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21 Maggio 2025 - 10:27
Nicolò Farinetto
“Da una settimana abbiamo questa fantastica voragine in via Regio Parco n.1. Proprio appena al di fuori del mio esercizio pubblico.” Così scriveva su Facebook la titolare del Forno di Katia Gradin, esercizio storico e ben noto ai settimesi affamati di pane e verità. Ma quello che si è spalancato di fronte alla sua vetrina non era un nuovo forno, bensì una buca segnalata da qualche nastro rosso e bianco e da due vaschette da bagno per bambini, una bianca e una rossa, a impedire che qualcuno ci cada dentro. Avanguardia urbana o performance artistica?
Con tono garbatamente ironico — ma nemmeno troppo — Katia Gradin si rivolgeva alla sindaca Elena Piastra:
“A chi dobbiamo scrivere questa volta? A quale delle vostre società appaltatrici dobbiamo domandare? Grazie in anticipo. P.S.: ma il petrolio alla fine è stato trovato? Chiedono i clienti.”.
Eh già, perché in certi casi, tra buche e cantieri eterni, il sospetto che si stia cercando un giacimento di idrocarburi sorge spontaneo. Se non altro, per tentare di tirar su qualche soldo e sistemare finalmente le strade.
La risposta del Comune è arrivata rapida come una raccomandata di Equitalia:
“Buongiorno, i lavori sono in capo a E-distribuzione, non è un intervento del Comune né della società Patrimonio. Il Comune ha sollecitato una sistemazione dell’area, quantomeno provvisoria. Buona giornata.”
Come dire: ci abbiamo provato. Ma in fondo, mica possiamo comandare noi.
Poi arriva anche il colpo di teatro firmato Nicolò Farinetto, consigliere comunale nonché segretario cittadino del Partito Democratico:“Le consiglio di chiedere informazioni scrivendo una mail a gestione.territorio@comune.settimo-torinese.to.it.”.
La frase non suona come un “s’arrangi”.
E qui casca il palco, oltre alla pavimentazione. Perché o il Comune tace, oppure, se decide di rispondere, lo dovrebbe fare in modo serio e coordinato, non con un generico “non è compito nostro” seguito da una mail da contattare. Se il Comune aveva davvero sollecitato, dovrebbe sapere tempi, modalità, responsabili e scadenze.
Altrimenti è giocare a nascondino con le responsabilità?
E giù altri commenti, altri consigli da tastiera: chi invita ad avere pazienza, chi difende l’amministrazione, chi invita a evitare l’ironia. E poi c’è sempre chi sostiene che “queste cose capitano in tutte le città”.
Vero. Ma forse non tutte le città rispondono come se a gestire la cosa fossero Topolino e Pippo.
Tant'è! C'è che proprio mentre la storia sembrava destinata a trasformarsi in barzelletta, ecco la svolta: mercoledì 21 maggio — esattamente due settimane dopo la comparsa della voragine — sono arrivati gli operai. La buca si chiude.
Dal forno, il commento è laconico, quasi amaro. “Abbiamo inviato una PEC a Enel…”, raccontano con un sorriso più amaro che soddisfatto.
E vabbè.
Insomma non è stata una telefonata dell’assessora, non un blitz del sindaco, non una determina urgente, non un vertice interistituzionale.
No. È bastata una PEC inviata da una panettiera per smuovere le montagne. O almeno, il cemento.
Ancora una volta a Settimo Torinese, il cittadino fa prima da solo. E il Comune? Commenta, sollecita, consiglia, si scrolla di dosso la competenza. Ma a chiudere la buca, alla fine, è chi ci passa davanti ogni giorno.
Il finale? Un cliente, uscendo con una baguette ancora calda sotto il braccio, chiede agli operai: “Allora, si fa il pozzo? L'abbiamo trovato il petrolio?”.
Benvenuti a Settimo Torinese, il "Texas" d'Italia.
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