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19 Maggio 2025 - 23:44
Sabato 24 maggio 2025. Data storica, dicono. La Biblioteca Archimede di Settimo Torinese apre ufficialmente lo “Spazio Giovane”, una zona pensata per accogliere i ragazzi dai 14 ai 35 anni. E fin qui, tutto bene: l’idea di aprire le porte delle biblioteche alle nuove generazioni è sacrosanta. Il problema è come si decide di farlo.
E allora eccoci qui, nella capitale dell’innovazione autocelebrativa, dove la biblioteca pubblica si trasforma in sala giochi, palestra urbana, centro benessere, radio libera, palestra circense e laboratorio creativo. Sì, tutto insieme. Tutto nello stesso pomeriggio. Tutto – naturalmente – co-progettato.
Due anni di incontri, tavoli, post-it, brainstorming, pizzate e laboratori partecipativi, con l’immancabile supervisione del Comune di Settimo e della Fondazione ECM. Il risultato? Uno “Spazio Academy” in cui troneggiano PlayStation 5 e Nintendo Switch, un’area Otium dove rilassarsi (che non è un invito al pensiero classico, ma più che altro un angolo per la pennichella post-scolastica), una radio Archimede resa “più visibile e aperta” (cioè più microfoni per più voci, purché non parlino di libri), e un’area creativa in cui rilassarsi con tecniche di Chill Painting.
A questi si aggiungono slam poetry, caviardage emozionale, yoga, hip hop, acrobatica a terra, giochi da tavolo, workshop artistici e EduGaming pop-up. Cioè: una biblioteca dove si fa tutto, ma proprio tutto, tranne leggere.
Ora: nessuno vuole negare che sia importante attrarre i giovani. Ma davvero per attrarli bisogna buttare via il concetto stesso di biblioteca? Davvero pensiamo che i ragazzi non siano capaci di pensare, riflettere, approfondire, se non li stordiamo prima con lo slam e li premiamo poi con un joystick? Davvero crediamo che sia “innovazione culturale” trasformare uno spazio di studio in una fiera del tempo libero con etichetta “educativa” appiccicata sopra?
Certo, basta usare la parola magica: “educativo”. E tutto si nobilita. Un videogioco? Educativo. Uno spettacolo di hip hop? Inclusivo. Una pausa pranzo con zona relax e tappetino yoga? Partecipativo. In un attimo, la biblioteca diventa l’alternativa low cost a un centro commerciale, con l’aggravante che a coordinare tutto ci sono cooperative, enti e associazioni, ognuna con il suo pezzetto di progettualità da giustificare al Ministero...
Ah, già. Perché il tutto è finanziato dal Bando “Giovani in Biblioteca” del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale. A questo punto verrebbe da chiedersi se chi ha scritto quel bando sapesse cosa sia davvero una biblioteca. O forse l’obiettivo era proprio questo: fare finta di cambiare le cose creando un circo colorato dove nulla fa male, nulla spaventa e nulla... lascia il segno.
E qui entra in scena, come sempre, lei, la sindaca Elena Piastra. Fiera, sorridente, contenta. Con la consueta espressione da chi “ci crede davvero”, da chi “ha costruito qualcosa di unico”, da chi si immagina già applaudita alle prossime giornate ANCI come modello nazionale. Del resto, è dal suo primo mandato che la biblioteca Archimede è diventata il fiore all’occhiello della narrazione piastriana, il tempio del “fare” dove ogni cosa è evento, ogni evento è successo, ogni successo è... un post su Instagram.
Ma la domanda vera è: questa è cultura? O è solo intrattenimento mascherato da progettazione partecipata? È ancora una biblioteca, o è un'area ludico-ricreativa con qualche scaffale di contorno? È uno spazio pubblico di approfondimento, o solo un parcheggio emotivo per giovani spaesati che cercano uno sfogo e trovano un controller?
E i libri? E il sapere? E la lettura? Quella lenta, quella silenziosa, quella che fa crescere. Dove sono finiti? Nascosti tra le piante decorative dell’atrio “più arioso”? Impolverati in fondo alla sala Levi (ora più flessibile per ogni tipo di attività)? O forse semplicemente esiliati, perché non fanno spettacolo?
A Settimo, oggi, va di moda la biblioteca che non assomiglia più a una biblioteca. E poco importa se qualcuno si ostina a dire che così si rischia di perdere il senso di un luogo. Quel qualcuno sarà bollato come conservatore, nostalgico, passatista. Uno che non ha capito che oggi la cultura è fluida, inclusiva e co-progettata. E che, se non ti piace la PlayStation, puoi sempre provare il Caviardage.
Insomma: a Settimo, se vuoi leggere, meglio portarsi il libro da casa. E magari un paio di cuffie per isolarti, tra un beat hip hop, un Namasté sussurrato e una sfida a Fortnite.
Ma che importa? Con la regia della sindaca Piastra, tutto è cultura. Basta dirlo. Basta crederci. Basta postarlo con l’hashtag giusto. Benvenuti a Settimo Torinese... E chi non salta con Piastra un fascista è!
Commenti all'articolo
Erikcarru
21 Maggio 2025 - 15:53
Buongiorno. Da libero cittadino voglio esprimere il mio più fermato disappunto su questo articolo. E da parecchi mesi che vedo attacchi fascisti al primo cittadino, continuate a s riverenza di tutto e di più per mettere in cattiva luce la sindaca, siete riusciti anche a vedere quante volte va in bagno. Voglio chiedervi perché questo accanimento così feroce?
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