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Cemento educativo: quando la gita scolastica si fa sul cantiere

Settimo Torinese trasforma il cantiere scolastico in una fiction social: bambini protagonisti e narrazione vincente

Cemento educativo: quando la gita scolastica si fa sul cantiere

Elena Piastra

Non bastava la visita con casco in testa e sguardo assorto sul calcestruzzo ancora fresco. Non bastava l’epopea social del tetto montato, della gettata di cemento, in attesa dell’arrivo trionfale delle piastrelle. A Settimo Torinese il cantiere della nuova scuola in via Fantina è diventato una fiction a puntate. E come in ogni fiction che si rispetti, serve il colpo di scena. Stavolta la sindaca Elena Piastra, regista indiscussa della narrazione urbana, ha deciso di non comparire in prima persona nel ruolo della supervisora dei lavori pubblici in posa plastica per gli addetti stampa. Troppo visto. Troppo banale. Così, via libera a una nuova, geniale trovata comunicativa: ci ha mandato i bambini.

Sì, avete letto bene. I bambini. In gita al cantiere.

Un’idea che farebbe impallidire persino Montessori. Al posto delle aule, i ponteggi. Al posto della ricreazione, un sopralluogo in compagnia del direttore dei lavori e dell’impresa. Roba da scrivere una nuova voce nel POF: educazione alla logistica di cantiere e alle pareti mobili. La cronaca, come da tradizione, è subito approdata su Facebook, in quel tono tra il miracolato e l’agiografico che ormai contraddistingue ogni post istituzionale della giunta settimese. Con tanto di titolo in stampatello, come le vere liturgie: BAMBINI E BAMBINE IN VISITA ALLA NUOVA SCUOLA.

E il racconto, ça va sans dire, è un delirio di visioni, proiezioni, emozioni. I bambini saltano nella palestra-auditorium ancora senza pavimento, fanno domande da giornalisti in erba — "Dove sono le aule?", "Avremo un cortile?", "C’è la mensa?" — e ricevono risposte ispirate da assessori in piena trance da campagna elettorale permanente. Alessandro Raso parla della scuola come polo di valorizzazione, Chiara Gaiola sfodera il gergo da architetto educativo: pareti mobili, spazi verdi, laboratori. Manca solo il campo da padel.

E mentre l’assessora Gaiola annuncia con tono profetico che “sarà uno spazio bellissimo”, quasi ci si commuove. Perché sì, l’educazione ha bisogno di sogni, di visioni. E anche di gru, fondamenta in cemento e recinzioni arancioni.

Finita qui. Mavalà... Presto arriveranno i genitori, poi gli zii, seguiranno i nonni e magari, a questo punto, anche i prozii e i bisnonni. Un cantiere inclusivo, accogliente, intergenerazionale. Manca solo che all’ingresso installino un photo booth con casco da operaio in dotazione per la perfetta foto ricordo. Magari con la sindaca in cartonato da abbracciare.

Il tutto, ricordiamolo, per una scuola che aprirà – forse – nel 2026, con fondi del PNRR e le solite incognite da cantiere all’italiana. Ma poco importa. Perché la narrazione vince sulla realtà, e quando il racconto si fa visione e la visione si fa miracolo, allora anche un edificio non ancora completato diventa tempio laico dell’infanzia, luogo di pellegrinaggio educativo e — perché no — trampolino per qualche campagna futura.

Scrive infatti la sindaca Piastra su Facebook: “Oggi visitatori d’eccezione alla nuova scuola di via Fantina. Un ‘controllo di qualità’ fondamentale, da parte di chi crescerà in questi spazi.”

Insomma, a Settimo la scuola si costruisce mattone dopo mattone, foto dopo foto, like dopo like. In attesa del grande giorno dell’inaugurazione. Che, ne siamo certi, durerà almeno tre settimane, come i matrimoni in India, con repliche quotidiane per ogni sezione e grado di parentela.

Gita al calcestruzzo: quando la scuola non c’è, ma il post sì

Alla fine, l’ha fatta grossa. Stavolta Elena Piastra, sindaca di Settimo Torinese e divinità laica del cantiere continuo, ha deciso di superare sé stessa. Dopo mesi di reportage su Facebook che manco Bruno Vespa con la casa di Cogne, dopo foto in posa da “geometra dell’anno” con casco bianco, mani sui fianchi e sguardo rivolto all’orizzonte, ha detto basta.  Troppo mainstream. Troppo vista. Troppo... calcestruzzo.

E allora? Che si fa per mantenere alta l’attenzione? Si mandano i bambini.
Geniale. Come idea di marketing vale quanto l’algoritmo di TikTok. Al posto delle ruspe, le scolaresche. Al posto dei lavori, la pausa lavori. Perché sì, i muratori sono stati fermati, non sia mai che uno studente inciampi in un sacco di sabbia o, peggio, nella realtà.

Così, le maestre si sono trasformate in guide turistiche e la nuova scuola in costruzione è diventata una sorta di Disneyland del cantiere, con tanto di visita all’atrio, corsetta libera nella palestra-auditorium (senza pavimento, ma chissenefrega), e interrogatorio all’impresa Mattioda su mensa e cortili. Roba che neanche durante gli open day del CERN.

L’obiettivo evidentemente non è pedagogico, è propagandistico.
La scuola? Ci sarà nel 2026 (forse). I fondi? Del PNRR. I lavori? Ancora lunghi. Però intanto, la narrazione è servita, colma di entusiasmo prefabbricato, sogni a pareti mobili e promesse chiuse nel cemento con i fedelissimi Raso e Gaiola che recitano a memoria il copione da brochure elettorale: “Spazi condivisi”, “quartiere valorizzato”, “cortili bellissimi”, “laboratori luminosi”, “pareti che si aprono e si chiudono”. Tutto molto bello, tutto molto virtuale. A Settimo, infatti, la scuola prima si scrive su Facebook, poi – forse – si costruisce.

E lei, la Piastra?
Niente foto in prima stavolta. Ma tranquilli, c’era a lato, un po' defilata come in Ecce Bombo, comunque il suo spirito aleggiava sul cantiere, tipo Madonna delle Fondamenta, pronta a benedire con lo sguardo ogni gettata d’anima.

Ovviamente firma un post: “Controllo qualità fondamentale, da parte di chi crescerà in questi spazi”.
Applausi. Ovazione. 

Il prossimo passo? Il tour dei genitori, poi quello dei nonni, dei cani, dei piccioni del parco. Magari anche dei follower più attivi della pagina del Comune. Il tutto, ovviamente, con post, hashtag, foto, slideshow e lacrimuccia istituzionale.

E mentre il cantiere resta cantiere, la città si gode l’illusione di una scuola che, per il momento, esiste solo nei rendering e nei racconti mitologici della sindaca.

Il cemento fa fatica a prendere, ma la propaganda prende benissimo.

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