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15 Maggio 2025 - 11:02
Suor Fernanda Giani, madre degli ultimi: il Premio Bruno Caccia a chi ha trasformato l’abbandono in speranza
Non c’è bisogno di conoscerla da vicino per capire chi è suor Fernanda Giani. Basta vederla entrare in silenzio, con il passo di chi ha camminato tanto, e lo sguardo di chi ha visto il dolore ma ha scelto di restare.
Mercoledì 7 maggio 2025, l’Unione Industriale di Torino le ha consegnato il Premio Bruno Caccia al Merito Civile. Un riconoscimento solenne, importante, riservato a chi ha fatto dell’interesse pubblico non uno slogan, ma una vocazione quotidiana. E chi meglio di lei, religiosa dell’Ordine Francescano, donna mite e tenace, madre silenziosa degli ultimi, poteva rappresentare quel valore di servizio che fu la missione stessa di Bruno Caccia, il magistrato assassinato dalla ‘ndrangheta nel 1983?
Suor Fernanda ha scelto il margine. Ha scelto l’invisibile. Ha scelto i fragili, i disperati, i rifiutati. E a San Francesco al Campo, nei locali dimenticati accanto alla chiesa dell’Assunta, ha dato vita a Venite Benedetti, una comunità, un rifugio, un abbraccio. Ha raccolto macerie, materiali e umane, e con infinita dedizione ha costruito un luogo dove si ascolta, si accoglie, si ama. Un “Monastero urbano”, come lo chiama lei, dove ognuno può ritrovare dignità e speranza. Dove non si chiedono documenti, ma si tende una mano. Dove si dona tempo, non giudizi. Dove si accende una luce quando il buio sembra totale.
La candidatura è stata proposta dal Rotary Club Ciriè Valli di Lanzo, ma il suo nome è scritto da tempo nel cuore di chi, in quel luogo, ha ricevuto un pasto caldo, una parola vera, una carezza che sa di Vangelo. Suor Fernanda è una figura di riferimento nel sostegno alle persone più fragili e bisognose, perché non si è limitata ad aprire un centro: ha aperto se stessa. Ha messo le proprie competenze professionali nel campo dell’assistenza sociale al servizio di una vocazione antica e sempre nuova: quella di San Francesco, che spogliatosi di tutto, ha scelto di vivere per gli altri.
“Ognuno è alla ricerca di un po’ di pane, di un po’ di affetto, di sentirsi a casa”, ha detto, e nessuno in sala ha avuto il coraggio di interrompere quel silenzio che si è fatto preghiera. Perché in quelle parole, semplici e vere, c’è tutta la sua missione. E c’è la verità più profonda del nostro tempo, così malato di indifferenza, così bisognoso di umanità.
Venite Benedetti è oggi un luogo che resiste al cinismo, un laboratorio di giustizia quotidiana. Non ci sono miracoli, lì dentro. Ma ci sono miracoli quotidiani. Quelli che avvengono quando una persona crollata si rialza. Quando un’anima smarrita ritrova la via. Quando una madre, un padre, un giovane, riescono a pronunciare di nuovo la parola speranza.
Suor Fernanda non si considera un’eroina. Anzi, probabilmente non si considera affatto. Lavora ogni giorno, nell’ombra, con il grembiule legato alla vita e il cuore sempre spalancato. E proprio per questo è diventata luce per tanti. Perché, come ha scritto il Rotary nel messaggio con cui ha annunciato il premio, “grazie alla sua ricchezza di spirito, alle sue doti umane e al sacrificio personale, ha saputo trasformare uno spazio in stato di semi-abbandono in un centro di accoglienza, ascolto e condivisione”.
Nel suo silenzio, suor Fernanda ha compiuto una rivoluzione. In un mondo che corre, lei si è fermata. In una società che respinge, lei accoglie. In una civiltà che consuma, lei custodisce. E quel premio, consegnato nel nome di un uomo giusto caduto per la giustizia, ha trovato finalmente un volto nuovo a cui appartenere. Il volto di una donna che non ha mai chiesto nulla, ma che ha dato tutto.
Suor Fernanda Giani. Religiosa. Madre. Costruttrice di senso. Benedetta.
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