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08 Maggio 2025 - 22:56
Lesca Carluccio
Ascoltare, oggi, sembra più difficile che mai. In un mondo pieno di voci che si scontrano – tra chi rifiuta ogni cambiamento e chi lo invoca con forza – trovare il silenzio giusto per accogliere le parole dell’altro è un gesto rivoluzionario. Eppure, è proprio da qui che può nascere una società migliore: dal mettersi in ascolto, con rispetto e senza giudizio.
È questo lo spirito con cui, il 3 febbraio 1999, in Piazza Mascagni 11 a Ivrea, nasce la Casa delle Donne. Un luogo semplice, ma pieno di energia, pensato per dare voce a chi per troppo tempo è stata messa a tacere. Fin da subito, si è parlato di parità, rispetto, diritti, ma soprattutto si è costruito uno spazio vivo, fatto di incontri, spettacoli, laboratori, concorsi, tavole rotonde. La missione era – ed è ancora oggi – chiara: migliorare un contesto sociale dove le donne spesso si sentono giudicate, sminuite, isolate.
“Abbiamo sempre cercato di contrastare ogni forma di superiorità – racconta la presidente Lesca Carluccio – quel “io sono io e faccio quello che voglio”, che ancora oggi si traduce nel dominio maschile sul femminile. È l’altra faccia del patriarcato.”
Nel 2009, accanto alle tante attività, nasce anche lo Sportello d’ascolto “Alzati Eva”, un punto di riferimento per tutte le donne che vivono momenti di difficoltà o subiscono forme di violenza. Non è un centro anti-violenza in senso stretto, ma è un primo presidio umano ed empatico, un luogo dove raccontarsi, chiedere aiuto, ricostruirsi.
“Abbiamo voluto chiamarlo così – spiega Carluccio – perché volevamo trasmettere l’idea che ogni donna ha il diritto di rialzarsi, di essere ascoltata, di non sentirsi sola.”
In questi anni, “Alzati Eva” ha accolto storie diverse: donne vittime di mobbing sul lavoro, altre svalutate nell’ambiente sociale, altre ancora alle prese con violenze familiari. E quando ancora non esisteva il “codice rosso”, ci si affidava alla rete dei servizi locali, costruendo ponti solidi tra chi chiede aiuto e chi può davvero offrire una risposta.
Nel tempo si sono rafforzate collaborazioni fondamentali con i servizi sociali, con avvocate del gratuito patrocinio, con psicologhe e counsellor. Una rete viva, composta da persone che credono nell’aiuto concreto e nella possibilità di cambiare le cose, un passo alla volta.
La copertina dello Sportello
Il valore delle donne in una mostra
Sostegno alla causa femminile
Segni simbolici per la Casa delle Donne
L’11 luglio 2019, la Casa delle Donne diventa ufficialmente associazione. Il riconoscimento arriva anche a livello nazionale, con l’iscrizione al registro del Terzo Settore nel 2022. Ma le radici restano salde nel territorio: la sede principale resta quella di Ivrea, a cui si aggiungono due sportelli attivi a Courgné e Salassa, per avvicinarsi alle esigenze di chi, nelle valli, spesso ha meno occasioni di accesso ai servizi.
L’associazione lavora fianco a fianco con il Consorzio intercomunale dei servizi socio-assistenziali 38 di Courgné, con la Rete di Ivrea, e con altri centri anti-violenza come “Punto e Capo” di Lina Borghesio a Chivasso e quello di Biella. Le relazioni si consolidano anche grazie alla formazione continua delle volontarie, che diventano la spina dorsale dello sportello.
Ma il supporto alle donne non si ferma al piano emotivo. Un punto fondamentale è la lotta alla dipendenza economica, condizione che spesso costringe a restare in relazioni tossiche o violente. Per questo, la Casa delle Donne collabora anche con sportelli per l’inserimento lavorativo e porta nelle scuole il messaggio che l’autonomia economica è un diritto e una necessità.
“Lavoriamo con le scuole per trasmettere il valore dell’indipendenza – dice la presidente – perché non è scontato. C’è ancora chi pensa che sia normale che una ragazza voglia essere mantenuta da un uomo ricco. C’è ancora troppa cultura della dominazione maschile, e va scardinata.”
Oggi, lo Sportello “Alzati Eva” resta fedele alla sua missione originaria: ascoltare, capire, accompagnare. Non ci sono soluzioni preconfezionate. Ogni storia è unica e merita tempo, attenzione, rispetto. E se le ferite sono profonde, c’è sempre qualcuno pronto a tenere la mano.
Ma il cammino è ancora lungo. Perché le istituzioni, spesso, restano ferme. Il governo continua a tagliare sussidi, invece di sostenere davvero la genitorialità e le famiglie. E la violenza di genere non si combatte con gli slogan, ma con presidi quotidiani, reti umane, scelte politiche coraggiose.
Solo se cambiamo il nostro modo di guardare il mondo, se impariamo a condividere i pesi, a collaborare tra uomini e donne, potremo sperare in una società nuova. Dove non sia più normale subire, dove ogni persona abbia il diritto di essere se stessa. E dove ascoltare non sia un gesto difficile, ma il primo passo per cambiare tutto.
La presidente della Casa delle Donne di Ivrea Lesca Carluccio
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