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Ivrea in Azione

Ivrea, il commercio attende. E Chiantore canta

Ivrea tra declino e promesse: quando l'amministrazione comunale punta sulla burocrazia e i commercianti pagano il prezzo dell'inerzia

Ivrea, il commercio affonda. E Chiantore canta

L'assessore Massimo Fresc

Nel palcoscenico politico di Ivrea, le dichiarazioni dell’amministrazione comunale suonano come un melodramma degno di un premio Oscar. “Per il commercio facciamo già tanto attraverso le manifestazioni che organizziamo a Ivrea”, ripete a più riprese Matteo Chiantore, in quella che è ormai diventata una cantilena, buona per addormentare gli animi o far oscillare i consensi — verso il basso — di almeno un paio di punti.

È una magra consolazione sapere che il commercio locale sta affondando e che l’amministrazione lo guarda dalla riva, magari mentre pianifica l’ennesima manifestazione o firma l’ennesimo protocollo. Intanto, l’elenco delle tasse e dei balzelli cresce come l’erba nei parchi pubblici. Ivrea è diventata un sogno per i turisti... e un incubo per chi cerca di lavorare onestamente dietro un bancone.

Se i parcheggi potessero parlare, racconterebbero storie di ordinaria rapina urbana. Ogni visita in città si trasforma in un’esperienza indimenticabile. Ma solo per il portafoglio.

E mentre i commercianti contano i centesimi, l’assessore Gabriella Colosso, fresca di nomina al commercio, pare aver fatto dei documenti la sua specialità: protocolli, firme, sigle... ma di proposte concrete, neanche l’ombra. Dovremmo forse ringraziarla per questa dedizione alla burocrazia e dimenticarci dell’assenza di idee? Forse no, perché di fuffa ne abbiamo già a sufficienza.

A rendere il quadro ancora più desolante ci pensa l’assessore Massimo Fresc, incaricato alle manutenzioni. E qui lo spettacolo si fa grottesco: foreste amazzoniche di erba alta invadono i parchi, alberi con rami che sfiorano il suolo, marciapiedi degni di un percorso a ostacoli, buche e crateri che trasformano le strade in una moderna installazione artistica. Manca solo il biglietto di ingresso.

alberi

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Che cosa serve per dare una scossa a questa situazione? Semplice: un assessore al commercio che abbia il coraggio di proporre qualcosa di vero, non solo belle parole e sorrisi di circostanza. Qualcuno che vada oltre gli slogan di partito e si metta finalmente al servizio della comunità.

Personalmente, qualche idea ce l’avrei. Una, ad esempio, era stata messa sul tavolo: 15 minuti di sosta gratuita per chi vuole fare acquisti in centro. Una proposta di buon senso, pensata proprio per aiutare il piccolo commercio. Peccato sia stata bocciata dalla maggioranza di sinistra, con un’alzata di spalle e la solita aria di superiorità. Perché, giusto per ricordarlo, il tempo è denaro. E quei 15 minuti, per un negoziante, possono significare tutto.

I soldi dei cittadini sono sacri. Ogni euro dovrebbe essere speso con saggezza, e gli stipendi degli assessori dovrebbero essere meritati. Ma qui, più che merito, regna il clientelismo. Un’idea forse populista, o forse solo di buon senso, che però oggi sembra fuori moda. Eppure, dovremmo tutti iniziare a chiederci se ha davvero senso pagare chi gioca solo con le parole.

Se questo è il modus operandi, allora qualcosa non funziona. E quando qualcosa non funziona, il dovere di chi ama la propria città è parlarne, urlarlo, raccontarlo ovunque: ai bar, in famiglia, su Facebook. Magari, con un po’ di pressione popolare, qualche assessore potrebbe persino svegliarsi.

Nel frattempo, mentre ci godiamo l’ennesima stagione di proclami e comunicati stampa, ricordiamoci che il vero protagonista dovrebbe essere il commercio di Ivrea, non le celebrazioni delle buone intenzioni o le chiusure degli uffici per ferie pregresse.

La speranza è che un giorno gli assessori scendano dal piedistallo dei protocolli e comincino a lavorare davvero sul campo. Ma fino ad allora, prepariamoci a una nuova stagione di bluff e promesse elettorali.

E Fresc, nel frattempo? Con una città che cade a pezzi... sta tagliando l’erba o tagliando la legna?
Forse nessuna delle due.

Ciao !!

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