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18 Maggio 2025 - 18:29
Zela Faruolo
C'è una generazione che non fa rumore. Che non grida, non sgomita, non si esibisce su TikTok e non cerca scorciatoie. È la generazione di chi studia, si prepara, aspetta il proprio turno e quando arriva il momento, non lo spreca. Zela Faruolo ne è l’esempio più limpido. Ha 17 anni, viene da Rueglio, un comune di poche anime nella Valchiusella, e suona il pianoforte con una maturità che sorprende, ma non stupisce chi la conosce e la vede crescere da anni nel percorso musicale dell’Associazione Liceo Musicale di Rivarolo.
Ha iniziato da piccolissima. Le prime dita sui tasti, gli esercizi, le scale, gli studi. Ore e ore a ripetere, correggere, tornare indietro e ripartire. E oggi, a nemmeno diciott’anni, si trova sui palchi che contano, accanto a nomi riconosciuti della musica classica, a rappresentare non solo sé stessa, ma un’intera scuola, un metodo, un’idea di cultura fatta di relazioni, territorio e futuro.
L’11 maggio è toccato a lei aprire il terzo concerto del Festival della Cicala, a Loranzè Alto, in provincia di Torino. Una manifestazione organizzata da LeMus edizioni musicali, che unisce qualità, nomi di prestigio e attenzione ai giovani. Zela si è presentata con un Notturno di Chopin, che ha eseguito con forza e intensità, mettendo in mostra non soltanto la tecnica, ma la capacità – assai più rara – di tenere il pubblico in ascolto. Non era lì per “fare scena”, ma per suonare. E l’ha fatto con serietà, con emozione, con consapevolezza.
Tre giorni dopo, il 14 maggio, la ritroviamo ad Alba, nella storica Sala Beppe Fenoglio, ospite dell’Istituto Civico Lodovico Rocca per una delle serate di chiusura dell’anno accademico. Un appuntamento che affonda le radici in una collaborazione ultraventennale tra l’istituto albese e il liceo musicale rivarolese, entrambi inseriti nella rete in convenzione con il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria. L’idea, voluta fortemente dalla direttrice di Alba, Micaela Patria, è semplice ma rivoluzionaria: aprire i concerti anche agli studenti di altre scuole, dando spazio al confronto tra giovani musicisti.
Qui Zela ha osato di più. Ha scelto uno dei brani più complessi e suggestivi del repertorio romantico: “I mormorii della foresta” di Franz Liszt. Un titolo evocativo, certo, ma dietro cui si nasconde una difficoltà esecutiva elevatissima. Il brano è un banco di prova per qualsiasi pianista, anche navigato. Eppure, la giovane di Rueglio ha affrontato la partitura con coraggio e precisione, mostrando di saper tenere testa alla sfida. Il pubblico ha apprezzato. Non tanto – o non solo – per la perfezione tecnica, quanto per l’intenzione, la presenza, la coerenza con cui Zela ha costruito ogni frase musicale.
Non è un prodigio. Non è una “Mozart in gonnella”, né una giovane star del pianismo. È semplicemente una studentessa che lavora duro, che si forma ogni giorno, che si sposta tra Ivrea, Rivarolo, Alba, Rueglio, tra le lezioni, i concerti e la scuola. Studia al Liceo Botta di Ivrea, indirizzo classico, e tra meno di un mese affronterà anche la maturità. Non ha un ufficio stampa, non cerca interviste. Si muove con il passo di chi ha ancora tutto da dimostrare. Eppure già adesso, per chi sa vedere, rappresenta qualcosa di importante.
Lo hanno capito in tanti sabato 17 maggio a Rueglio, nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, dove si è esibita in trio da camera con la violinista Alice Bocina e il violoncellista Gianpaolo Palladino, e poi in duo col clarinettista Paolo Chiabotti. Un programma che ha rivelato una musicista non solo solista, ma già capace di pensarsi in relazione, di costruire intrecci, dialoghi, geometrie sonore con altri.
E lo capiranno ancora, domenica 8 giugno, a San Giorgio Canavese, durante il concerto di chiusura della maratona musicale al Teatro T. Belloc, dove l’Associazione Liceo Musicale di Rivarolo ospiterà proprio la band dell’Istituto di Alba. Un ritorno, uno scambio, un modo concreto di fare rete: musicisti che si incontrano, realtà scolastiche che collaborano, studenti che si ascoltano l’un l’altro.
Queste non sono esibizioni per alimentare curriculum. Sono occasioni per crescere. Zela Faruolo, in fondo, è solo l’inizio di una storia che riguarda tanti altri ragazzi e ragazze. Ma in lei c’è un segnale chiaro: che la cultura, anche in provincia, anche in piccoli comuni, continua a produrre talento. E che questo talento non nasce per caso. Nasce dove ci sono insegnanti come Sonia Magliano, direttori come Micaela Patria, associazioni come quella di Rivarolo, festival come la Cicala, scuole come quelle in rete col Conservatorio.
Non servono slogan. Bastano palchi veri, maestri attenti, spazi aperti. E giovani come Zela, che li attraversano in punta di piedi, con uno spartito tra le mani e un’idea chiara nella testa: la musica è una cosa seria. Come la vita.
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