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Khaby Lame finisce nei dossier delle spie: il re di TikTok sotto osservazione

Il nome dell’influencer chivassese compare in un’inchiesta milanese sul dossieraggio illegale. Coinvolti ex agenti del Mossad e della CIA. Intanto Khaby torna in vetta ai social e diventa ambasciatore UNICEF

Khaby Lame finisce nei dossier delle spie: il re di TikTok sotto osservazione

Khaby Lame

Incredibile ma vero, stando a quanto riportato dal quotidiano Il Giorno il nome del chivassese Khaby Lame sarebbe emerso in un’inchiesta giudiziaria a Milano riguardante attività di dossieraggio illegale. Secondo le indagini, un gruppo di cyber-spie avrebbe effettuato accessi non autorizzati a banche dati delle forze dell’ordine, prendendo di mira anche il manager di Khaby Lame. L’inchiesta coinvolge ex agenti del Mossad, presunti legami con la CIA e figure delle forze dell’ordine italiane.

Una spy story degna di un film, che finisce per incrociare il cammino dell’influencer muto più famoso del pianeta. E no, Khaby non è accusato di nulla, né risulta tra le vittime ufficiali, ma il solo fatto che il suo nome e quello del suo entourage compaiano in uno dei filoni investigativi più delicati degli ultimi anni è il segnale che ormai la popolarità vale quanto – se non più – il potere politico. Un ragazzo che con un gesto delle mani smonta il nonsense del mondo moderno è diventato un bersaglio, un simbolo, un nome che vale milioni. E che per questo attira attenzioni che non sempre hanno buone intenzioni.

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Del resto, Khaby Lame, classe 2000, partito dalle case popolari di Chivasso, ha riscritto le regole della comunicazione globale. Senza parlare. Senza una parola. Ma con una presenza che ha fatto il giro del pianeta. A marzo 2025, secondo i dati di Sensemakers, è tornato in vetta alla classifica degli influencer italiani più seguiti e coinvolgenti. Ogni suo contenuto raccoglie oltre un milione di interazioni e supera i dieci milioni di visualizzazioni, numeri che nessun politico, opinionista o personaggio dello spettacolo può vantare in Italia.

La sua cifra è rimasta immutata: semplicità, silenzio, ironia. Ma intorno a lui si è costruito un impero. Dopo la rottura con il suo storico manager Alessandro Riggio, ha fondato la KLame Srl, una società che nel primo anno ha fatturato 1,6 milioni di euro, con un utile netto di oltre 364 mila euro. Tutto sotto il suo controllo. Tutto pianificato con precisione. Perché dietro quei gesti c’è una visione. C’è l’idea di portare la sua comicità ovunque. E così arriva anche al cinema: è attualmente impegnato nelle riprese di 00Khaby, una parodia alla Mission Impossible dove interpreta – manco a dirlo – una spia che comunica solo con lo sguardo. Un agente segreto del web, che nella vita reale finisce davvero in mezzo a un’indagine sulle spie.

Ma Khaby è anche molto altro. Non solo social, non solo business. Da gennaio 2025 è Ambasciatore di buona volontà dell’UNICEF, un incarico che lo ha riportato in Senegal, nella sua città natale Ziguinchor, dove ha incontrato studenti e bambini, parlando – questa volta sì – dell’importanza dell’educazione, dei diritti dei minori, della necessità di creare opportunità vere per i giovani africani. “Credo sia importante offrire ai ragazzi occasioni per costruire il proprio futuro”, ha dichiarato durante una delle sue visite ufficiali. E quel volto, che tutti conoscono per i video virali, è diventato anche il volto della speranza.

Una traiettoria che ha del miracoloso. Dalla disoccupazione durante il lockdown, quando venne licenziato da un’azienda torinese, al palcoscenico globale, passando per Sanremo, Cannes, sfilate di alta moda, eventi sportivi, programmi tv. Oggi Khaby Lame è tutto: attore, imprenditore, ambasciatore, simbolo. È il protagonista di una favola moderna che si intreccia con le ombre dell’intelligence, i dossier delle spie, i numeri dei social. Un ragazzo che non ha bisogno di parlare per farsi capire. E che forse, proprio per questo, è diventato più potente di tanti che parlano troppo.

In un mondo in cui le parole spesso svuotano i contenuti, Khaby Lame ha scelto il silenzio. Ma ora il suo nome fa rumore. Anche nei dossier delle spie. Anche nei fascicoli dei magistrati. Anche nel cuore dell’industria della sicurezza. Perché oggi la vera influenza non si esercita nei palazzi, ma sullo schermo di uno smartphone. E Khaby, che quella lezione l’ha capita prima di tutti, continua a restare in cima. Nonostante tutto.

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