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Da Mobilandia, tra mobili e silenzi: madre e figlia si ritrovano e fanno la pace

È successo a Torino, nel mobilificio di corso Grosseto. Una scarpiera, un catalogo e un incontro inaspettato hanno ricucito un legame spezzato da troppo tempo

Da Mobilandia, tra mobili e silenzi: madre e figlia si ritrovano e fanno la pace

foto archivio

Ci sono negozi che vendono mobili. E poi c’è chi, per caso o per destino, finisce per arredare emozioni. Succede a Torino, in corso Grosseto, da Mobilandia, uno dei mobilifici storici della città. Un luogo dove si scelgono tavoli, cucine, camere da letto. E, a volte, dove si rimettono in ordine i sentimenti.

Un lunedì pomeriggio qualunque. Lucia, 68 anni, era entrata con passo deciso. Voleva acquistare una scarpiera, semplice e capiente, da sistemare nell’ingresso del suo appartamento. Niente fronzoli, solo funzionalità. Da anni vive da sola, e da anni ha imparato a fare tutto da sé. Anche a sopravvivere ai silenzi.

Mobilandia

In un altro reparto del mobilificio, Giada, 36 anni, stava valutando un arredamento completo per la casa nuova. A settembre si sposerà, e quello era uno dei suoi primi giri “seri” nei negozi di mobili di Torino. Tra cucine componibili e pareti attrezzate, cercava ispirazione. Ma anche conforto. Perché in quel percorso verso il futuro, mancava un tassello: sua madre.

Da tre anni non si parlavano. Una frattura dolorosa, nata da un litigio e cresciuta con l’orgoglio. Un tempo bastava uno sguardo per capirsi, poi più nulla. Nessuna telefonata. Nessun messaggio. Solo assenze.

Poi, l’incredibile.
Una commessa — ignara di tutto — ha consigliato a Lucia di visionare altri modelli di scarpiere nella zona giorno, vicino al settore cucine. Proprio lì dove Giada stava discutendo col fidanzato sul tipo di penisola da scegliere. E si sono viste.

Un istante. Uno sguardo. Una vertigine.

Lucia ha riconosciuto gli occhi di sua figlia ancora prima di capire dove si trovava. Giada si è voltata di scatto, come se sapesse. Come se l’avesse sentita. Il tempo si è fermato. Nessuna parola. Solo un respiro trattenuto e poi, lentamente, un passo verso l’altro.

“Ciao, mamma.”
“Ciao…”

Non c’era bisogno di spiegare nulla. Quel che serviva era lì, tra una scarpiera moderna esposta e una cucina in offerta. Un abbraccio. Vero. Fragile. Profondo. La commessa si è allontanata in silenzio. Altri clienti hanno continuato a discutere su misure e finiture. Ma in quel piccolo angolo del mobilificio, stava succedendo qualcosa di enorme.

Sono rimaste a parlare per quasi un’ora. Di vita. Di dolore. Di quello che è stato. E di quello che, forse, può ancora essere. Lucia ha chiesto: “Hai già scelto la cucina?”
Giada ha risposto: “Sono indecisa. Ho paura di sbagliare.”
Lucia ha sorriso. “Tutti sbagliamo. Ma guarda che il rovere chiaro scalda la stanza. E a te serve calore.”

Hanno scelto insieme. E insieme hanno pagato una scarpiera in finitura cemento, con cassetti ammortizzati e vani apribili. Ma quello che hanno portato via da Mobilandia non era solo un mobile. Era un nuovo inizio.

Giada ha detto: “La metto nell’ingresso. Così quando verrai a trovarmi, sai dove mettere le scarpe.”
Lucia non ha detto niente. Ma ha di nuovo abbracciato forte la mamma come più forte non si sarebbe potuto fare.

A volte, non serve un divano per rilassarsi. Basta un gesto. A volte, non serve una cucina per scaldare il cuore. Basta perdonare. E a volte, non serve andare lontano per ritrovarsi. Basta entrare in un mobilificio, tra corridoi pieni di mobili e ricordi. E accorgersi che la casa che cercavi… era una persona.

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