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Università italiane in affanno nella classifica mondiale Cwur 2025: bene la presenza, male la tenuta

La Sapienza guida il gruppo italiano, ma l'80% degli atenei italiani perde terreno. E per la prima volta la Cina sorpassa gli Stati Uniti per numero di università in classifica

Università italiane in affanno nella classifica mondiale Cwur 2025: bene la presenza, male la tenuta

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Con 66 università italiane presenti nella classifica 2025 stilata dal Center for World University Rankings (Cwur), l’Italia si conferma uno dei Paesi più rappresentati al mondo. Ma dietro questa apparente buona notizia si nasconde una realtà meno brillante: l’80% degli atenei italiani perde posizioni rispetto all’anno precedente. Una retrocessione diffusa, che riflette le difficoltà del nostro sistema universitario nel restare competitivo in un panorama globale in rapido cambiamento.

A livello mondiale, la supremazia resta nelle mani degli Stati Uniti, almeno sul podio: per il quattordicesimo anno consecutivo, Harvard è in testa alla classifica, seguita da due colossi come MIT (Massachusetts Institute of Technology) e Stanford. Subito dietro, al quarto e quinto posto, due eccellenze pubbliche del Regno Unito: Cambridge e Oxford. Ma se i primi posti non cambiano, le dinamiche complessive del ranking raccontano un’altra storia.

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Per la prima volta, infatti, la Cina sorpassa gli Stati Uniti come Paese con il maggior numero di università presenti in classifica. Un sorpasso che non è solo simbolico, ma segna una svolta epocale. “La reputazione americana nel settore dell’istruzione superiore globale è seriamente minacciata”, afferma Nadim Mahassen, presidente del Cwur. “Sebbene gli Stati Uniti vantino ancora le migliori università al mondo – continua – il declino della stragrande maggioranza degli istituti di istruzione superiore dovrebbe preoccupare l’amministrazione Trump. Mentre le università cinesi raccolgono i frutti di anni di investimenti pubblici massicci, quelle americane fanno i conti con tagli ai finanziamenti federali e crescenti controversie sulla libertà accademica e di parola”.

Nel contesto italiano, la situazione è tutt’altro che rosea. La Sapienza di Roma, pur confermandosi la prima tra le italiane, scende comunque di una posizione, piazzandosi al 125° posto. Seguono l’Università di Padova (178°, in calo di cinque posizioni), l’Università degli Studi di Milano (191°, anche lei in calo di cinque), l’Università di Bologna(204°) e Torino (242°). La top ten italiana è completata da Napoli Federico II (243°), Firenze (274°), Genova(286°), Pisa (288°) e Pavia (327°). In nessun caso si registrano avanzamenti significativi, e nessun ateneo italiano riesce a entrare nella top 100 mondiale.

A preoccupare è la perdita sistematica di terreno. “Senza finanziamenti più consistenti e una pianificazione strategica più solida – avverte ancora Mahassen – l’Italia rischia di rimanere ulteriormente indietro nel panorama accademico globale, sempre più competitivo e in costante evoluzione”.

Il dibattito politico non tarda ad accendersi. Per il senatore Francesco Verducci (Partito Democratico), la diagnosi è chiara: “Bisogna assolutamente invertire la tendenza e mettere al centro dell’agenda politica la ‘questione università’”. Di segno opposto la lettura di Valentina Aprea (Forza Italia), che difende l’operato del governo sottolineando come “dal 2019 a oggi si sia passati da 7,4 miliardi al record raggiunto nel 2025: 9,4 miliardi, pari a un incremento di 336 milioni rispetto all’anno precedente”.

La ministra dell’Università Anna Maria Bernini respinge le critiche e bolla come “surreale” il dibattito sui fondi. “Da parte di alcuni rettori – afferma – si è andati al limite della propaganda”. Ma i numeri sembrano raccontare una storia diversa, fatta di atenei che perdono competitività e ricercatori che emigrano.

Il report del Cwur non si limita a un giudizio sommario. L’analisi si basa su 74 milioni di dati e prende in considerazione quattro criteri: qualità dell’istruzione, occupabilità dei laureati, prestigio del corpo docente e quantità e impatto della ricerca scientifica. Quest’anno, la classifica ha preso in esame 21.462 università in tutto il mondo, ma solo le prime 2.000 sono state pubblicate.

Una classifica che, al netto delle polemiche, offre uno specchio fedele delle dinamiche globali dell’istruzione superiore. Dove chi investe, cresce. E dove chi taglia, arretra.

Per consultare l'elenco completo delle prime 200 università, ti consiglio di visitare il sito ufficiale del CWUR (https://cwur.org/).

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