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Via Francigena: A Venezia la firma del protocollo per la candidatura UNESCO

Una nuova alleanza per valorizzare storia, cultura e turismo sostenibile. Un cammino millenario che oggi chiede al mondo di essere riconosciuto, protetto, tramandato

Sliding Paths ... un cammino che cambia la vita

Via Francigena

Ci sono cammini che non appartengono al passato.
Sono segni sulla pelle dell’Europa, vene antiche che ancora oggi portano memoria, fatica, preghiera, fiato e polvere.
Uno di questi si chiama Via Francigena. E oggi, più di mille anni dopo i passi del vescovo Sigerico, l’Italia si ferma, si guarda negli occhi e decide di custodirlo, come si fa con ciò che non può più essere dimenticato.

Lunedì 19 maggio, alle ore 15, a Venezia, la Regione Piemonte firmerà, insieme al Ministero della Cultura e alle Regioni Toscana, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta, un protocollo per sostenere la candidatura della Via Francigena nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.  Un atto d’amore verso un cammino che non è solo nostro, ma di tutti. Di chi parte. Di chi torna. Di chi ha smesso di credere e vuole ricominciare.

“La candidatura Unesco è un’opportunità per rafforzare questo percorso, come punto di connessione tra pellegrini, camminatori e residenti nelle aree attraversate”, dice l’assessore regionale Marina Chiarelli.
E non sono solo parole. Ci sono chilometri, scarpe consumate, volontari, osti, silenzi. La Francigena è viva perché è fatta di umanità.

 

Il sogno UNESCO non è nato ieri. È una strada lunga. Come tutte le strade che valgono. Era il gennaio 2019 quando è stata inserita nella Tentative List italiana. E nel frattempo, le Regioni si sono mosse. Non da sole. Si sono prese per mano.
Hanno messo da parte differenze, campanili, burocrazie. Hanno ascoltato chi il cammino lo vive ogni giorno. Hanno tracciato mappe, raccolto testimonianze, ricucito sentieri. E ora, a Venezia, si chiude il cerchio. O forse si apre. Perché il cammino non ha fine. Si rinnova. Ogni volta che un piede si stacca da terra.

La Francigena nasce nel 990, quando Sigerico annota le tappe del suo ritorno da Roma a Canterbury. È il cammino di chi cercava Dio, ma anche di chi cercava se stesso. Attraversa l’Inghilterra, la Francia, la Svizzera, l’Italia. Unisce abbazie e campi, locande e rovine, borghi e foreste. Oggi attraversa 155 comuni italiani, più di 1800 chilometri da nord a sud.
E ogni passo è ancora intriso di storia. Ogni sasso racconta. Ogni vento sussurra nomi che non conosciamo.

In Piemonte, la Via entra da Pont-Saint-Martin, attraversa Ivrea, sfiora il Lago di Viverone, si fa strada tra campi e risaie, tocca Santhià, arriva a Vercelli. Porta con sé secoli di viaggiatori. E in ogni tappa c’è un’osteria che ricorda, una chiesa che accoglie, un paesaggio che consola. È qui che il cammino si fa carne, pane, vino, vesciche, sorrisi. È qui che il Piemonte ha scelto di esserci. Non solo a parole, ma con progetti concreti, finanziamenti, accoglienza, coinvolgendo comunità intere.

L’UNESCO non è solo un bollino. È una promessa. È dire: questo cammino non sarà più lasciato solo.
Non sarà abbandonato. Non sarà dimenticato. Sarà protetto. Sarà raccontato. Sarà vissuto. Sarà tramandato.
Ma sarà anche una sfida: quella di non trasformare un sentiero in un museo, di non svuotare la sua anima per farne solo un prodotto turistico.

Perché la Francigena non è solo bellezza. È verità. È terra bagnata dalla pioggia. È camere condivise.
È un piatto caldo dopo trenta chilometri. È un cane che ti segue per una tappa intera. Poi si ferma. Ti guarda. E torna indietro.
È chi ti regala una mela. Chi ti offre un bicchiere d’acqua. Chi ti guarda e ti capisce.

Oggi si firma un foglio. Ma in quel foglio c’è molto di più. C’è la voglia di riconoscere un cammino come patrimonio comune, non solo italiano, ma europeo, umano, spirituale. La speranza è che entro il 2025 la candidatura venga accettata.
Che quel nome, Via Francigena, entri nella lista dei luoghi che il mondo intero si impegna a proteggere.

Ma nel frattempo, il cammino continua. Zaino in spalla, cuore aperto, passo dopo passo. Con o senza firme. Con o senza riconoscimenti. Perché la vera Francigena è quella che si fa ogni giorno. E allora, non resta che partire.
O ripartire. Perché in fondo, siamo tutti un po’ pellegrini, anche quando non ce ne accorgiamo.

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