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27 Maggio 2025 - 18:14
Francesco D'Ambrosio e Elena Piastra
A Settimo Torinese c’è un lago che nessuno vuole vedere. Non perché non esista, ma perché è scomodo. È un lago che imbarazza, che disturba la narrazione della “città che funziona”, che contrasta con la favola urbana raccontata dalla sindaca Elena Piastra. Si trova accanto a corso Piemonte, Borgo Nuovo, a due passi da via Cascina Nuova e dal campo del Settimo Rugby. Ma non c’è nulla di sportivo, nulla di sociale, nulla di decoroso in quel pezzo di territorio comunale.
C’è solo degrado, discariche abusive, fabbricati pericolanti e una bomba sanitaria pronta a scoppiare.
A denunciare questa situazione è un’interpellanza depositata dai consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Francesco D’Ambrosio, Vincenzo Andrea Maiolino e Giorgio Carlo Zigiotto, che hanno deciso di fare luce su un’area dimenticata da tutti, compresa – o forse soprattutto – da chi governa la città.
Nel documento protocollato il 23 maggio, i consiglieri non si limitano a una denuncia generica: mettono sul tavolo fatti precisi, osservazioni dettagliate, elementi documentati da fotografie impietose che raccontano di una zona fuori controllo, lasciata marcire per anni sotto gli occhi di tutti.
“Il lago versa da tempo in uno stato di evidente degrado, in particolare per quanto riguarda la flora circostante”, scrivono. Ma quello è solo l’inizio.
La zona, che secondo il Piano Regolatore sarebbe destinata a edificazione commerciale con finalità sportive, avrebbe dovuto diventare un polo di espansione per il Settimo Rugby, squadra che milita in Serie A e che da anni attende nuovi spazi. Una prospettiva ambiziosa, almeno sulla carta. Nella realtà, invece, ciò che troviamo è tutt’altro: due edifici ai margini del lago. Il primo “...solleva interrogativi in merito alla conformità dell’utilizzo rispetto alla destinazione urbanistica dell’area”.
Il secondo, e ben più preoccupante, è un grande fabbricato abbandonato da anni, oggi occupato stabilmente.
A confermarlo non è il sentito dire, ma un dato concreto.
“Nel terreno antistante il fabbricato - dicono i tre consiglieri di opposizione - sono stati notati abiti stesi ad asciugare, circostanza che lascia presumere la presenza stabile di persone all’interno dell’edificio, che appare in condizioni strutturali degradate e potenzialmente pericolose per l’incolumità degli stessi occupanti”.
Un pugno allo stomaco per chi crede che la tutela della dignità umana e dell’ambiente dovrebbe essere una priorità amministrativa.
Ma il quadro si fa ancora più inquietante quando si arriva a parlare della discarica abusiva presente accanto al fabbricato occupato. Tra rovi, alberi e vegetazione cresciuta senza controllo, emergono frammenti di materiali riconducibili al fibrocemento-amianto, probabilmente provenienti dal tetto dell’edificio stesso.
“Si ravvedono pericoli oggettivi per la salute pubblica e l’ambiente circostante”, scrivono i consiglieri.
Insomma, "amianto a cielo aperto", in mezzo a un’area che dovrebbe essere sportiva. Amianto in mezzo alle case. Amianto nel silenzio più assordante dell’amministrazione comunale.
Non manca nemmeno l’elemento grottesco. All’ingresso della via, infatti, qualcuno ha installato un cartello artigianale con scritto “divieto di accesso”. Dentro l’area, spuntano altri cartelli: “proprietà privata”, messi lì a scoraggiare sguardi indiscreti. Ma chi li ha autorizzati? Di chi è davvero quell’area?
I consiglieri lo chiedono alla sindaca.
“La legittimità e la congruità con la reale titolarità del suolo andrebbero verificate”, scrivono.
La verità è che un intero pezzo di città – con grande potenziale economico, urbanistico e ambientale – è stato consegnato al nulla. E il nulla, come sempre, ha preso il sopravvento: abusivismo, pericolo, isolamento, abbandono. La domanda più ovvia sorge spontanea: dov’era la giunta Piastra in tutti questi anni?
Perché il tema non riguarda solo l’oggi, ma anche il passato recente. L’interpellanza pone sette domande chiare.
Si chiede, ad esempio, se esistano progetti di riqualificazione dell’area in coerenza con la sua destinazione urbanistica. Se siano stati richiesti o intercettati fondi del PNRR, oggi disponibili in misura straordinaria per la rigenerazione urbana. “L’Amministrazione ha mai presentato richiesta di finanziamento per la riqualificazione del lago di corso Piemonte?” chiedono i consiglieri.
E ancora: gli edifici sono stati autorizzati? Sono conformi alle normative urbanistiche? Quali provvedimenti urgenti intende adottare il Comune per proteggere chi vive dentro un fabbricato pericolante, e per eliminare una discarica abusiva con materiale potenzialmente cancerogeno?
Domande legittime, doverose. Che meritano risposte. E pensare che un giorni sì e l'altro pure si loda il “modello Settimo” come esempio di sviluppo urbano, sociale e culturale.
La verità, sotto gli occhi di tutti, è un’altra. Una verità che puzza di incompetenza, abbandono, indifferenza. Una verità fatta di erbacce, tetti sfondati, baracche abusive e amianto nei campi. Un quartiere, quello di Borgo Nuovo, che attende da anni una valorizzazione e invece si ritrova con una zona franca in cui regna il caos.
La speranza è che questa interpellanza serva almeno a rompere il muro dell’omertà istituzionale. Che costringa l’Amministrazione a uscire dall’apatia e a dire finalmente qualcosa. Ma soprattutto a fare qualcosa. Perché qui non si parla di chiacchiere da consiglio comunale. Qui si parla di salute pubblica, legalità, sicurezza e futuro urbano.
E su questi temi, una città che si rispetti non può permettersi di tacere. Nemmeno per proteggere l’immagine della sua sindaca.
Commenti all'articolo
Erikcarru
29 Maggio 2025 - 19:14
Carissimo signor giornalista. Vedo come sempre che lei continua a diffamare chi non gli è simpatico. Evidentemente come le ho già scritto in passato, sembra che lei sia troppo di parte destra, così facendo vuole accattivante solo l'attenzione in una certa direzione.... Quando imparerà ad essere più oggettivo nei confronti della politica e affrontare i reali problemi dei cittadini?
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