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Ivrea in Azione

Dal muretto al muro di cinta: come ti ammazzo un quartiere

Un tempo c’erano i ragazzi, oggi ci sono i gechi. E un’amministrazione che tra un supermercato e un muro alto tre metri ha cancellato sogni, partite e socialità. Ma tranquilli: prima delle elezioni, tornerà tutto bellissimo

Dal muretto al muro di cinta: come ti ammazzo un quartiere

Una volta c’erano i ragazzi del muretto. Non era solo una fiction, era una realtà urbana, un fenomeno sociale. D’estate, bastavano due metri di cemento per costruirci sopra l’adolescenza intera. I muretti erano rifugio e punto d’incontro, barriera contro la noia e trampolino per chiacchiere infinite, battute fulminanti, prime cotte e sigarette di nascosto. Non servivano progetti, bandi o riqualificazioni: c’erano, e tanto bastava.Oggi quei muretti sono scomparsi. Al loro posto è arrivata l’”architettura armoniosa”, quella che piace tanto alle amministrazioni comunali: linee pulite, geometrie fredde e una vocazione a impattare visivamente, anche dove basterebbe il silenzio. Qui, dove prima si affacciava un’umanità viva, ora si staglia la schiena di un supermercato. Utile, certo – nessuno lo demonizza – ma magari un po’ meno invadente non avrebbe guastato.

Sono nato e cresciuto in via De Gasperi. Da bambino passavo ore affacciato al balcone, ipnotizzato dai tennisti che si sfidavano nei campi sottostanti. Era uno spettacolo: palline che volavano, racchette che si incrociavano, e noi ragazzini che scattavamo giù per le scale al primo errore, per recuperare quella pallina e restituirla lanciandola oltre le reti come se fossimo a Wimbledon. Piccole imprese eroiche.

Ora, quei campi sono diventati campi di battaglia, abbandonati al degrado, circondati da reti sfondate e silenzi imbarazzanti. E dire che doveva essere una “riqualificazione”, un rilancio della socialità, un regalo al quartiere. E invece… l’amministrazione, nella sua saggezza infinita, ha preferito piantare un muro alto come quello di una prigione, spacciandolo per design armonioso.

muro

Nel frattempo le lucertole scorrazzano felici, forse le uniche a trovare casa in questo nuovo Eden urbano. Noi, invece, ci guardiamo intorno e ci chiediamo che fine abbia fatto quella magia. I ragazzi del muretto non ci sono più. E nemmeno i bambini con la racchetta in mano. Al massimo, oggi si gioca a padel – lo sport del momento – ma non nei campi rossi storici. Quelli, ormai, sono terra di nessuno: bivacchi, spaccio, degrado indisturbato, sotto gli occhi di tutti. Residenti, commercianti, passanti.

Quei campi da tennis, che avevano resistito a dieci amministrazioni, sono stati sgretolati in un solo mandato. La piscina comunale chiusa. I tennisti in fuga. E nessun bambino, oggi, può più sognare da un balcone di diventare il nuovo Sinner. Perché il sogno – ci dicono – è rinviato al 2028, quando forse la città sarà di nuovo a misura d’uomo. Ma tranquilli: prima delle prossime elezioni, come in ogni balletto già scritto, la macchina si metterà in moto. Rendering, promesse, nastri da tagliare. Perché un altro giro di giostra con le palle o senza, pardon, con le balle o senza, lo vorrano fare. 

Nel frattempo, si tengano pure le lucertole come mascotte. Noi, ex ragazzi del muretto, ci accontentiamo dei ricordi. E di qualche battuta sarcastica. Ciao !!

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