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Marea travolge Music for Change: la cantautrice torinese tra i 21 semifinalisti del contest sociale

Con il brano “Vortice”, la ventitreenne Martina Fabroni porta sul palco di Cosenza il suo grido contro le disuguaglianze. Emozioni, impegno civile e una voce che unisce musica e consapevolezza

La cantautrice " Marea"

Martina Fabroni

Il silenzio, per Martina Fabroni, non è mai stato un’opzione. E non lo è nemmeno per Marea, nome d’arte con cui la giovane cantautrice – nata a Latina ma torinese dal 2022 – porta la sua voce tra le onde dell’impegno civile e della trasformazione sociale. È tra i 21 semifinalisti di Music for Change, concorso nazionale promosso dall’associazione Musica contro le mafie, giunto alla sua sedicesima edizione.

Il 23 e 24 maggio, sul palco dell’Auditorium Guarasci di Cosenza, Marea gareggerà nella sezione Disuguaglianze e marginalità sociale con il brano “Vortice”, tratto dal suo primo EP omonimo. Solo sette artisti – uno per ciascuna categoria tematica, dalla parità di genere all’ecologia, dalla cittadinanza digitale alla migrazione – accederanno alla finalissima del 10 ottobre al Teatro Rendano, dove presenteranno nuovi brani nati durante la residenza creativa Sound Village.

“La musica è sempre stata il mio rifugio emotivo. L’unico spazio dove riuscivo a raccontarmi davvero”, confessa Marea. E il nome che ha scelto per sé, oltre a richiamare la forza impetuosa del mare, nasconde un dettaglio rivelatore: è l’anagramma della parola “Amore”. Un amore che, nei suoi testi, si distacca dalla retorica romantica e diventa sentimento universale, forza riparatrice, possibilità di salvezza anche dopo una relazione tossica.

Martina – seconda di cinque figli – ha vissuto l’infanzia in un contesto provinciale, tra fatiche emotive e ricerca di un’identità. A Torino, città dove si è trasferita tre anni fa, ha trovato il terreno fertile per sperimentare. Dai piccoli live nei locali del circuito Sofar Sounds agli “house concert” nascosti sotto la Mole, ha portato il suo indie-pop malinconico in spazi intimi, dove pubblico e artista si ritrovano seduti insieme, in cerchio, a condividere emozioni.

Martina Fabroni, in arte Marea, è stata vincitrice questo anno del Concertone del Primo Maggio a Latina 

Ha trascorso la maggior parte della sua crescita a Latina, in una zona di provincia, vivendo pienamente quel lato sociale più chiuso. Inoltre, essendo la seconda di cinque figli, ha avuto molta difficoltà a trovare il proprio spazio emotivo in famiglia. Questa esigenza l'ha portata a ricercare nella musica una chiave per liberare la propria sensibilità.

Martina – seconda di cinque figli – ha vissuto l’infanzia in un contesto provinciale, tra fatiche emotive e ricerca di un’identità. A Torino, città dove si è trasferita tre anni fa, ha trovato il terreno fertile per sperimentare. Dai piccoli live nei locali del circuito Sofar Sounds agli “house concert” nascosti sotto la Mole, ha portato il suo indie-pop malinconico in spazi intimi, dove pubblico e artista si ritrovano seduti insieme, in cerchio, a condividere emozioni.

Il brano “Vortice” racconta proprio questo: il desiderio di liberarsi, la difficoltà di non farsi inghiottire dai risentimenti. Le sonorità si muovono tra il pop indipendente e accenni elettronici, mentre la scrittura si fa confessione, specchio di un’urgenza personale che trova nella musica la sua dimensione politica.

“L’intento sociale del contest mi ha subito richiamata”, spiega. “È un’occasione straordinaria, non solo per farsi ascoltare, ma per condividere un percorso con altri artisti e professionisti, immersi per una settimana in un’esperienza di creazione collettiva.”

Un’esperienza – quella del Sound Village, in programma dal 25 al 31 maggio – che coinvolgerà i finalisti in laboratori con autori, producer, vocal coach e musicisti affermati, sotto la guida di una commissione artistica di alto profilo: Michele Monina (critico musicale), Marco Danelli (Believe Music), Stefano Amato (Brunori Sas), Cecilia Cesario (producer) e Lucia Monina (giornalista musicale).

Al fianco dei semifinalisti, durante le serate cosentine, ci saranno ospiti come Giulia Mei, cantautrice palermitana classe ’93 nota per il brano “Bandiera”, e Giorgieness, alias Giorgia D’Eraclea, che condurrà l’evento.

La giuria? Un mix inedito: da professionisti a giovanissimi tra i 10 e i 25 anni, fino agli studenti delle scuole italiane, in rete grazie a Libera contro le mafie. Un pubblico critico e consapevole, coinvolto anche tramite una votazione social che ha decretato gli artisti in gara.

Su quasi 1.000 candidature arrivate da tutto il mondo, 269 hanno superato i casting iniziali. E solo 21 sono arrivati alla semifinale. I numeri raccontano molto anche della varietà: il 40% delle domande è arrivato dal Sud, il 37% dal Nord e il 23% dal Centro. Il 32% sono donne soliste, il 44% uomini solisti e il restante 24% band. L’età media si attesta tra i 25 e i 34 anni, ma il più giovane concorrente ha 16 anni, il più anziano 68.

Un laboratorio sonoro che intercetta i linguaggi contemporanei, ma non dimentica l’impegno. È la musica, in fondo, a creare ponti tra l’intimo e il collettivo, tra l’esperienza personale e le urgenze della società.

E Marea lo sa bene. Nei giorni scorsi ha voluto esprimersi anche su una delle notizie più aberranti circolate online: il sondaggio creato su WhatsApp da alcuni studenti di una scuola superiore di Bassano del Grappa, in cui si votava quale vittima di femminicidio meritasse di più la morte. Un episodio che ha fatto il giro delle cronache, suscitando indignazione.

“Questa spettacolarizzazione del dolore è il segno di una cultura malata”, denuncia Marea. “Non possiamo continuare a normalizzare questi atti crudeli. Dire ‘tanto non posso farci nulla’ è una delle più grandi menzogne collettive. La responsabilità è il primo passo. Anche nel linguaggio, nei social, nei gesti di ogni giorno. Dobbiamo migliorare il nostro retaggio culturale. Per rispetto di noi stessi e degli altri.”

È in questa visione che la musica di Marea trova il suo senso più profondo: non solo colonna sonora delle emozioni, ma strumento per educare, risvegliare, cambiare. Un’onda che sale, travolge e lascia il segno.

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