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Per chi suona la campana

«È facile essere comunista in un paese libero, il difficile è essere libero in un paese comunista»

Un genocidio ignorato: ricordiamo le atrocità del regime dei Khmer Rossi in Cambogia e la complicità intellettuale che ha alimentato una delle tragedie più oscure del XX secolo.

«È facile essere comunista in un paese libero, il difficile è essere libero in un paese comunista»

Papa Giovanni Paolo II

Nel tempo del politicamente corretto e dell'egemonia culturale della sinistra vi sono ricorrenze o anniversari che giustamente, ma anche ossessivamente fino a farne perdere il significato, ritornano sempre. Poi però ve ne sono altre, anche importanti, di cui si tace e se i giornaloni e il mainstream non ne parlano vuol proprio dire che non esistono e non se ne deve parlare. Di solito sono quelle date che ricordano i massacri perpetrati dai regimi comunisti.

Il 17 aprile 1975 Phnom Penh, capitale della Cambogia, cadeva nelle mani dei comunisti maoisti intransigenti, i Khmer Rossi, che sottoposero la popolazione a un gigantesco esperimento sociale che provocò due milioni di morti. Il regime, retto con pugno di ferro da Pol Pot, eliminerà un terzo della sua stessa popolazione con l'obiettivo dichiarato di realizzare il comunismo entro il 1990.

khmer rossi

Educato alla Sorbona, come altri giovani cambogiani, con Jean Paul Sartre quale mentore, Pol Pot si pose lo scopo di trasformare i cittadini in contadini e per questo fece evacuare le città con le deportazioni nelle campagne dove si crearono giganteschi campi di lavoro. Gli esponenti del vecchio regime e i religiosi furono sterminati e fu imposto l’obbligo della vita collettiva con la distruzione della famiglia, dove i bambini erano educati a denunciare al partito i genitori.

Ogni funzionario di partito aveva diritto di vita e di morte sui contadini; i più sadici e sospettosi uccidevano anche chi non aveva abbastanza calli sulle mani, chi conosceva lingue straniere o portava gli occhiali, e la morte per fame divenne la regola.

Come si è detto, l’apprendistato dei capi Khmer avvenne a Parigi e lo testimonia il poderoso libro di memorie, di uno di loro, Suong Sikoeun, dal titolo Itinéraire d’un intellectuel Khmer rouge (ed. Cerf), ove spiega come per lui, e per altri, l’apprendistato avvenne quando frequentava la Sorbona, dove una serie di illustri docenti gli instillarono gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità della Rivoluzione francese, che dovevano necessariamente trovare poi sbocco in quella bolscevica del 1917, fino a giungere alla conclusione che: «Solo una rivoluzione violenta, condotta da un manipolo di militanti devoti e risoluti, sotto la direzione del Partito marxista-leninista, poteva mettere fine ai mali della Cambogia. Leggevo con avidità tutto quello che riguardava la Rivoluzione francese, con preferenza per i giacobini e il suo capo Robespierre, che era il mio eroe, il mio idolo. E mi determinai all’idea di una trasformazione della società con il metodo rivoluzionario e della necessità di una dittatura del proletariato».

Esattamente ciò che sosteneva il cardinale arcivescovo di Parigi, Jean-Marie Lustiger, il quale indicava nella miscela Rivoluzione del 1789 - marxismo, di cui era imbevuta la cultura francese del Novecento (anche cattolica), la responsabilità di aver armato la pistola del genocidio cambogiano e che per questo fu sommerso dalle critiche.

Oggi in Cambogia, il 20 maggio di ogni anno, si celebra il Giorno della Memoria perché in quel giorno i Khmer rossidecretarono l’obbligo della vita collettiva e la distruzione della famiglia.

Ma è rimasta famosa la frase che San Giovanni Paolo II rivolse a monsignor Luigi Bettazzi, grande fautore e pioniere della collaborazione con i comunisti:
«È facile essere comunista in un paese libero, il difficile è essere libero in un paese comunista».

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen

Tutti gli articoli di Fra' Martino qui

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