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09 Maggio 2025 - 18:13
Elena Piastra
C’è una parola che a Settimo Torinese sembra essere diventata tabù: rispondere. Eppure la domanda era semplice, diretta, civile: si può evitare di costruire l’ennesima strada inutile che devasta il territorio, la cosiddetta "tangenziale interna"? Si può evitare di continuare a consumare suolo, invece di promuovere il recupero del costruito? Si può, per una volta, ascoltare i cittadini?
2.709 firme hanno provato a porre la questione in modo democratico. Una petizione popolare, protocollata il 15 aprile 2024, promossa da Legambiente Il Girasole, dal Comitato spontaneo cittadini di via Po, dal Comitato No Torri Bordina e dal Circolo Laudato Sì “Santa Maria”.
Una richiesta limpida: stop alla tangenziale, stop al consumo di suolo. E poi? Il buio. Il nulla. Il silenzio assordante di un’Amministrazione che evidentemente ha smarrito, tra una diretta Facebook e una passerella istituzionale, l’uso della risposta scritta.
La Sindaca Elena Piastra, orgogliosamente ex insegnante, dovrebbe sapere che alle domande si risponde.
Ma forse, quando le domande sono scomode, l’unica regola che vale è il "non vedo, non sento, non rispondo". E così, dopo una prima richiesta di incontro datata 12 agosto 2024 ignorata e una seconda richiesta inviata il 16 ottobre, arriva – miracolo! – la disponibilità per un incontro fissato il 5 dicembre 2024. Riunione che si tiene, sì, ma in perfetto stile opaco: niente verbali, nessun documento, nessuna presa d’atto. Tanti sorrisi, qualche stretta di mano, e poi? Tutto finito lì.
A gennaio 2025 i partecipanti inviano le proprie valutazioni. E chiedono almeno una risposta scritta. Già, perché a quanto pare, in quel Palazzo Comunale, la democrazia funziona solo a targhe alterne: rispondere alle richieste popolari non è un dovere, ma un fastidio.
E allora, con l’ennesimo appello pubblico lanciato a maggio 2025, le associazioni chiedono ciò che in un Paese civile dovrebbe essere automatico: una risposta alle 2.709 persone che hanno firmato la petizione. Non fosse altro che per buona educazione, se non proprio per rispetto dello Statuto comunale. Ma anche questa volta, l’Amministrazione sembra troppo impegnata altrove. Magari a tagliare nastri, a registrare video per Instagram, a ribadire di “amare la città”. Purché i cittadini non parlino. O peggio: non pensino.
“Democrazia a rischio?”, si domandano i firmatari nella lettera indirizzata alla sindaca, alla giunta e al consiglio comunale. Ma forse la risposta è già nel titolo. Quando una città ignora sistematicamente le istanze dei suoi abitanti, quando il confronto è solo una formalità di facciata, quando la trasparenza è sacrificata sull’altare della convenienza politica, la democrazia non è solo a rischio: è già evaporata.
Il fronte dei sostenitori è ampio e autorevole: Don Paolo Mignani, parroco dei Mezzi Po, Alfredo Passarino (SPI CGIL), Fridays For Future Torino, Pro Natura, numerosi rappresentanti di Legambiente da Chivasso, San Mauro, Lauriano, Leinì e Torino. Tutti uniti per chiedere ascolto, rispetto, partecipazione. Ma a Settimo, evidentemente, la partecipazione non è benvenuta. Meglio decidere tutto in pochi, magari in Giunta, e poi presentare l’ennesimo progetto già confezionato.
Intanto, quella strada – quella tangenziale interna che nessuno vuole, se non chi la progetta – resta in piedi. Come resta in piedi un'idea antica e stanca di città: quella che preferisce l’asfalto agli alberi, il cemento alla partecipazione, il consumo al recupero, il silenzio alla democrazia.
Insomma, se cercavate un esempio di come non funziona la democrazia partecipata, eccovi serviti. Settimo Torinese, primavera 2025: qui, le firme finiscono nel dimenticatoio. E con loro, anche un bel pezzo di fiducia nelle istituzioni.
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