorio.

Nella delibera si rivendica la necessità di “salvaguardare interessi costituzionalmente rilevanti, come la salute e il diritto al riposo”. Ma dietro le formule giuridiche c’è la pressione di una parte della cittadinanza che da tempo chiede interventi più drastici contro il degrado serale e notturno.

Certo, il problema non nasce ieri. Da almeno quattro anni – è scritto nero su bianco – “la zona subisce la frequentazione e la permanenza, soprattutto nelle ore serali, di gruppi di persone che, richiamati dalla presenza di esercizi di vicinato e pubblici esercizi, si attardano dopo aver acquistato bevande alcoliche per consumare i loro acquisti”. Il tutto in un contesto essenzialmente residenziale, dove la convivenza tra socialità e quiete appare sempre più impossibile.

Nessun accenno, però, a percorsi educativi o di prevenzione. Nessuna misura parallela per offrire spazi alternativi o dialogare con i giovani. Si taglia, si vieta, si chiude: la “zona rossa” dell’alcol, almeno per ora, è tutta qui.

Resta da vedere se il provvedimento riuscirà davvero a restituire pace ai residenti o se non farà altro che spostare il problema qualche isolato più in là, dove magari le bottiglie continueranno a essere vendute. A prezzo scontato, ovviamente.

birra

Dalla “zona rossa” torinese ai divieti globali,
ecco dove l’alcol diventa un problema di ordine pubblico

Dalle bottiglie low cost del centro di Settimo Torinese al cuore della movida di Sydney e Singapore, sempre più città impongono lo stop alla vendita notturna di alcolici. Con un obiettivo comune: riportare un po’ di silenzio e sicurezza nelle notti troppo fragorose delle metropoli (e non solo).

Settimo non è la prima città al mondo a vietare la vendita di alcolici. L’ordinanza approvata dalla giunta comunale il 27 maggio 2025, che istituisce una vera e propria “zona rossa” dell’alcol tra via Petrarca, via Pellico, via Foscolo e via Verdi (nel tratto tra via Da Vinci e via Roma), è solo l’ultima di una lunga serie di provvedimenti con cui le amministrazioni locali – in Italia e nel mondo – cercano di arginare degrado, schiamazzi e violenze notturne.

A Settimo, la miccia è stata accesa da un’abitudine ormai consolidata: gruppi di giovani, anche minorenni, acquistano bevande alcoliche nei negozi di vicinato, attratti da prezzi stracciati, e si fermano a consumarle per strada, disturbando i residenti e trasformando zone residenziali in teatri di una movida improvvisata. Il Comune ha così deciso di vietare la vendita di alcolici dalle 21.30 alle 3.00 del mattino per un anno, sperando di ripristinare quel diritto al riposo che dovrebbe essere garantito per Costituzione.

Ma simili restrizioni sono ormai all’ordine del giorno anche altrove.

In Italia, città come Milano e Firenze hanno adottato da tempo misure simili. A Milano, è in vigore fino a novembre il divieto di vendita da asporto di alcolici da mezzanotte alle 6 in quartieri simbolo della movida come Navigli, Darsena, Isola e Brera. Firenze, invece, ha imposto lo stop serale agli alcolici nei minimarket del centro storico, in risposta al caos notturno esploso nella zona di Santo Spirito. Anche Grosseto ha vietato la vendita e l’asporto dalle 21 alle 6, mentre a Olbia è scattato il divieto totale di consumo di alcol in centro storico e l’asporto è proibito dalle 19:00.

E fuori dall’Italia? Le misure diventano persino più stringenti.

In Australia, la città di Sydney è stata pioniera delle cosiddette lockout laws: dal 2014 al 2020, nei quartieri di Kings Cross e del CBD non si poteva entrare nei locali dopo l’1.30, né acquistare alcol dopo le 3. A Adelaide, tuttora vige il divieto di ingresso nei locali tra le 3.01 e le 7 del mattino, nonostante le proteste di bar e ristoratori.

In Singapore, dove l’ordine è legge, il Liquor Control Act vieta dal 2015 la vendita e il consumo di alcol in luoghi pubblici dalle 22:30 alle 7:00. Qui, chi infrange le regole può pagare multe salatissime o finire in carcere. A innescare il provvedimento fu una rivolta scoppiata a Little India, dove l’abuso di alcol sfociò in disordini di piazza.

Anche in Giappone, nel cuore della modernissima Tokyo, si è deciso di vietare il consumo di alcol in pubblico durante le ore serali nel quartiere di Shibuya, noto per la folla di Halloween e la confusione notturna. Dal 2024, il divieto è divenuto permanente: niente bevande alcoliche all’aperto tra le 18:00 e le 5:00.

In Europa, i sindaci non stanno a guardare. A Barcellona, da sempre meta del turismo festaiolo, è stato vietato organizzare pub crawl (i classici tour organizzati tra i bar) tra le 19:00 e le 7:00, mentre Praga ha adottato un divieto simile, limitando gli stessi tour tra le 22:00 e le 6:00, per contrastare i disagi causati da un turismo sempre più molesto.

Persino in Russia si è intervenuti duramente: il consumo di alcolici nei parchi, nelle spiagge e in molti luoghi pubblici è vietato, e la vendita notturna è regolata severamente. In Stati Uniti, città come Miami Beach hanno tentato più volte di introdurre restrizioni alla vendita di alcol dopo le 2, ma tra pressioni legali e resistenze economiche, la battaglia resta aperta.

Cosa ci dicono tutti questi casi? Che la regolamentazione dell’alcol è diventata una questione non più (solo) sanitaria, ma sempre più di ordine pubblico, convivenza e qualità della vita urbana. Che si tratti di una metropoli da milioni di abitanti o di una cittadina di provincia, il problema è lo stesso: l’eccesso notturno genera conflitto. E allora si cerca di limitarlo, spesso tagliando la questione alla radice: niente bottiglie, niente caos. O almeno, questa è la speranza.

Nel frattempo, Settimo Torinese si aggiunge alla lista. Con la sua piccola “zona rossa” e la convinzione che una regola in più, talvolta, possa garantire qualche notte di sonno in meno ai commercianti… e qualche notte di pace in più ai residenti.

applicazione

Cosa dice l'Articolo 39 bis
Tutela del riposo, della salute e della vivibilità urbana in determinate aree cittadine interessate

da afflusso particolarmente rilevante di persone

1) dei residenti), la tutela dei lavoratori, dell'ambiente e del patrimonio culturale, nonché al fine di contrastare situazioni di grave incuria e degrado del territorio, dell'ambiente e del patrimonio culturale, o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, la Giunta Comunale, con propria deliberazione, assunta previa informazione alla competente Commissione Consiliare ed in conformità ai principi ed ai criteri direttivi eventualmente da essa indicati, può, anche a seguito di una pluralità di segnalazioni o su indicazione formale degli organi di Polizia, individuare aree del territorio cittadino, coinvolte da afflussi particolarmente rilevanti di persone in relazione a singoli ambiti in cui sono emerse criticità relative alla vivibilità cittadina, ove devono essere osservate le seguenti prescrizioni:

a) tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande devono sospendere l'attività di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 21,30 alle ore 3,00, fermo restando il divieto di vendita e somministrazione dalle ore 3,00 alle ore 6,00 disposto dal comma 2 dell'articolo 6 del Decreto Legge. 1 17/2007 convertito nella Legge 160/2007;

b) tutte le medie e grandi strutture di vendita del settore alimentare e misto devono sospendere l'attività di vendita di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 21.30 alle ore 6,00;

c) tutti gli esercizi di vicinato del settore alimentare e misto devono sospendere l'attività di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 21.30 alle ore 24,00, fermo restando il divieto di vendita dalle ore 24,00 alle ore 6,00 disposto dal comma 2 bis dell'articolo 6 del Decreto Legge 1 17/2007 convertito nella Legge 160/2007;

d) tutte le attività artigianali che espongono e/o vendono bevande alcoliche e superalcoliche (comprese quelle artigiane di prodotti alimentari di propria produzione, incluse quelle che effettuano la vendita per il consumo immediato all'interno dei locali) devono sospendere l'attività di vendita di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 21,30 alle ore 06,00;

e) gli apparecchi automatici ubicati in apposito locale adibito in modo esclusivo alla vendita devono essere configurati in modo che sia inibita la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione dalle ore 21.30 alle ore 24.00, fermo restando il divieto di vendita dalle ore 24,00 alle ore 06,00 disposto dal comma 2 bis dell'articolo 6 del Decreto Legge 1 17/2007 convertito nella Legge 160/2007.

2. Agli esercizi di cui alle lettere a) e d) del comma 1 è consentita fino alle ore 23,00 la vendita per asporto di bevande alcoliche a condizione che la bevanda sia venduta esclusivamente in abbinamento con alimenti preparati in loco da asporto, in quantità non eccedente il rapporto di uno a uno (un alimento/una bevanda alcolica) e sia racchiusa in contenitori opportunamente confezionati.

3. Agli esercizi di cui alla lettera a) è consentita fino alle ore 23,00 la vendita per asporto di bevande alcoliche, racchiuse in contenitori opportunamente confezionati, agli avventori che abbiano fruito del servizio di ristorazione. In tali casi, il corrispettivo per la vendita di dette bevande deve essere chiaramente indicato nella documentazione fiscale rilasciata in occasione dell'effettuazione del servizio di ristorazione.

4. Il servizio di consegna a domicilio di bevande alcoliche abbinate ad alimenti preparati per il consumo diretto con le modalità indicate nel comma precedente, effettuato in proprio o con l'ausilio di personale con rapporto di lavoro subordinato o, attraverso i "food delivery", da terzi, può essere effettuato entro le ore 23,00.

5. Tutte le attività di somministrazione, commerciali ed artigianali devono rendere noto al pubblico il contenuto delle predette prescrizioni mediante l'esposizione di appositi cartelli, visibili sia all'interno sia all'esterno del locale.

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Dublino, una sera di quasi 40 anni fa.
Le pinte sul tavolo prima che calasse il silenzio

Non ricordo l’ora esatta. Forse le undici, forse mezzanotte. Ma quel momento lo ricordo nitidamente, come si ricordano le cose che non sembrano eccezionali, e invece lo diventano per come ti si piantano dentro.

Ero a Dublino, giovane e con amici del posto. Gente vera, che ti porta nel proprio pub come si porta qualcuno nel salotto di casa. Il legno scuro consumato dal tempo, le pareti sature di chiacchiere e di fumo, la Guinness che scende lenta, nera come la notte. Tutto sembrava fermo, rassicurante.

Poi, all’improvviso, il gestore si mette in moto. Nessun avviso, nessuna tensione. Solo mani che si muovono veloci dietro al bancone. Una, due, dieci pinte. Le porta tutte insieme, senza fretta ma senza sosta. Riempie i tavoli di bicchieri pieni fino all’orlo, come un contadino che sistema il raccolto prima della tempesta.

Tutti capiscono. Nessuno chiede. Tra poco scatta il divieto: non si potrà più vendere alcolici. Ma berli sì. E allora si fa scorta, con una naturalezza che oggi sarebbe rivoluzionaria. Si versa, si brinda, si accettano le regole con un pizzico di furbizia e tanto rispetto.

Non era trasgressione, era intelligenza collettiva. Nessuno urlava, nessuno si accaniva. C’era una legge, e c’era un modo civile per conviverci. Si beveva un’ultima pinta, ma non era mai l’ultima davvero. Perché quelle pinte servite prima del coprifuoco erano tempo liquido da rallentare, da allungare, da gustare con chi avevi accanto.

Quelle sere irlandesi mi hanno insegnato più di mille divieti. Che la convivenza si può costruire anche nei dettagli. Che non sempre serve vietare per garantire il silenzio, a volte basta conoscere il momento giusto per versare l’ultimo bicchiere.

E tutto questo mi è tornato in mente leggendo una delibera di Giunta comunale. Quella di Settimo Torinese, dove il 27 maggio si è deciso di vietare per un anno, dalle 21.30 alle 3.00, la vendita di alcolici in alcune vie del centro. Troppi schiamazzi, troppi minorenni alticci, troppe bottiglie consumate per strada e troppo poco rispetto per chi ci vive. E allora il Comune ha scelto la “zona rossa dell’alcol”. Niente più vendita dopo una certa ora. Punto.

Difficile trovare il garbo irlandese in mezzo a un problema di ordine pubblico. Qui non c’è complicità, c’è esasperazione. Non ci sono rituali silenziosi, ma urla che svegliano i bambini e lasciano bottiglie rotte sui marciapiedi.

E forse, in certi contesti, non resta che vietare. Non per punire, ma per provare almeno a contenere. Perché non tutte le notti sanno farsi rispettare da sole. E non tutti i bicchieri sanno fermarsi prima del limite.

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