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26 Maggio 2025 - 15:28
Conferenza stampa
Nel 2024, in 14 Comuni del Canavese non è nata nemmeno una nuova attività. Zero iscrizioni, zero fermento imprenditoriale. Eppure, nello stesso anno, il 21% delle imprese del territorio ha deciso di aumentare gli investimenti. Un paradosso solo apparente, che restituisce l’immagine di un Canavese segnato da fragilità strutturali, ma animato da una resilienza silenziosa, da chi – tra mille cautele – continua a scommettere sul futuro.
La fotografia arriva dall’Osservatorio socio-economico del Canavese, frutto della collaborazione ormai consolidata tra Confindustria Canavese, Agenzia Piemonte Lavoro e Camera di commercio di Torino, che aggrega dati provenienti da 158 Comuni, al di fuori dei tradizionali confini statistici provinciali. Un lavoro prezioso, perché il Canavese non è Torino, ma non è nemmeno un’area marginale: è un territorio con le sue dinamiche, le sue crisi, e le sue potenzialità.
Il 2024 si è chiuso con 1.664 nuove iscrizioni d’impresa, in calo rispetto alle 1.723 dell’anno precedente. Le cessazioni, invece, sono aumentate: da 1.790 a 1.884. Il saldo è negativo e si riflette in un tasso di crescita pari a -0,67%. A trainare il segno meno sono soprattutto le imprese individuali (-2,93%), ancora largamente predominanti nel tessuto canavesano (oltre il 64%). A sorprendere, però, è la tendenza opposta delle società di capitale, che crescono del +3,31%, segnale che qualcosa si muove verso un’imprenditoria più strutturata, magari meno numerosa ma più solida.
Le imprese del Canavese sono per la maggior parte micro: il 90% ha meno di 10 addetti. Solo il 4% supera le 250 unità. Un sistema fragile, esposto alle turbolenze internazionali e alle contrazioni del mercato, ma ancora vivo. Il 42% delle imprese ha visto calare il proprio fatturato nel 2024, ma un confortante 67,9% ha chiuso l’anno in utile. Anche l’indebitamento resta sotto controllo: stabile per la metà degli intervistati, in calo per il 21%. E poi c’è quel 21% che ha investito più degli anni precedenti. Un dato che sorprende, se confrontato con il contesto fatto di inflazione, dazi minacciati e guerre alle porte dell’Europa. Ma che forse racconta meglio di altri la voglia di resistere.
La geografia imprenditoriale premia i grandi comuni: Volpiano, Castellamonte e Rivarolo Canavese registrano un tasso di crescita positivo. Gli altri – compresi alcuni capoluoghi storici – arrancano. L’imprenditorialità resta concentrata: nei 10 comuni “capofila” si trova il 43% di tutte le imprese canavesane. A livello settoriale, il commercio è ancora al primo posto (22%), ma in calo. Seguono i servizi alle imprese (19,1%, stabili) e l’edilizia (18,6%, in lieve contrazione). L’agricoltura (12,2%) tiene, mentre l’industria (11,1%) continua a perdere terreno. Piccolo segnale in controtendenza: crescono i servizi alla persona.
Il Canavese resta una terra dove fare impresa è un mestiere da adulti, spesso uomini, e raramente giovani. Le imprese femminili sono il 24%, ma in calo (-0,37%). Le imprese giovanili scendono del 2,6%, perdendo 88 unità. Solo gli imprenditori stranieri portano un segno più: +3,86%, segnale che chi arriva da fuori, spesso, è pronto a rischiare più degli altri.
Sul fronte del lavoro, il 2024 chiude con 1.411 contratti attivati in più rispetto all’anno precedente. Le imprese attive che hanno assunto rappresentano il 15% del totale e generano quasi il 70% dei nuovi contratti. I servizi si confermano il settore più dinamico. Buone performance anche per alloggio e ristorazione, mentre l’industria resta indietro, con saldi negativi. Crescono le professioni qualificate nei servizi, tengono gli impiegati, calano invece operai specializzati e conducenti di macchinari.
Sono 459 le aziende che si sono rivolte ai Centri per l’impiego nel 2024, ricevendo oltre 2.200 servizi (una media di quasi 5 a testa). Di queste, 253 erano soggette all’obbligo di legge per l’assunzione di categorie protette, ricevendo 1.258 servizi mirati.
In un contesto internazionale difficile, con un sistema produttivo ancora molto frastagliato, il Canavese tiene botta. Non vola, ma non affonda. Resiste. E questo, oggi, è già molto.
Certo, servirebbe uno slancio in più: più imprenditoria giovane, più imprese femminili, più innovazione. Ma per un territorio composto da 158 comuni, di cui 75 sotto i mille abitanti, anche restare in piedi è un atto di forza. I numeri da soli non bastano, ma aiutano a capire. E il lavoro dell’Osservatorio, ancora una volta, si conferma fondamentale per non camminare a occhi chiusi.
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