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Lo Stiletto di Clio
30 Maggio 2025 - 23:12
La cascina San Giorgio di Settimo Torinese come appariva all'inizio degli anni Settanta dello scorso secolo. I suoi terreni confinavano con la Roncarella
C’era una volta… un re. O il pezzo di legno da cui mastro Geppetto, falegname, ricavò lo sfrontato Pinocchio, il più famoso burattino della letteratura infantile. Oppure la bimba «bianca come la neve» e «rossa come il sangue» che dormiva, vegliata dai sette nani, in attesa di un principe innamorato. No, c’era una volta un toponimo, vale a dire il nome di una località. Ma il tempo, impietoso, lo avvolse in un manto d’oblio, rendendone vago persino il ricordo.
Roncarella è il nome in questione. Nel 2006 la giunta comunale di Settimo Torinese decise di rispolverarlo, attribuendolo al tratto di strada che si configura come il proseguimento della sanmaurese via Pescarito. Diminutivo del toponimo Ronco, assai diffuso in tutta l’Italia settentrionale (Ronco Biellese, Ronco Briantino, Ronco Canavese, Ronco Scrivia, Ronco all’Adige, ecc.), il termine deriva dal latino «runcare» o «roncare», nell’accezione di svellere o sradicare. Per l’esattezza, individua un terreno disboscato e posto a coltura oppure tenuto a pascolo.
In verità, il nome non compare troppo frequentemente nelle fonti documentarie settimesi. Tuttavia è attestato da almeno quattro secoli, senza ombra di equivoco. Nel Seicento, ad esempio, le terre della cascina San Giorgio risultavano confinare con «la strada romea» (l’antica via dei mercanti e dei pellegrini che univa Settimo a Torino, attraverso l’abbadia di Stura) nonché con «la Roncarella, la Sturella, la via di Cantababo» o Cantababbio e il «territorio di San Mauro».
Fra l’altro, il toponimo è citato nel rogito con cui la comunità di Settimo, il 19 marzo 1607, vendette alcuni appezzamenti di terreno ai gesuiti del Collegio di Torino (poi denominato Vecchio per distinguerlo da quello dei Nobili), i quali possedevano la tenuta di San Giorgio. L’atto precisa che si trattava di «un tenimento di pascolo et bosco […] nella regione chiamata la Roncarella» e confinante con «li beni della Badia di San Moro» (Santa Maria di Pulcherada), «verso Pescarile».
Il documento del 1607 fu redatto alla presenza del magistrato ducale Gaspare Antonio Tesauro: l’Archivio storico del Comune ne conserva due copie cucite in un registro intitolato «Instromenti di vendite […] dal 1582 al 1650». La comunità di Settimo si era decisa a cedere il terreno poiché desiderava riscattare un proprio censo presso il prevosto del capitolo torinese di San Giovanni Battista (com’è noto, il censo è una rendita, assicurata mediante contratto, su un capitale prestato o su beni immobili ceduti).
:Il documento del 1607 che nomina la Roncarella
Benché mai formalmente recepito nella toponomastica comunale, il nome Roncarella rimase vivo fra la gente del luogo. È curioso scoprire che un tal Giovanni Brino, l’11 maggio 1957, dichiarandosi residente in via Roncarella, inoltrò domanda per alcune opere edilizie progettate del geometra Antonio Armellino di San Mauro. Alla richiesta unì uno stralcio di planimetria catastale in cui figurava la via Roncarella. Tuttavia, nella mappa originale novecentesca non vi è traccia del toponimo. Ancora più strano appare il fatto che l’indicazione «via Roncarella» compaia nel permesso edilizio rilasciato dal sindaco Luigi Raspini, il 7 giugno dello stesso anno.
Il provvedimento della giunta comunale di Settimo, nel 2006, ha riconosciuto dignità a un antico nome di luogo, valorizzando un frammento della memoria storica cittadina. Una scheggia minima, ma egualmente importante.
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