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Ivrea

Successo per l’apertura straordinaria del Rifugio antiaereo: in 300 per ricordare la storia e riflettere sulla guerra

Tra pareti di roccia e luce di torce, centinaia di persone hanno partecipato all’apertura straordinaria del rifugio di corso Cavour: un viaggio nella memoria, tra storia partigiana, immagini di guerra e riflessioni sul presente

Successo per l’apertura straordinaria del Rifugio antiaereo: in 300 per ricordare la storia e riflettere sulla guerra

Successo per l’apertura straordinaria del Rifugio antiaereo: in 300 per ricordare la storia e riflettere sulla guerra

Quasi trecento persone. Bambini, adulti, anziani. Tutti con il naso all’insù a osservare le pareti scavate nella roccia, le luci soffuse, i filmati, i pannelli.

Domenica 4 maggio, il Rifugio antiaereo di Ivrea ha riaperto le sue porte al pubblico in occasione di un'apertura straordinaria che ha riscosso, ancora una volta, un grande successo. La partecipazione è stata massiccia, ma soprattutto intensa. Nessuno si è limitato a una visita distratta: chi è entrato lo ha fatto con la voglia di capire, ascoltare, sentire sulla pelle la memoria.

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foto rifiu

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Il percorso all’interno del rifugio si è snodato tra parole e immagini, tra suggestioni storiche e riflessioni contemporanee. A guidare i visitatori, come in un viaggio nel tempo, è stato il racconto dell’eroica impresa partigiana che salvò Ivrea dal bombardamento. Una pagina di storia locale che si intreccia con quella nazionale, e che ha trovato nel rifugio – simbolo della paura ma anche della resistenza – il luogo più adatto per essere ricordata.

Emozionante anche la proiezione del filmato che illustra l’evoluzione dell’arma aerea: dalla sua nascita alla trasformazione, durante la Seconda guerra mondiale, in strumento micidiale di terrore e distruzione. Una strategia bellica mirata a colpire le città, i civili, i luoghi simbolici, nel tentativo di spezzare il morale della popolazione. Una pratica che, purtroppo, non appartiene solo al passato, ma che continua ad essere attuale in tanti angoli del mondo. L’invito alla riflessione è stato chiaro: i conflitti bellici, oggi come ieri, si nutrono della disumanizzazione dell’altro.

A rendere ancora più suggestiva la visita, il tratto finale del percorso al lume di torcia. Ogni gruppo ha potuto vivere l’esperienza del rifugio nel buio, tra silenzi, respiri, passi lenti. Un momento quasi intimo, che ha fatto emergere le emozioni più profonde. Al termine, chiunque usciva si fermava per un grazie sincero, rivolto a chi ha permesso tutto questo.

A dedicare l’intera giornata all’accoglienza, all’organizzazione e alla conduzione del percorso sono stati Laura, Rachele, Ignazio, Corrado, Rudi e Mario. Persone che, con passione e dedizione, mantengono viva una memoria che non può e non deve spegnersi. A loro è andato l’applauso più autentico, quello della gratitudine collettiva di una città che, in giornate come questa, riscopre se stessa.

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