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Entra all’Expo 2025 con un biglietto del 1940: la storia che ha commosso il Giappone

Un giovane collezionista di Tokyo ha varcato i cancelli dell’Expo di Osaka con un biglietto mai usato dell’Expo di Tokyo del 1940, annullata dalla guerra. Un gesto che unisce memoria e futuro, emozionando il Paese intero

Entra all’Expo 2025 con un biglietto del 1940: la storia che ha commosso il Giappone

Entra all’Expo 2025 con un biglietto del 1940: la storia che ha commosso il Giappone

A volte la Storia si ripresenta quando meno te l’aspetti. Non con lo strepito delle grandi celebrazioni o con l’enfasi delle ricorrenze ufficiali, ma con la delicatezza silenziosa di un gesto semplice, personale, eppure straordinariamente potente. È successo in Giappone, dove il tempo – per una volta – ha deciso di tornare indietro, o forse di ricongiungersi con se stesso.

Fumiya Takenawa è un ragazzo giapponese di 25 anni. Vive a Tokyo, ma è come se vivesse anche in un’altra epoca, quella che non ha mai conosciuto, ma che ha imparato ad amare attraverso i cimeli, i documenti, i piccoli oggetti che il tempo ha dimenticato. La sua passione? Collezionare memorie, specialmente quelle legate alle Esposizioni Universali, simbolo di progresso, speranza, connessione tra i popoli. Fumiya non colleziona semplicemente oggetti: custodisce sogni.

Qualche mese fa, durante una delle sue ricerche online, trova qualcosa che lo lascia senza fiato: un biglietto originale dell’Expo di Tokyo del 1940. Un evento mai esistito, strappato via dalla Seconda Guerra Mondiale. Un’esposizione che avrebbe dovuto segnare il riscatto del Giappone nel mondo moderno e che invece venne cancellata, lasciando dietro di sé solo carta, inchiostro e rimpianto. Nessuno varcò mai quei cancelli. Nessuno vide mai quei padiglioni.

Ma Fumiya, quel biglietto, lo compra. Non per usarlo – non avrebbe nemmeno senso – ma per tenerlo con sé, come testimone silenzioso di ciò che non è stato. Un frammento di storia sopravvissuto all'oblio. Quello che però non si aspetta è che il suo gesto d’amore venga notato. Gli organizzatori dell’Expo 2025 di Osaka, colpiti da quella vicenda che ha il sapore della fiaba e dell’identità nazionale, decidono che quel biglietto non può restare fuori. Che merita una seconda possibilità.

E così, l’impossibile accade.

Il 6 maggio 2025, in una mattina dal cielo limpido sull’isola artificiale di Yumeshima, dove sorge l’Expo, Fumiya si presenta all’ingresso. Mostra il suo biglietto del 1940, lo stesso che, secondo i calendari, avrebbe dovuto aprirgli le porte 85 anni prima. E invece le apre oggi. Gli viene consegnato – in cambio – un pass valido per due giornate, simbolico e concreto. Come a dire: il tempo può essere riparato.

Davanti a lui si aprono i viali moderni, il Grand Ring, una struttura in legno circolare di due chilometri che abbraccia l’intera esposizione. Attorno, i padiglioni delle oltre 150 nazioni partecipanti. C’è quello delle tecnologie sostenibili, quello dei viaggi spaziali, quello delle biodiversità, e c’è il Padiglione delle Donne, firmato da Cartier, dove architettura e diritti si fondono in un’esperienza sensoriale intensa.

Ma nessuno, quel giorno, brilla quanto lui. Non perché abbia inventato una nuova macchina o presentato un algoritmo rivoluzionario, ma perché porta con sé la memoria viva. Cammina tra i padiglioni come se ogni passo fosse un tributo a coloro che, nel 1940, sognavano un Giappone moderno, accogliente, connesso al mondo. Un Giappone che doveva ancora sopravvivere a Hiroshima e ricostruire sé stesso.

La mascotte Myaku-Myaku, allegra e tentacolare, lo accoglie come fa con tutti. Ma con lui, sembra inchinarsi. Fumiya sorride, timido, mentre accarezza la teca in cui ora quel biglietto verrà custodito – sì, perché non lo terrà con sé, lo donerà all’Expo, perché appartiene a tutti. E mentre gli altri visitatori si affollano per vedere il cuore artificiale coltivato da cellule staminali o il nastro trasportatore di sushi più lungo del mondo, c’è chi si ferma a guardare lui, e quel biglietto. E a sentire il tempo.

expo 2025

“Mi piace pensare che il mio bisnonno, se fosse vissuto, sarebbe venuto a quell’Expo. Oggi ci sono io, per lui”, ha confidato con voce commossa. E in quell’unica frase ha detto tutto: che la Storia è una staffetta. Che non si perde mai davvero, finché qualcuno decide di ricordarla.

Expo 2025 ha come motto “Progettare la Società del Futuro per le Nostre Vite”, ma forse la lezione più importante di quest’edizione è venuta proprio da un ragazzo del presente con un biglietto del passato.

Perché il futuro non si costruisce senza radici. E perché, a volte, la speranza ha la forma di un pezzo di carta che ha saputo aspettare 85 anni per essere timbrato.

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